Archivio dell'autore: Alessandra Mascaretti

Informazioni su Alessandra Mascaretti

Alessandra Mascaretti lavora da vent'anni nell'editoria. Vive e soffre a Milano.

Colazione felice

Stamattina mi sono concessa una colazione con calma: caffè, brioche, giornale. Mentre mi godevo questa piccola oasi di relax sento un signore al banco che dice: Ma qui non usa il caffè sospeso?

Ho sollevato la testa e, seguendo Lina, ho risposto con un sorriso: facciamolo tutti, quale miglior accoglienza per l’Expo?

Proviamoci, ha detto il barista.

Proviamoci!

 

QT8 Quartiere sperimentale dell’Ottava Triennale di Milano (6)

 

Un lato del QT8 si apre verso recenti spazi architettonici: un ponte collega il quartiere al Giardino dei Pensieri, fiorito sull’area verde del Parco del Portello. Un’incessante nastro di panchine abbraccia un laghetto e si adagia tra due lievi collinette. Alberi, fiori, bambini. Percorsi di meditazione, passeggiate, pedalate, corse. Respiro profondo, in una nuova dimensione urbana. La storia, l’anima del QT8 è lì vicina, essenza affettuosa in un progetto di continuità e di permanenza.

 

L’esilio.

Il QT8 vive una condizione di esilio dalla vita sociale reale; oggi le funzioni urbane sono avvilite a uno stato di quartiere dormitorio, privato di tutto, anche di servizi di prima necessità come i negozi. Le case, ancora belle, sono circondate dal nulla. L’identità del quartiere, che rimane un forte valore per l’intera città, è sconosciuta nell’indifferenza.

 

L’internazionalità del QT8.

Il quartiere è un polo di attrazione per docenti e giovani studenti delle Università di Architettura e delle scuole di Design di tutto il mondo: lo visitano e lo studiano come un modello urbanistico ancora di grande valore. L’internazionalità del quartiere è l’aspetto più incisivo della sua attualità, mentre la vita reale è soffocata dalla miseria del suo stato di abbandono civile. Serve un’immediata integrazione di questa periferia nella città: i risultati sarebbero eccellenti e apprezzati ovunque.

 

Interventi di riqualificazione: il futuro, un presente continuo.

1È fondamentale ricordare che il QT8 nasce come Quartiere dell’Ottava Triennale e quindi potrebbe ospitare, dentro spazi facili da recuperare, una succursale espositiva, o almeno informativa, per gli eventi della Triennale. Un luogo di scambio intellettuale e sostanziale. La vita del quartiere, risvegliandosi, migliorerebbe notevolmente e diminuirebbero i rischi di degrado.

2Lo stesso quartiere è “una mostra permanente” e può essere raccontato, con poca spesa, da una segnaletica che indichi opere e autori. Sarebbe un vantaggio per i numerosi visitatori e, tramite un adeguato sostegno informatico, si potrebbe attirare ancora maggiore interesse pubblico.

3La sede del Mercato Rionale (opera di Bottoni), unico luogo di vendita delle merci per il normale fabbisogno alimentare di un quartiere, è chiusa da anni e destinata al decadimento. Un lascito sociale triste e gravemente punitivo per gli abitanti. Quale migliore opportunità dell’Expo 2015 per riapre il mercato e seguire, in modo coerente, il messaggio dell’esposizione internazionale, in cui si parla di Nutrire il Pianeta? All’interno dell’edificio si potrebbe ricavare uno spazio Triennale, quel laboratorio decentrato che rinnoverebbe il significato del quartiere.

4Il QT8, progetto urbanistico pilota del dopoguerra, che ha avviato una ricerca d’architettura moderna, potrebbe ospitare anche interventi di grande respiro. Per risvegliare il pensiero originale di Bottoni, si potrebbe prevedere la realizzazione di una scuola di Design. Il quartiere diventerebbe un luogo d’eccellenza e vivrebbe nella circolazione di idee e di persone: studenti, scambi culturali internazionali. Riprenderebbe il sogno del QT8 e anche la sua anima internazionale, dato che ,alla sua apertura, fu visitato e ammirato dai più grandi architetti del mondo come Wright, Le Corbusier, Gropius.

