Archivio dell'autore: Lina Sotis

Riconoscenza

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Al momento può esserci, dura sempre pochissimo, è un sentimento, ondeggiante, che si affida agli stati d’animo del beneficato. Spesso il soggetto aiutato dopo il primo attimo di gioia si sente usato. Usato da chi l’ ha sostenuto moralmente, economicamente o in qualsivoglia maniera. La riconoscenza che potrebbe essere un sentimento alto, bellissimo, grandioso è troppo costoso in termini individuali. Colui che ha ricevuto deve ammettere troppe cose: che ha ricevuto, che al contrario dell’altro non aveva o non sapeva dare, e che comunque sia andata ha un debito di riconoscenza verso un altro.   Chi aiuta deve sempre mettere in conto che  la sua azione ne genera una catena non sempre disposta  a riconoscere  la semplicità del gesto.  Un gesto che la maggior parte delle volte richiede una sola risposta: grazie.

E’ soprattutto vero che i cuori generosi ( pochi) si devono fare una ragione sul fatto che i cuori rancorosi sono tanti.  Peccato, visto che basta una sola parola: grazie.  In sintesi chi da’ non si aspetti niente. La generosità è un gioco a uno.

Una ragazza di settant’anni ha già risposto

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Dopo la presentazione al Franco Parenti, festeggiamo con la mail di Agostina la prima partecipazione a Quartieri Tranquilli.
Cara Lina Sotis,
Abito in zona 5, zona con un’elevata presenza di anziani. Il condominio nel quale abito, ad esempio, è composto in prevalenza da persone molto, molto anziane:  su 10 famiglie, abbiamo due signore che hanno superato i 100 anni. Nel condominio c’è un giro di badanti che penso possiate facilmente immaginare. Ogni persona se ne sta da sola nella sua casetta, con i propri badanti (del giorno, della notte, quelli destinati ad accompagnare nelle uscite..) senza alcuno scambio con gli altri vecchietti del condominio. Ho sempre pensato che se una badante preparasse una minestrina per tre persone anziché per una sola e le tre persone si riunissero in una casa a mangiare insieme…. E poi, da cosa nasce cosa.
Da qui, altri pensieri: ad esempio l’Arci Bellezza, proprio di fronte a casa, potrebbe diventare un vero punto di incontro (non solo per lezioni di ballo..)… non solo per anziani: penso ad un luogo in cui si possa fare scambio di libri, in cui ci si possa riunire per leggere qualcosa insieme, in cui si possano vedere dei film, in cui si possano ascoltare gli anziani che raccontano la vita del quartiere negli anni 40-50-60, le trasformazioni viste  e poi se ne facciano dei documenti da leggere ai ragazzi, in cui si possa creare una specie di “banca del tempo” del quartiere ecc. ecc.  
Un altro luogo molto bello e poco utilizzato è la Biblioteca Comunale di corso di Porta Vigentina: anche lì si potrebbero pensare iniziative rivolte alle persone del quartiere di tutte le età. 
Insomma di cose se ne possono immaginare molte. Io mi metto a disposizione. Lavoro ancora un po’ (non molto); mi dedico, quando richiesto, ai miei tre adorati nipotini,  frequento amici, curo orto e frutteto nella casa di campagna, però posso fare di più e volentieri per la mia zona, per il mio quartiere.
 A presto, con infinita riconoscenza per l’iniziativa
 Agostina (anch’io, come degna rappresentante della zona, non sono  di primo pelo: a maggio ne compio 70!)

Sette settimane e mezzo

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Sette settimane e mezzo. Non di passione erotica ma di amore tranquillo, cadenzato da qualche ansia. Andrà? Non andrà? Squilla il telefono. Ci stanno? Cosa diranno? Che bella idea! Molto più bella della mia. E’ un matrimonio vincente. All’Isola sembra stiano già annaffiando l’insalata della prossima primavera. E dal Gratosoglio? Dalla Barona? Che notizie arrivano? Consolanti. Sono scontenti ma qualcosa si muove. O potrebbe muoversi. C’è speranza. Andiamo a vedere. Raccontiamo cosa vediamo. Sogniamo una città diversa, cominciamo dai piccoli quartieri, per cambiare insieme. Adorati Tranquilli, sto parlando di domani, dei quartieri dove vivrete, che trasformerete o che tenterete di trasformare, dove il grazie non esiste perché, come nelle tribù antiche, si è solidali col vicino, e la generosità e la collaborazione sono il pane naturale.

