Archivio dell'autore: Ilaria d'Andria

Cenerentola, regia di Kenneth Branagh

40038_pplC’è la perfida matrigna (superba Cate Blanchett), ci sono le sue due figlie racchie, viziate e invidiose, ci sono i topolini, l’oca e le lucertole, c’è la zucca trasformata in carrozza, c’è la Fata Madrina (perfetta Helena Bonham Carter), c’è la (fondamentale) scarpetta, c’è il ballo a Palazzo Reale, c’è la mezzanotte incombente, c’è la fuga e naturalmente ci sono Cenerentola, il principe, il sogno di una vita migliore e il trionfo dell’Amore: insomma, c’era una volta e c’è ancora Cenerentola – con giusto qualche variante – nella versione luminosissima di Kenneth Branagh con attori in carne e ossa nonché centrati, i tempi giusti, una messinscena fiabesca (firmata da Dante Ferretti) e costumi sontuosi, e alla fine la morale della favola, ripetuta diverse volte nel corso del film, è che nella vita bisogna essere gentili e avere coraggio.
Poco più di un’ora e mezza di piacevolezza, magia e stupori: lunga vita a Cenerentola!

Ma che bella sorpresa, regia di Alessandro Genovesi

ma-che-bella-sorpresaClaudio Bisio torna al Sud, di preciso a Napoli, nel ruolo di un maestro alle elementari che – mollato dalla fidanzata storica per un aitante skipper belga – perde (letteralmente) la testa per una donna perfetta, così perfetta e ideale da esistere solo nella sua fantasia, e rischia di non accorgersi che la vicina di casa – neovedova, reale e pure piacente – lo ama e lo spia da tempo attraverso il muro divisorio dei due appartamenti.
Riecco Bisio al Sud, come si diceva, riecco la spalla amica del luogo che stavolta non è Alessandro Siani ma Frank Matano, peccato che il tutto sia già visto e sentito, trito e ritrito, senza ritmo e senza trovate anche se in effetti di sorprese il film ne riserva ben due: i genitori di Guido/Bisio interpretati con brio e simpatia dai milanesissimi Ornella Vanoni e Renato Pozzetto.

I 400 Colpi: Festival dei Popoli di Firenze

Da Firenze a Milano: ecco alla Cineteca I 400 Colpi di via Palmaria 4 – per il ciclo Venerdì Doc – i documentari del Festival dei Popoli sezione Panorama 2014, ecco i loro autori.
Dopo il primo appuntamento del 13 marzo, il prossimo sarà venerdì 20 con “L’albero di trasmissione” di Fabrizio Bellomo, il 27 invece sarà proiettato “Gesù è morto per i peccati degli altri” di Maria Arena e il 3 aprile “Il diario di Felix” di Emiliano Mancuso.
Si prosegue fino al 24 aprile, le proiezioni iniziano alle 21 – dalle 20 si può gustare un aperitivo –, alla fine incontro con l’autore.
Per il calendario completo, le modalità di partecipazione e molto altro: www.i400colpi.org

16, 17 e 18 marzo: Queen Rock Montreal, regia di Saul Swimmer

Ci sono tre giorni, con proiezioni spalmate in diverse sale, per rivedere e riascoltare il famoso gruppo rock attraverso un loro concerto – quello di Montreal del 24 novembre 1981 – ripreso, rimasterizzato e restaurato in Ultra HD.
La loro musica, le loro canzoni, Freddie Mercury, i nostri ricordi… e tanto altro: per saperne di più www.microcinema.eu

Blackhat, regia di Michael Mann

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Per un’ipoconnessa come la sottoscritta districarsi nella trama del thriller cibernetico “Blackhat” – in sintesi: un hacker referenziatissimo viene ingaggiato per una missione anti-terroristica – è stato faticoso (o meglio: impossibile) ma è probabile che per i più esperti di informatica e tastiere non sia così.
Detto questo Michael Mann è sempre Michael Mann e resta un insuperabile maestro di immagini (la prima sequenza di “Blackhat”, tutta dentro i circuiti elettronici, è di notevole impatto), gira bene, gira soprattutto di notte e le riprese metropolitane sono suggestive e fascinose, pertanto c’è comunque di che accontentarsi.

