Poco “smart” per la Smart?

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Ciao, sono Mirna, qui in malattia, per questo ho abbastanza tempo per scrivere. Quelli che mi hanno letto sanno che dovevo fare un piccolo intervento, come vedete, tutto è andato bene, dato che sono qui a raccontarlo. Come tutto nella vita, anche le cose semplici si possono complicare, questa volta no, ma, vi assicuro che ho avuto una grande fifa.

Voglio raccontarvi come è andata quella mattina che dovevo andare in ospedale. Alle sei e mezza sono seduta su una panchina di Piazza Filangieri ad aspettare Luisa, la Presidente della Cooperativa Alice, dove lavoro all’esterno di San Vittore in articolo 21, e dove godo anche di permessi premio. E quella mattina Luisa mi doveva accompagnare in ospedale, dopo poco meno di dieci minuti arriva al volante di una smart, io ero carica di un borsone che conteneva più o meno tutto quello che mi doveva servire a passare una settimana in ospedale. Primo intoppo: non riusciamo ad aprire il bagagliaio, per non perdere tempo, rinunciamo e buttiamo il borsone dietro il sedile. Prima di andare in ospedale dovevamo passare dalla cooperativa dove Luisa doveva ritirare qualcosa. Ci fermiamo, tentiamo di togliere la chiave, niente, non esce. Cosa fare? Solo dopo numerosi tentativi abbiamo capito che dovevamo togliere la marcia. Bene, andiamo rapidamente in cooperativa e in fretta torniamo all’automobile; la fretta non è la migliore consigliera, la marcia indietro non entra e noi? Scendiamo e, a mano, spostiamo la macchina fino ad arrivare a uno spazio sufficiente a farci ripartire a marcia in avanti, meno male che era una smart, altrimenti…

Il risultato di tutto questo è stato che ridevamo come due matte, la giornata era cominciata bene e mi aveva fatto dimenticare che non avevo fatto colazione, mi ero alzata prima dell’alba, andavo in ospedale senza la mia famiglia, insomma la tensione si era un po’ allentata.

Alla fine arriviamo a destinazione, parcheggiamo nel posteggio e, quando chiudiamo le porte, clic, ecco che si apre il bagagliaio; ci avviamo continuando a ridere e io le dico che se qualcuno ci avesse seguito durante il percorso avrebbe potuto pensare che fossimo parenti dei Flintstones, tanto eravamo goffe. Invece Luisa aveva affittato la smart per accompagnarmi e starmi vicina, in effetti la macchina non la conosceva. Grazie Luisa.

Adesso sono tornata, mi sto rimettendo in forma e ho ripreso il lavoro, cosa molto importante in carcere per poter guadagnare e comprare le cose che mi servono, non solo, anche per passare il tempo a fare qualcosa che mi piace tanto.

A presto.

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