Vizio di forma, regia di Paul Thomas Anderson

di

vizio-di-formaUna donna – strizzata in un miniabito a uncinetto, presagio di imminenti problemi – chiede al suo strafumatissimo ex di indagare riguardo una torbida faccenda che coinvolge il suo attuale amante: inizia così “Vizio di forma” e già da questa scena si capisce che il detective privato Doc Sportello si infilerà in un mare di guai tra tossicodipendenti, surfisti, dentisti, poliziotti, attrici e aspiranti tali, prostitute, paranoie, malaffare e mascalzoni di ogni genere, neon, sogni, illusioni, spiagge, luci e tramonti.
Non ho (ancora) letto nulla di Thomas Pynchon, i suoi estimatori dicono che sia intraducibile in immagini, comunque “Vizio di forma” di Paul Thomas Anderson – che ne trascina sullo schermo l’omonimo romanzo – è un affresco della Los Angeles degli anni Settanta ostico, a tratti incomprensibile e molto sfiancante, per quanto con le atmosfere suggestive e giuste, le musiche del tempo e un viavai di bravi attori.
E poi dura due ore e mezza che, opinione personale, paiono eterne!

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