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Ciao, sto male

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Ciao, sto male

stare male, stare bene … un punto di vista

ma stare male lo capisce solo chi sta male come te

il cielo è azzurro, il sole è giallo, il fuoco è rosso, la natura è verde.

La luna? La luna è bella! È bella, ma da lontano

e da vicino, com’è?

È brutta pero è natura

ma il buio che colore ha? come è fatto? è scuro?

Sì quello scuro che fa accecare se rimani a lungo.

Perché rimanere a lungo dove non ti piace stare,

e dove sta il sole, tu lo vedi?

Perché mi fai questa domanda?

Sai se con il sole si sta bene!

 

Angelo Scola a San Vittore

scola

L’Arcivescovo visto da noi che siamo dentro. Ci siamo preparate prima a questa esperienza, a tu per tu con Lui, elaborando delle domande discusse e raccolte fra noi donne.

E il grande giorno è arrivato, eravamo piene di entusiasmo perché non vedevamo l’ora di porgergli tutte le nostre domande. Lo abbiamo accolto nella cappella della nostra sezione femminile, era accompagnato dalla dottoressa Gloria Manzelli, la direttrice, e da altre autorità del carcere. Ho iniziato dandogli il benvenuto a nome di tutte noi donne, pregando con le parole del Cardinale Newman*.

Poi, tre di noi, gli hanno fatto delle domande sulla giustizia, sulla speranza e sulla libertà. Il bello di questo incontro è che non ci sono state barriere di tipo religioso perché eravamo di fede cattolica, musulmana, ortodossa e anche non credenti, tutte noi riunite volevamo da un rappresentante così importante della Chiesa delle risposte sulla nostra pena, di come la fede ci porta a cercare Dio in questi momenti bui della nostra vita.

È stato un bel pomeriggio, vissuto nel segno del dialogo e della fratellanza, e concluso con il nostro regalo per l’Arcivescovo: un cesto di fiori di carta, bellissimi, fatto da un gruppo di detenute.

* Il Cardinale John Henry Newman (Londra, 21 febbraio 1801 – Edgbaston, 11 agosto 1890) è stato un teologo e filosofo inglese. Il cardinale Newman è considerato uno dei più grandi prosatori inglesi e il più autorevole apologista della fede che la Gran Bretagna abbia prodotto, apprezzato anche dai non cattolici.

Rientrare in carcere

san_vitt Dopo molti anni passati dentro il carcere – 19 per l’esattezza – mi ritrovo a dover varcare ancora la porta d’ingresso. La prima sensazione è stata capire se stavo entrando o uscendo da quel mondo che per tanti anni avevo atteso… Il problema, dopo tutto quel tempo, è che non sai più a quale realtà appartieni; il carcere è una vita differente da quella che ti saresti aspettata, ma comunque è vita. Quando esci i problemi sono moltissimi: ti senti inadeguata e senza una collocazione sociale, che ti eri invece creata all’interno dell’istituto di pena. È difficile ricominciare e, quando dopo otto mesi, forse, cominci farcela…ti ritrovi a rientrare. È ancora più dura! Eh già! Di nuovo in quel mondo parallelo deresponsabilizzato e con la sensazione di un fallimento molto più grande. Credevi di non doverci tornare. Ma le cose non vanno quasi mai come ci aspettiamo, soprattutto se facciamo in modo di creare i presupposti per sbagliare di nuovo – poco o tanto che sia. Quindi, di nuovo qui, dentro o fuori da quel cancello che separa due diverse forme di vita , seppur entrambe, secondo me, prive di libertà effettiva. La libertà è soggettiva, interiore, non è un cancello che ci rende liberi, ma la forza di liberarci dai condizionamenti. Detto ciò, anch’io soffro per il ritorno in carcere, ma, realisticamente parlando, avrei potuto evitarlo se solo avessi resistito ancora un po’ nell’onestà; niente succede per caso, secondo me, e sono sicura che avevo di nuovo bisogno di varcare quel cancello per scegliere, definitivamente, da che parte avrei voluto vivere. I fallimenti servono per crescere e rialzarsi e anche per conoscere a fondo i tuoi limiti.

Poco “smart” per la Smart?

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Ciao, sono Mirna, qui in malattia, per questo ho abbastanza tempo per scrivere. Quelli che mi hanno letto sanno che dovevo fare un piccolo intervento, come vedete, tutto è andato bene, dato che sono qui a raccontarlo. Come tutto nella vita, anche le cose semplici si possono complicare, questa volta no, ma, vi assicuro che ho avuto una grande fifa.