Dal 18 al 21 marzo: Giornate del cinema del Québec

Lungometraggi, anteprime, cortometraggi, documentari, e pure la mostra fotografica.
Prepariamoci: stanno per tornare a Milano le giornate del cinema del Québec, quattro giorni per conoscere e approfondire quella provincia del Canada attraverso film, arte, registi e artisti qui da noi più o meno noti.
Xavier Dolan, Robert Lepage, Denis Villeneuve, Julie Perron, Pedro Pires… il programma è fitto, ricco e gustoso, e poi è tutto gratuito: da mercoledì 18 a sabato 21 marzo all’Institut Français in corso Magenta 63, per il calendario completo e altre notizie c’è il sito www.cinemaquebecitalia.com

Foxcatcher – Una storia americana, regia di Bennett Miller

foxLe ipocrisie americane e la fine dei sogni attraverso una vicenda di sport ispirata a un fatto di cronaca: ecco “Foxcatcher”, dove i fratelli Dave e Mark Schultz – campioni di lotta libera – vengono ingaggiati da John du Pont – miliardario filantropo, nonché mecenate dello sport intenzionato a creare una squadra di lottatori per le Olimpiadi di Seul del 1988, nonché psicopatico.
La storia procede con economia di ritmo, azione e parole e con lentezza estrema a tratti estenuante e forse voluta, proprio per soffermarsi, riflettere, approfondire i caratteri dei personaggi e scavare dentro la labilità e l’orrore delle relazioni umane ma la fatica dello spettatore viene ripagata e poi i tre interpreti – Mark Ruffalo, Channing Tatum e Steve Carrell in un ruolo per lui insolito e pericoloso – sono davvero magnifici.

Crepe nella realtà – cinema italiano tra realtà e allucinazione

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Sarà “Le orme” di Luigi Bazzoni – un film del 1975 in equilibro tra dramma psicologico e fantascienza interpretato da Florinda Bolkan e Klaus Kinski e fotografato da Vittorio Storaro – a chiudere il ciclo “Crepe nella realtà – cinema italiano tra realtà e allucinazione” dedicato alla riscoperta di alcuni titoli del genere.
L’appuntamento è per mercoledì 11 marzo alle 21.30 all’enoteca Ligera in viale Padova 133, Mario Gazzola introduce la visione del film, il biglietto costa 2 euro più tessera, per saperne di più c’è il sito www.ligera.it

Vizio di forma, regia di Paul Thomas Anderson

vizio-di-formaUna donna – strizzata in un miniabito a uncinetto, presagio di imminenti problemi – chiede al suo strafumatissimo ex di indagare riguardo una torbida faccenda che coinvolge il suo attuale amante: inizia così “Vizio di forma” e già da questa scena si capisce che il detective privato Doc Sportello si infilerà in un mare di guai tra tossicodipendenti, surfisti, dentisti, poliziotti, attrici e aspiranti tali, prostitute, paranoie, malaffare e mascalzoni di ogni genere, neon, sogni, illusioni, spiagge, luci e tramonti.
Non ho (ancora) letto nulla di Thomas Pynchon, i suoi estimatori dicono che sia intraducibile in immagini, comunque “Vizio di forma” di Paul Thomas Anderson – che ne trascina sullo schermo l’omonimo romanzo – è un affresco della Los Angeles degli anni Settanta ostico, a tratti incomprensibile e molto sfiancante, per quanto con le atmosfere suggestive e giuste, le musiche del tempo e un viavai di bravi attori.
E poi dura due ore e mezza che, opinione personale, paiono eterne!