 

Ostello della Gioventù (Ghidini, Mozzoni, Vermi)

Tra le opere del QT8, l’Ostello della gioventù è di certo il più conosciuto dai giovani viaggiatori di tutto il mondo. L’edificio è suddiviso parallelamente in tre zone: servizi e gestione, giorno e notte. Sulla facciata di questa bella struttura, una grata di mattoni a nido d’ape separa dall’esterno. Notevole dimensione per l’accoglienza di ospiti internazionali, in un contesto architettonico ancora moderno.

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(Ostello della gioventù)

Gero, il vicino che andava lontano

Gero, il biondo, era vicino di casa di Beppe e il suo più grande amico. Disinvolto, loquace, vestiva in modo decisamente stravagante: sotto camicia e pantaloni, portava sempre qualcosa che potesse servire da pigiama, perché “il viaggiatore non sa dove dormirà la sera”. Ripeteva sempre questo ritornello, anche se aveva camminato solo sulle strade della fantasia. La sua stanza, tappezzata di cartine geografiche, confermava il suo caratterino avventuroso e graffiante, camuffato da un aspetto soave, pennellato da biondi riccioli.

I due amici, uno impertinente e l’altro sinceramente più imbranato, appena cresciutelli avevano iniziato a sfoggiare il loro charme con le fanciulle del quartiere. Commenti allusivi, sguardi carezzevoli per ogni ragazzina spiritosa, ma solo chiacchiere. Le loro disordinate pulsioni giovanili, invece, cercavano un’emancipazione convincente, indiscutibile, finché, a pochi passi da casa, avevano scoperto l’Ostello della gioventù. Nei tardi pomeriggi, Gero e Beppe lambivano il perimetro dell’edificio, in su e in giù, aspettando il momento giusto per muovere i primi arroganti gesti di desiderio, incuranti del coinvolgente, colorato tepore del tramonto.

Una quinta di mattoni velava l’intimità delle “straniere” nelle loro stanze, così bionde, alte, gioiose. All’imbrunire, dietro le grate, le luci si accendevano: agli occhi bastava solo eseguire un esercizio di pura geometria e la privatezza delle valchirie traspariva d’incanto, componendosi in un mosaico di inaspettata sensualità.

Piccoli furfantelli. Dal trafugare spicchi di bellezza a un appuntamento trascorreva il tempo della loro incrollabile tenacia. Ormai non erano più galletti di quartiere, ma autentici “playboy maison”!

Il biondo, un giorno di metà agosto, aveva avvisato Beppe in modo perentorio “partiamo, Agneta e Ingrid ci aspettano a Stoccolma”. L’altro, turbato, aveva scrollato la testa “ma come, così lontano?” “Lontano e vicino non esistono. Io sono tuo vicino di casa anche se vado lontano. Quindi … si va”. Gero la sapeva più lunga di Einstein sulla relatività dello spazio, su quella del tempo, non si sa. Infatti il viaggio durò più del previsto, tanto che i percorsi si erano annodati strada facendo.

Forse, è così che il seme di un sogno aveva dato principio all’internazionalità del QT8: un paio di mappe stradali, una Lambretta, qualche magliaia di lire e il pigiama sotto i vestiti.

Quando i gitani cantano per Dio

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I gitani. La loro musica, come una preghiera. Una delle più belle chiese di Milano. E Quartieri Tranquilli. Giovedì 18, alle 20, Tito Losada porterò per la prima volta a Milano, nella Basilica di San Marco, la Misa flamenca, per Quartieri Tranquilli, con i suoi cantanti e una eccezionale ballerina di flamenco. Un modo inedito e molto speciale di festeggiare il Natale, e di sostenere QT: a partire da 20 euro. Per prenotare, 3920819921,info@quartieritranquilli.it. Buon Natale!

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L’Isola come Venezia

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Ci scrive Valeria dal Vinario 11, punto di riferimento per gli amanti del vino dell’Isola. A metà di via Confalonieri, acqua alta. Prima il Seveso, poi la falda acquifera, che allagava la stazione della metropolitana di Gioia. Dopo che l’acqua è stata pompata per due giorni e riversata in strada, ora sembra tutto a posto. Sembra.