Voglio raccontarvi come è andata quella mattina che dovevo andare in ospedale. Alle sei e mezza sono seduta su una panchina di Piazza Filangieri ad aspettare Luisa, la Presidente della Cooperativa Alice, dove lavoro all’esterno di San Vittore in articolo 21, e dove godo anche di permessi premio. E quella mattina Luisa mi doveva accompagnare in ospedale, dopo poco meno di dieci minuti arriva al volante di una smart, io ero carica di un borsone che conteneva più o meno tutto quello che mi doveva servire a passare una settimana in ospedale. Primo intoppo: non riusciamo ad aprire il bagagliaio, per non perdere tempo, rinunciamo e buttiamo il borsone dietro il sedile. Prima di andare in ospedale dovevamo passare dalla cooperativa dove Luisa doveva ritirare qualcosa. Ci fermiamo, tentiamo di togliere la chiave, niente, non esce. Cosa fare? Solo dopo numerosi tentativi abbiamo capito che dovevamo togliere la marcia. Bene, andiamo rapidamente in cooperativa e in fretta torniamo all’automobile; la fretta non è la migliore consigliera, la marcia indietro non entra e noi? Scendiamo e, a mano, spostiamo la macchina fino ad arrivare a uno spazio sufficiente a farci ripartire a marcia in avanti, meno male che era una smart, altrimenti…

Il risultato di tutto questo è stato che ridevamo come due matte, la giornata era cominciata bene e mi aveva fatto dimenticare che non avevo fatto colazione, mi ero alzata prima dell’alba, andavo in ospedale senza la mia famiglia, insomma la tensione si era un po’ allentata.

Alla fine arriviamo a destinazione, parcheggiamo nel posteggio e, quando chiudiamo le porte, clic, ecco che si apre il bagagliaio; ci avviamo continuando a ridere e io le dico che se qualcuno ci avesse seguito durante il percorso avrebbe potuto pensare che fossimo parenti dei Flintstones, tanto eravamo goffe. Invece Luisa aveva affittato la smart per accompagnarmi e starmi vicina, in effetti la macchina non la conosceva. Grazie Luisa.

Adesso sono tornata, mi sto rimettendo in forma e ho ripreso il lavoro, cosa molto importante in carcere per poter guadagnare e comprare le cose che mi servono, non solo, anche per passare il tempo a fare qualcosa che mi piace tanto.

A presto.

Mondiali ’82… mitici… io c’ero!

paolo-rossi

Vacanze ’82, avevamo deciso di tornare in Spagna, in un appartamento a Tossa de Mar. Era l’anno dei mondiali di calcio e, per l’occasione, avevo cconvinto le mie amiche – eravamo un gruppo di sei ragazze – a fermarci in un campeggio fuori Barcellona per assister alla partita Italia-Brasile. Anche se nessuna di loro era tifosa, l’entusiasmo di assistere a una partita così importante aveva eccitato tutte. Quel giorno, di prima mattina, avevamo lasciato il campeggio già “vestite” per l’occasione: tre di noi indossavano a mo’ di top una bandiera-triangolo-italiana e, ognuna aveva in testa un nastro bianco, rosso e verde.

Arrivate a Barcellona, gasatissime e accaldate – le temperature sfioravano i quaranta gradi – trovammo un’atmosfera fantastica: tantissima gente per le strade, un entusiasmo e un calore coinvolgenti; mentre andavamo in giro a “far casino”, fummo intervistate da un’emittente sudamericana. L’emozione era tale che rispondemmo balbettando uno stentato: “Forza Italia….vinceremo!”

Arrivate allo stadio e raggiunta la nostra postazione sugli spalti ci rendemmo conto di quanto fosse scomoda e lontana dal campo. Cominciai subito a lamentarmi con un poliziotto, carinissimo, che mi rispose con un sorriso accattivante: “Italiana…tranquilla.” e ci accompagnò in tribuna dove ci fece accomodare su sei poltrone con una visuale fantastica. Non finivamo più di ringraziarlo. Visuale ottima, tifo spietato, urla, risate, abbracci, baci. Un brasiliano seduto accanto a me mi regalò il suo cappellino, cominciò la partita più bella di quel mondiale.

Il nostro ineguagliabile Rossi segna e GOOOAAALLL, – due delle mie amiche si chiamavano Rossi di cognome e il fratello di una di loro: Paolo –  L’omonimo Paolo Rossi fa tre goal. Avevamo vinto! Anche le mie amiche seppur non fossero tifose, si erano esaltate al massimo, prese da quell’atmosfera. In seguito incontrammo dei ragazzi toscani ai quali ci aggregammo per i festeggiamenti notturni: pazzeschi giri in automobile, sepolti dalle bandiere, e dalle grida di giubilo per la nostra vittoria. La notte la passammo fra la hall dell’albergo dei toscani e le passeggiate nelle ramblas a bere champagne fino a mattino inoltrato quando telefonammo a casa, ai nostri genitori per farli partecipi di tanta felicità. Ritornammo in campeggio stanche, sudate, ma felici.