National Gallery, regia di Frederick Wiseman

wisC’è un’altra data da ricordare, eccola: 11 marzo.
Soltanto mercoledì infatti una selezione di schermi italiani (per l’elenco completo: www.nexodigital.it) proietterà “National Gallery” di Frederick Wiseman, una bella e suggestiva visita alla scoperta della pinacoteca londinese.
I dipinti – ciascuno dei quali racchiude una storia che ci viene svelata da specialisti -, i laboratori di restauro, le riunioni dello staff per discutere d’arte, di illuminazione e anche di entrate, uscite, bilanci, marketing e pubblicità, i quadri in Braille, le lezioni ai più piccoli e quelle agli adulti, la mostra su Leonardo da Vinci e quella su Tiziano, le lunghe code per entrare – tutti infreddoliti e felici -, altri segreti, altre storie, altre curiosità, e la visita nel cuore del museo continua…
“National Gallery” dura tre ore, ma sono tre ore che volano e alla fine si esce dalla sala arricchiti e contenti: appuntamento quindi a mercoledì 11 marzo.

Black or white, regia di Mike Binder

black orOltre l’alcool in dosi massicce al neovedovo avvocato Elliot Anderson resta soltanto la nipote Eloise, orfana di mamma e con un padre assente, tossicodipendente, sciagurato nonché afroamericano. La faccenda si ingarbuglia quando la combattiva ingombrante nonna paterna chiede l’affidamento della bambina.
Riecco il conflitto razziale, riecco la battaglia legale, riecco giudici, testimoni e tribunale affrontati con toni equilibrati e concilianti senza troppi stereotipi né intenti strappalacrime, ma riecco soprattutto Kevin Costner – nei panni di nonno Elliot e anche produttore del film – che con sguardo smarrito e fisico provato si addossa l’intera storia e che si rivela un fascinoso magnetico sessantenne stravalendo da solo il prezzo del biglietto.

Nessuno si salva da solo, regia di Sergio Castellitto

nessunoMetti che la cena di una coppia di separati per definire le vacanze estive dei due bambini diventi l’occasione per ricordare – o meglio: radiografare – le tappe della loro storia, che scorrono in flashback: l’inizio, la felicità, il sesso, le prime incomprensioni, il lavoro, i rapporti conflittuali con i genitori, i figli, le seconde incomprensioni, i dolori, l’indifferenza, le occasioni mancate, il tradimento, la fine.
A tavola i due si rinfacciano colpe, si confessano rimpianti, scendono le lacrime e cola il rimmel, finché una coppia seduta al tavolo a fianco – che li ha osservati per tutto il tempo – si avvicina per avvertirli che “nessuno si salva da solo”, insomma per spiegare il significato del titolo, casomai non fosse abbastanza chiaro…
Sergio Castellitto mette (ancora) in scena un romanzo della moglie Margaret Mazzantini e il risultato è un film costruito a tavolino per empatizzare con il pubblico e trascinarlo dentro la storia di Gaetano e Delia e di chissà quanti altri dove alcune cose sono vere quanto banali ma comunque spesso troppo urlate e certi personaggi sono stonati come lo sono le troppe spiegazioni.
Riccardo Scamarcio se la cava molto bene, di meno Jasmine Trinca.

Focus – Niente è come sembra, regia di Glenn Ficarra e John Requa

Focus-Niente-è-come-sembraLui è un truffatore professionista, lei un’aspirante tale.
Ovvio che dopo qualche “lezione” impartita da lui a lei i due inizino a truffare insieme, ovvio pure che si innamorino. Segue separazione, segue nuovo incontro dopo qualche anno, riecco i batticuori, riecco le truffe e la fregatura, ecco il pentimento, il tutto tra New York, Los Angeles e Buenos Aires.
Sintetizzato così “Focus” parrebbe una sorta di commedia di imbrogli & sentimenti veloce, movimentata ed esplosiva ma invece – come è calzante il resto del titolo: Niente è come sembra – il film è senza smalto e senza ritmo, i due protagonisti (Will Smith e Margot Robbie) sono diversamente snervanti e alla fine di colorato, vivace e spumeggiante restano soltanto gli abiti e i tacchi di lei, troppo poco davvero.