Leggi tutti gli articoli in Isola.

Leggere ai margini: reading itinerante con Valentina D’Urbano

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“Dalle persone che ti abbandonano non puoi mai scappare.”

Un’occasione per parlare di amore e di rabbia, di destini sbagliati e della capacità di trovare vie di fuga. Dopo il grande e continuo successo del Rumore dei tuoi passi, Valentina D’Urbano torna nel mondo di Beatrice e Alfredo, la Fortezza, con il romanzo Quella vita che ci manca. Domenica 16 novembre, alle ore 16, a Barrios’s, ospitati dagli Amici di Edoardo, Valentina D’Urbano dialogherà con Don Gino Rigoldi e Lina Sotis sul futuro dei ragazzi e su come l’amore a volte può cambiare il destino.

domenica 16 novembre, ore 16.00 – Barona, Barrio’s – Associazione Amici di Edoardo (Via Boffalora, angolo via Barona)

Valentina D’Urbano, Lina Sotis, Don Gino Rigoldi.

Con un saluto introduttivo di Rosella Milesi Saraval

 

Gli altri incontri di “Leggere ai margini”:

ore 14.30 – Biblioteca di Rozzano

ore 19.00 – Castello di Melograno

Leggi tutti gli articoli in Barona.

In viaggio con la pistola

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“In quell’ora di confine tra la notte e il giorno, ora in cui anche Milano, prima del risveglio nel traffico, sembra una città innocua, pulita, ordinata, che spalanca le sue finestre sulle speranze e sui sogni, Bagni pensò senza soluzione di continuità alle due ragazza, a Uma viva e a Micaela morta, alle labbra della ragazza appena conosciuta e al ‘crisantemo’ adagiato sul letto, reciso.”

Piero Colaprico, scrittore, saggista, grande cronista di nera, torna nella sua Affori per parlare, con Lina Sotis, della sua ormai classica Trilogia della città di M. La nostra Bookcity tranquilla sarà affettuosa e piena di amici: Anna Nogara che leggerà, Giovanni Russo, di Abc, e Cristina Mirra, di Metaeducazione, che ci ospiteranno nella meravigliosa Villa Litta.  Grazie a tutti, ci vediamo lì. sabato alle 16, in viale Affori 21.

LOCANDINA  COLAPRICO BOOKCITY

Italia-Polonia, Polonia-Italia

tavola-apparecchiata-per-feste 

Non è una partita di calcio, ma una conversazione fra Cristina, di origine napoletana/italiana e Dana polacca/polacca

–       Per te, Cristina, cosa vuol dire cucinare?

–       Mi piace mangiare bene, per me è come un rituale. E, in un posto come questo, cucinare aiuta a trasportare la mia mente oltre le sbarre e ai tempi prima di arresto. Sai, sedere a tavola con famiglia è la cosa più bella che esista al mondo. Mettere il cibo in tavola è come progettare una storia, portare pace e amore. Nella mia famiglia i discorsi più importanti si fanno a tavola.

–       Ah sì? In Polonia non si fa.

–       Come no, non si può parlare?

–       Oh no, signora, nella mia Polonia al momento di mangiare non si parla, c’è l’obbligo di tacere.

(Cristina ride)

–       Io sono napoletana/italiana noi del sud siamo diversi dal nord, al sud si parla troppo. Noi stiamo a tavola giornate intere.

–       È come aspettare il momento di mangiare per parlare delle cose della famiglia.

(ridiamo)

–       Questo durante la settimana e poi la domenica e nelle feste cosa fate?

–       Sì, aspettiamo la domenica per invitare tutti i figli con le famiglie, i nipoti, le sorelle e questo riempie la casa di tante persone.

–       O mamma mia, così tante, a che ora allora si deve svegliare la cuoca?

–       Io stessa mi ricordo che la domenica mi dovevo svegliavo alle 7:00 per preparare il ragù.

–       Ferma, aspetta il ragù, che cos’è?

–       È un tipico piatto napoletano: salsa di pomodoro con involtini di carne.

–       E come si chiamano in napoletano gli involtini?

–       In dialetto si chiamano braciole.

–       A me questo nome non dice niente, cosa sono queste braciole, vuole dire che con il nome braciole sono più buone?