L’appartamento a Tossa de Mar ci aspettava, e facendo base lì, tornammo a Barcellona per seguire le ultime partite. La notte della finale eravamo a Barcellona dove eravamo andate per vedere la fontana magica di Montjuïc, quella spettacolare esibizione di colori, luci, movimento, musica e giochi d’acqua. La partita la seguimmo in un bar. Mentre il Presidente Pertini applaudiva dalla tribuna e Nando Martellini gridava: campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!!! Noi, pazze di gioia, ballavamo sui tavoli e poi di nuovo a festeggiare per le strade di Tossa de Mar, eravamo i campioni del mondo di calcio.

Troppo bella quella vacanza, indimenticabili quei giorni. Tutto rimarrà sempre nei miei ricordi felici perché….io c’ero! Ricordi che mi aiutano a “tirare avanti”, anche oggi, anche qui, dal carcere di San Vittore, in cui sono da quasi tre anni. Bei ricordi che nessuno mi toglierà mai, anche se pervasi di grande nostalgia.

di Mariangela, tifosa ‘51

 

E’ stata una serata emozionantissima, più di quanto tutti potessero pensare. Tutti coinvolti in una storia civile bella e generosa. Ieri sera la Corale polifonica nazariana, fondata e diretta dal magistrato penale Lucio Nardi e composta di magistrati, ha cantato nel Panottico di San Vittore per i detenuti e le detenute. Lucio Nardi era emozionantissimo. Gloria Manzelli, il direttore del carcere, anche. Le guardie carcerarie avevano il solito superlavoro, faceva anche molto caldo. Ma quando il coro della Corale polifonica ha iniziato a cantare, tutto è cambiato. E tutti si sono sentiti dentro una storia nuova e bella.

La prima dimostrazione l’hanno data i detenuti, con un applauso fortissimo, quasi da stadio. Bach, Mozart e Puccini hanno fatto il resto. Grazie Lucio, grazie Gloria. Grazie Renata, che mi hai fatto conoscere la realtà di San Vittore. E grazie alle mie nuove amiche: Dana, Mirna, Mariangela, Cinzia, Violeta, Patricia, Sabrina e tante altre.

HAPPY HOUR?

foto12

Lo splendido giardino della sezione femminile della Casa Circondariale di San Vittore accoglie i visitatori che vogliano visitare l’Istituto e gustare gli ottimi aperitivi preparati dalla Libera Scuola di Cucina: un’opportunità per condividere uno spazio di realtà milanese tenuto per troppo tempo nascosto.

Per chi vorrà intervenire ogni aperitivo sarà una speciale occasione per incontrare, con l’accompagnamento e la guida di persone detenute, il “cuore pulsante” dell’Istituto di San Vittore: la rotonda che, nella struttura panottica è il luogo di incrocio e diramazione dei sei raggi che la compongono.

Gli aperitivi si terranno (anche in caso di maltempo) alle ore 19,30

presso la Casa Circondariale di Milano – San Vittore, nelle date di seguito indicate:

MERCOLEDI’ 18 GIUGNO

MERCOLEDI’ 9 LUGLIO

MERCOLEDI’ 16 LUGLIO

GIOVEDI’ 28 AGOSTO

GIOVEDI’ 4 SETTEMBRE

GIOVEDI’ 18 SETTEMBRE

GIOVEDI’ 25 SETTEMBRE

Il progetto della Libera scuola si mantiene sul principio dell’auto finanziamento, si chiede pertanto di contribuire al sostegno della scuola effettuando una donazione (per gli eventi didattici indicati di minimo 20 euro). Tale donazione verrà certificata opportunamente e sarà pertanto deducibile a fini fiscali. Le donazioni, oltre a coprire i costi dei materiali didattici e di indennità di partecipazione delle donne coinvolte, sono destinate a generare un fondo di responsabilità sociale, il cui utilizzo sarà reinvestito in attività formative a favore di persone detenute nella C.C. di Milano San Vittore.

 Modalità di partecipazione:

Chi fosse interessato è tenuto ad inviare la scheda di iscrizione allegata, con un anticipo di due settimane dalla data prescelta, ai seguenti indirizzi:

educatori.cc.milano@giustizia.it  e  liberascuoladicucina@aei.coop

Scheda di iscrizione eventi didattici

Per la donazione si chiede di effettuare un bonifico sul conto BANCA PROSSIMA, intestato a Factory scs onlus, denominato “Libera scuola di cucina”: IT 09C0335901600100000074450

Nella causale di versamento si chiede di indicare donazione libera scuola di cucina – evento didattico del …

Alla mail di iscrizione si chiede di allegare copia del documento di identità per le opportune autorizzazioni di ingresso nell’Istituto e la copia del bonifico effettuato per la donazione.