Museo Interattivo del Cinema: Anita Ekberg e Virna Lisi, ricordo di due dive internazionali

Il_Piu_Bel_Giorno_della_mia_vitaIl 2014 si è concluso con la scomparsa di Virni Lisi, il 2015 è iniziato con l’addio ad Anita Ekberg: la Fondazione Cineteca Italiana ricorda le due attrici il 6 e il 7 marzo con quattro film.
Si comincia venerdì 6 alle 15 con “Come uccidere vostra moglie” di Richard Quine dove Virna Lisi è con Jack Lemmon, a seguire ci sarà “Boccaccio ’70 – Le tentazioni del dottor Antonio” di Federico Fellini dove Anita Ekberg “ossessiona” Peppino De Filippo da un manifesto, e chiusura di giornata con “Il più bel giorno della mia vita” di Cristina Comencini. Per sabato 7 il ricordo della Cineteca prevede “La dolce vita” di Fellini, appuntamento alle ore 16.
In viale Fulvio Testi 121, per saperne di più: www.cinetecamilano.it

Non sposate le mie figlie! Regia di Philippe de Chauveron

non-sposate-le-mie-figlieDue genitori borghesi, gollisti e cattolici con tre figlie già maritate a un arabo, a un ebreo e a un asiatico sperano che almeno la figlia più piccola sposi un francese. Ovviamente la speranza di papà e mammà è vana: la ragazza ama e intende sposare un nero!
Si può parlare di razzismo, religione, integrazione e contraddizioni, insomma di tematiche molto impegnate e molto impegnative con toni disimpegnati e leggeri, ironia ed eleganza? Sì, è possibile e “Non sposate le mie figlie!” – campione di incassi in Francia prima della tragedia di Charlie Hebdo – pur infarcito di luoghi comuni e di scontatezze sparse ci riesce bene, scorre che è un piacere e offre anche spunti per riflettere tutt’altro che banali.

L’Italia nel cinema del dopoguerra – 70 anni di un anniversario da non dimenticare

Appuntamento questa sera alle 21 al Cineforum del Circolo familiare di viale Monza 140 con “Tombolo paradiso nero” di Giorgio Ferroni, terzo titolo di un ciclo di film meno noti sull’Italia del dopoguerra.
La rassegna riprende poi lunedì 9 marzo con la proiezione di “Proibito rubare” di Luigi Comencini, e il 16 ci sarà “La città dolente” di Mario Bonnard.
L’ingresso costa 2 euro, per saperne di più: www.cineforumdelcircolo.it

Goltzius and the Pelican Company e omaggio a Peter Greenaway

golAppuntamento questa sera alle ore 21 a Spazio Oberdan per l’anteprima di “Goltzius and the Pelican Company” del 2012, dedicato alla storia di Henrik Goltzius, l’incisore del Cinquecento che illustrò episodi della Bibbia.
Si riprende poi mercoledì 4 alle 16.30 con “Giochi nell’acqua” che assieme ad altri sei titoli più e meno noti compone l’omaggio della Cineteca al regista gallese ripercorrendone stile, tecniche e linguaggi.
Fino al 19 marzo in viale Vittorio Veneto 2, per il calendario completo e molto di più: www.cinetecamilano.it

Il segreto del suo volto, regia di Christian Petzold

Il-segreto-del-suo-voltoBerlino, 1945: Nelly Lenz (Nina Hoss: applausi) – tornata dal campo di concentramento con il volto sfigurato ricostruito chirurgicamente – si mette alla ricerca del marito che forse l’ha tradita, denunciandola. Lo trova ma l’uomo – non riconoscendola ma notando una notevole somiglianza della donna con la moglie, che crede morta – la convince a fingersi sua moglie, per una questione ereditaria.
E così Nelly inizia a interpretare se stessa, perché nonostante tutto non vuole rassegnarsi all’indifferenza degli uomini.
Che concentrato di emozioni questo film tedesco dove gli occhi di un marito incapaci di vedere e riconoscere sua moglie diventano la metafora di un paese che vorrebbe solo dimenticare gli orrori del recentissimo passato.