(Cristina ride)

–       Sono fette di carne di manzo a cui si aggiunge prezzemolo, aglio, pepe, e formaggio grattugiato. Dopo di che la fetta si arrotola e si chiude con uno stuzzicadenti.

–       Non ho capito niente, ci vuole una ricetta

Qui diamo la tipica ricetta del ragù

–       Adesso capisco un po’ di più. Ecco noi ci teniamo alla domenica sai, però ho voglia di assaggiare gli altri giorni della settimana.

–       Non lo so Dana, ogni settimana è diversa.

–       Ok, dammi solo altre sei ricette e poi ti lascio cucinare.

–       Hmm… penso che vada bene.

Lunedì: lenticchie

Martedì: pasta e patate

Mercoledì: spaghetti al pomodoro

Govedì :pasta con zucchine

Venerdì: lenticchie

Sabato: pizza

O se no, si può scambiare con pasta e gamberetti oppure con la zuppa di pesce o, a volte, la caprese.

–       O mamma mia, Cristina basta, stai zitta, ti prego ho una fame, che fame, e poverina questa cuoca che deve cucinare, quante ore sta in piedi davanti ai fornelli?

–       Lo so Dana, ogni settimana è diversa (ride), e sono ricette veloci, nel giorno di festa lavorano molte mani.

Quando ho fatto questa intervista a Cristina, ho visto le mentre raccontava le ricette le brillavano gli occhi. Non potevo non fare questa domanda.

–       De dove prendi tanta forza?

–       È l’amore, tanto amore per la mia famiglia. Ho sei figli, ormai grandi, con tanti gusti diversi. Tutta mia famiglia comprende figli, nuore, generi, 15 nipoti, (non si sa perché chiude mani in preghiera).

–       Spero che ci sia presto una domenica, che tu, Cristina, possa cucinare di nuovo per loro.

Stiamo con un po’ in silenzio.

–       Qui, in carcere ci fu un giorno, o meglio un momento che ti ho sentito proprio volare oltre le sbarre, è stato grazie alla cucina?

–       Sì è un progetto che mi dà la possibilità di volare cucinando grazie al volontariato e alle persone del progetto Casina e Momento conviviale.

–       Si però ci voleva una napoletana anche una siciliana.

–       Eravamo nel 2013 in inverno, Lori stava per uscire e volevamo festeggiare.

–       Ti ricordi cosa avete cucinato?

–       Certo, la pizza di scarola, le salcicce prefiggi e la siciliana ha fatto gli arancini.

–       Mamma mia, indimenticabile davvero.

di Dana e Cristina

 

Il Primo maggio di mio nonno

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Mio nonno ha una cicatrice sul braccio. Una volta un dottore gli disse che poteva toglierla ma lui rifiutò. Lui mi ha detto che quella cicatrice gli è venuta perché, tanti anni fa, mentre lavorava ha avuto un infortunio sul lavoro. Era il 1° Maggio 1969.

Il 1°maggio 1887 a Chicago (negli Stati Uniti) fu organizzata una manifestazione per ottenere diritti e dignità sul lavoro. I dimostranti avevano un motto: “8 ore di lavoro, 8 ore di svago e 8 ore di sonno”.

Sette degli organizzatori furono condannati a morte e impiccati il Novembre successivo. Visto che gli uomini si possono uccidere ma le loro idee no, il movimento è andato avanti e grazie ad esso i lavoratori in tanti paesi del mondo hanno ottenuto dignità e diritti sul proprio lavoro.

Mio nonno è stato tanti anni sindacalista che, se non ho capito male, è una persona che cerca di mettersi d’accordo con i proprietari delle fabbriche e delle aziende per difendere i diritti dei lavoratori. Oggi è arrabbiato perché pensa che tanti diritti che lui e i suoi colleghi hanno conquistato stanno scomparendo e, assieme ad essi, sta scomparendo anche il lavoro.

Sofia e Francesca Passoni

 

LA NOSTRA “FESTA DELLA DONNA”

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A cura delle redattrici del giornale «Oltre gli Occhi»

La giornata della “DONNA”, noi la festeggiamo nel mese della Madonna: “MAGGIO”.