Sette settimane e mezzo per traghettare da tranquilla.it a quartieritranquilli.it. Non sarà la stessa cosa, noi speriamo che sia di più. Speriamo che la prima erba che ha accolto Tranquilla cresca rigogliosa intorno ai Quartieri Tranquilli. Non finisce il nostro discorso intimo ma inizia una conversazione più circolare e circostanziata. Voi sarete gli inviati speciali del vostro quartiere. E non sarete soli.

ps

Ditemi che non sono visionaria. Dite la vostra.

Ricominciamo da zero con Quartieri Tranquilli, al Franco Parenti

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RICOMINCIAMO DA ZERO: dai QUARTIERI TRANQUILLI.

Nasce a Milano un nuovo modo di vivere e condividere. Inizia dai quartieri che pensano a se stessi e proteggono se stessi. Siamo un Noi non più un Io, aiutiamo chi ci è vicino. Milano è una grande città di tesori nascosti, facciamoli conoscere, creiamone di nuovi, tutti possono dare per fare e creare. Ragazze e ragazzi dai 13 ai 103 anni, se ci impegniamo Milano può ridiventare la città della generosità. Diversa da quello che era perché, se la generosità è scontata, è più facile da accettare. Nelle tribù antiche non esisteva la parola grazie, ci si aiutava per sopravvivere. Aiutiamoci per vivere meglio. Ognuno dia ciò che può. Non è fantasia ma è futuro, altrove già ci provano. Non è utopia ma può essere realtà, basta crederci, basta provarci. Ecco il senso dell’ Associazione Quartieri Tranquilli, che verrà presentata domenica 17 marzo 2013 alle ore 10,30 al Teatro Franco Parenti  con la lettura di alcuni capitoli del Libretto di Risparmio di Lina Sotis (Rizzoli) da parte dei volontari di alcuni quartieri che si sono già impegnati nel progetto: Gratosoglio, Barona, Isola, Mac Mahon…
Con passo tranquillo può nascere una nuova realtà.
Incontro a più voci con l’assessore al Decentramento Daniela Benelli,l’assessore al Volontariato Sicurezza e Coesione Sociale Marco Granelli e i presidenti dei Consigli di Zona.

Battaglie antiche, nuove realtà

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Mi spiace riportarvi su una mia battaglia antica, ma mi accorgo con grande gioia e anche con un po’ di stupore che una cosa che feci di getto quarant’anni fa adesso è diventata per le donne la normalità. Sono sempre stata una sostenitrice dell’importanza per le donne di lavorare con  il proprio cognome. Forse ai tempi miei erano poche le donne che lavoravano. Adesso per fortuna chi ci riesce lavora e viene assunta con le proprie generalità. Insomma, avrete capito che non mi piacciono le donne che si nascondono dietro il nome del marito, illustre o meno che sia. Se sono brave, è come se avesse lavorato lui. Se non lo sono, è come se non si fossero messe in gioco. Quando una donna lavora il gioco è doppio perché certo non abbandona il suo primo lavoro, che è quello di aver cura di ciò che la circonda. In ogni modo, non è questo il momento di girare intorno al problema, che si è risolto da solo. Sono contornata di ragazze sposate con figli che vivono e lavorano con il loro nome e trovano assurdo usarne un altro. Il nome è la nostra identità: rinunciarvi è come rinunciare a noi stesse.

Voi cosa ne pensate? Dove risiede la vostra identità? A cosa siete disposte a rinunciare?

Il sapore del tempo

tempo_000012_goccia_orologioMi si è trasformato il tempo. E’ una sensazione incredibile, ma anche godibile, per una che ha vissuto il tempo paradossalmente in due modi assolutamente incompatibili. Poco tempo per troppe cose, troppo tempo per poca famiglia. Una vita di lavoro e di società, convulsa di impegni eccessivi su entrambi i fronti.

Da bambina i momenti dei ritiri familiari, essendo io nata orfana, erano poco caldi e niente affatto affollati. Per un karma bizzoso, io che sono una superaffettiva ho avuto una giovinezza segnata da figli lontani e famiglie allargate. Adesso per fortuna il tempo si è quietato e ben amalgamato. Riesco a vivere tutto senza frenesia, centellinando affetti e incontri, non subisco più la solitudine, anzi la cerco. I miei figli sono diventati grandi e mi cercano. Ne sono così felice, con un marito accanto e tanti amici che piano piano la pensano come me e scelgono le persone che vogliono aver vicino. Poi ci sono le sorprese. Belle, più belle se arrivano ogni tanto e non desiderate come le desideravo quando ero ragazza e le volevo in modo compulsivo. Un mondo senza novità non mi sembrava degno di essere vissuto. Adesso godo il momento, assaporo il cappuccino, meglio se con scritto sopra il mio nome, sorrido felice a chi incontro, mi metto serena davanti al computer a scrivere ciò che penso. Ho tempo. Non un tempo striminzito e risicato, tra una cosa e l’altra, pensando a un’altra ancora. Sono una che con meno tempo davanti ha tanto tempo intorno.