 

Sorridi

sorridere-mano-pj-magazine

Guardate i felici

Sentite di lontano come ridono

E di che colore sono?

E in che lingua parlano?

E quelle loro cerimonie di ogni giorno

E quei doveri inventati per ciascuno

Sono loro qualunque tra il popolo

Perché?

E accaduto proprio a questi

E non altri

Ormai

E fatto, è lo stesso

Orgogliosi di non esistere

Piangono solo nel buio e nel silenzio

Non vincono

Non pareggiano

Non vanno via

Non cadono più, sono già sul pavimento

Ognuno ha un piano che non funzionerà

Sanno aspettare e aspettano

E sono convinti che tutto questo è come fatto

Contro l’umanità

E che umanità?

E normale, è utile per l’umanità

E sicuro per tutti

Sicuro che è serio

Io sono una di loro mi chiamo BB3212(…)

E una cosa che mi viene in mente è la

Filosofia di Murphy: sorridi….

Sorridi… domani sarà peggio.

Sorridi

sorridere-mano-pj-magazine

Guardate i felici

Sentite di lontano come ridono

E di che colore sono?

E in che lingua parlano?

E quelle loro cerimonie di ogni giorno

E quei doveri inventati per ciascuno

Sono loro qualunque tra il popolo

Perché?

E accaduto proprio a questi

E non altri

Ormai

E fatto, è lo stesso

Orgogliosi di non esistere

Piangono solo nel buio e nel silenzio

Non vincono

Non pareggiano

Non vanno via

Non cadono più, sono già sul pavimento

Ognuno ha un piano che non funzionerà

Sanno aspettare e aspettano

E sono convinti che tutto questo è come fatto

Contro l’umanità

E che umanità?

E normale, è utile per l’umanità

E sicuro per tutti

Sicuro che è serio

Io sono una di loro mi chiamo BB3212(…)

E una cosa che mi viene in mente è la

Filosofia di Murphy: sorridi….

Sorridi… domani sarà peggio.

Cent’anni di solitudine

Gabriel Garcia Marquez

Dalle nostre parti dicono: quando un amico se ne va, lascia uno spazio vuoto che non si può riempire se non con l’arrivo di un altro amico. Quando un amico se ne va, si è perduta una stella che non tornerà più a brillare. Se per noi una stella non brilla più, si è spenta, però lascia al mondo il ricordo della sua fiamma. In Sud America, ma anche in tutto il mondo c’è un gran vuoto, tutti i latino americani piangono Gabriel Garcia Márquez, scrittore, grande poeta e grande lottatore per i diritti calpestati del nostro Continente, flagellato dall’imperialismo. L’eredità che lascia una persona quando muore è la grandezza che diventerà indimenticabile con un segno indelebile in tutto il mondo. Chi di noi non ha mai fatto una tesi sul suo best seller Cento anni di solitudine, con la sua ricchezza soprattutto spirituale, morale e civile. La differenza tra un profeta e un poeta è che il profeta vive di quello che ci insegna, e il poeta non lo fa, può scrivere dei versi d’amore senza amare. L’arte dello scrittore è sapersi rivolgere all’umanità, parlare di amore, bellezza e sapere che tutto il bello non è buono, ma noi sappiamo che tutto ciò che si scrive sulla bontà è bello. Ciao Maestro, Poeta, per tutta la ricchezza letteraria che ci lasci. Ma non saranno cento anni di solitudine, perché tu sei di fianco a noi. Hasta siempre compañero!

Un altro progetto tranquillo andato a segno: Oltre gli occhi

san vittore

Cara Lina,

volevo ringraziarti per quello che tu e Quartieri Tranquilli state facendo per il nostro giornale “Oltre gli occhi”. Fino a qualche mese fa il nostro progetto editoriale era nascosto tra le mura di San Vittore. Grandi sogni, grandi aspettative ma non eravamo riuscite, le detenute, Renata ed io, a renderlo visibile. Tramite i vostri contatti capillari e la tua gentile e simpatica collaborazione, ci avete aiutato a diventare realtà. “Oltre gli occhi” è stato presentato in Regione e un benefattore ci ha regalato la stampa e l’impaginazione. Questo spero sia solo l’inizio di una lunga e profonda amicizia e collaborazione Grazie veramente di cuore da parte di tutte noi

Simona Salta