Stiamo organizzando, in collaborazione con l’educatrice Francesca, alcune volontarie, l’insegnante di flamenco Maria Rosaria, l’insegnante di canto Liliana (una vera combattente sul tema delle donne) e…la nostra immancabile Renata, una giornata particolare basata sulle differenti culture delle molteplici nazioni qui rappresentate.

Sarà una giornata dedicata alle danze e ai canti provenienti dalle diverse etnie, dando risalto alle molteplici valenze e qualità “femminili” che ci contraddistinguono.

Abbiamo scelto il mese di Maggio, non solo per ragioni semplicemente organizzative – l’ideazione e la preparazione di una giornata così complessa, richiederà molto studio e molto tempo – ma anche per un preciso riferimento Mariano! Festeggiamo “LA DONNA” nella sua dimensione più ampia e universale e… nella sua femminilità spesso non riconosciuta nel luogo in cui noi ci troviamo: la casa Circondariale di San Vittore.

Sicuramente però, nella giornata dell’8 marzo il nostro pensiero andrà a TUTTE le donne di tutto il mondo, in particolare a quelle che con fatica riescono a sopravvivere alle guerre e alle difficoltà che quotidianamente devono affrontare.

Auguri a tutte e…al prossimo appuntamento, per condividere con voi la “nostra giornata”.

 

Giovani talenti, grandi sogni

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Dalla Fondazione Francesco Realmonte, riceviamo un invito da non perdere.

Domenica 15 dicembre,  ci sarà un concerto all’auditorium Giuseppe Verdi i cui proventi saranno devoluti completamente all’aiuto dei bambini dei nostri progetti in Sri Lanka.
Il costo dei biglietti in vendita e prevendita presso gli sportelli de La Verdi è di 10€ studenti, 15€ platea, 25€ poltronissima.

Aiutateci numerosi comprando i biglietti e regalateli anche ad amici e parenti. Il vostro contributo è per noi importantissimo, siate generosi ed aiutateci a far sorridere un bambino. Sul sito www.francescorealmonte.it troverete la nostra storia e i nostri progetti.

L’Orchestra Sinfonica Junior de laVerdi riunisce giovani talenti dai 9 ai 17 anni, sotto la guida dei Maestri dell’Orchestra Verdi.

Per questa speciale serata l’Orchestra Junior eseguirà musiche di P.I.Tchaikovsky, G.F.Haendel, I.Berlin, B.Britten, J.Rutter e antiche melodie natalizie.
Dirige il Maestro Pilar Bravo.

Vi aspettiamo numerosi e Buon Natale!

A piedi nelle metropoli

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cari amici appassionati di milano, in occasione dell’uscita del libro “Milano, a piedi nella metropoli” di Sebastiano Brandolini (Ed. compositori), vi invito a partecipare alla conversazione che si terrà in Triennale giovedì 5 dicembre, qualche dettaglio su libro e incontro:

sebastiano brandolini, urbanista, percorre milano a piedi. la milano di oggi, che ha spostato i suoi confini ben oltre lo storico centro e che è giunta a lambire cittadine che fanno comune a sé. Ci propone così l’esplorazione di una milano sconfinata, scegliendo i piedi come mezzo di trasporto, costruendosi una mappa che non c’è, percorrendo un territorio urbano che spesso non contempla più, o non ancora, l’uomo, ma è modellato dall’automobile e, in chiave minore, dal trasporto pubblico. Lo fa per apprezzarne davvero la realtà, vale a dire i fenomeni architettonici, urbanistici, sociali e naturalistici, oltre alle sue straordinarie potenzialità future.  Milano oggi, ben oltre alla nostra antica concezione affettiva, è diventata effettivamente grande, e il viaggio di brandolini è un racconto laico, senza pregiudizi o furbizie sentimentali, che aiuta a scoprirne l’essenza.

l’autore ne parla in Triennale giovedì 5 dicembre alle 18.30 con Gillo DorflesNicolò Bassetti (co autore di Sacro romano GRA, Quodlibet Humboldt Ed,  libro ispiratore del film Sacro Gra di Rosi) e Aldo Colonetti. conduce la conversazione Teresa Monestiroli

 

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