E voi? Che sapore ha il vostro tempo?

L’eleganza è semplicità

Un minuscolo decalogo che ci fa capire quanto può essere utile la crisi alla nostra eleganza.

L’ eleganza  vuole che:

1) Non si esibiscano i soldi.

2) I vestiti abbiano sempre un’ aria usata.

3) Le scarpe siano vecchie, sempre già abbondantemente  adoperate.

4) Mai troppi gioielli.

5) Mai accessori con griffe in evidenza.

6) Si ignorino macchine e persone troppo vistose.

7) La discrezione sia considerata una dote primaria.

8) L’ostentazione un delitto sociale.

9) L’unica cosa da mostrare sia la cultura, ma anche quella con moderazione e nei luoghi appropriati.

10) In sintesi, l’eleganza è semplicità.

 

Quando mi monto la testa

Sempre affacciato a una finestra io sono,

io della vita tanto innamorato.

Unir parole ad uomini fu il dono

Breve e discreto che il ciel mi ha dato.

Sandro Penna

Quando sono troppo felice

Un amore felice

Un amore felice. È  normale?

è serio? è utile?

Che se ne fa il mondo di due esseri che non vedono il mondo?

Guardate i due felici: se almento dissimulassero un po’,

si fingessero depressi, confortando così gli amici!

Sentite come ridono – è un insulto.

In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.

E quelle loro cerimonie, smancerie,

quei bizzarri doveri reciproci che si inventano –

sembra un complotto alle spalle dell’umanità.

Un amore felice. Ma è necessario?

Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.

Wisława Szymborska

Tanto vale vivere

Un regalo, un dono. Sì, certo, ho voglia di donare ma anche di ricevere, vorrei che fosse un momento complice fra me e voi. Voglio donarvi delle parole che mi piacciono, che mi sono piaciute e sono certa mi continueranno a piacere. Mentre le trascrivo, spero vi colpiscano il cuore come hanno fatto con me. Le ho cercate per voi. Ve le dono. Però, chiedo un dono anche a voi. Trascrivete per me la poesia che piace a voi. Perché comunque vada, ricordiamoci, che il futuro ci aspetta e tanto vale vivere.

I rasoi fanno male,

i fiumi sono freddi,

l’acido lascia tracce,

le droghe danno i crampi.

Le pistole sono illegali,

i cappi cedono,

il gas è nauseabondo…

tanto vale vivere.

Dorothy Parker

Batto la zampa

Il 24 vi ho preparato sotto l’albero tranquillo il mio regalo. Piace talmente tanto a me che riuscirò a entusiasmarvi e trascinarvi nel mio delirio delle parole che cantano. Mi sento un po’ visionaria e prevedo che mi ricambierete. Aspetto. Sto quasi battendo il piede. Nevrosi o antichi ricordi del vecchio coniglietto Tippete che faceva con la zampa tip-tap?

Il principe pratico

Cambiano i tempi, cambiano le mode, cambia quel che piace, cambiamo noi. Ciò che prima sembrava un rattoppo oppure, peggio ancora, un accontentarsi, un sentirsi alla frutta e farsene una ragione, adesso diventa il partito del momento, il matrimonio d’oro. “Meglio di così non poteva trovare.” Frase fatidica dell’antichità davanti all’accasarsi sella signorina con un plurilaureato. Questa frase adesso, frase agognata da madri, nonne, zie, riguarda invece un’altra categoria maschile: l’artigiano. Diventato adesso il mestiere aristocratico per antonomasia. Il falegname, il fabbro, l’idraulico, il panettiere, l’intagliatore, per non parlare del contadino con terra annessa, sono i mestieri riscoperti dalla crisi. I mestieri che danno sicuramente da mangiare o almeno ci assicurano vicino una persona che sa far qualcosa di utile a tutti. Si può vivere con poco ma non si può vivere senza acqua. Il vero principe azzurro adesso è l’idraulico. Signore e signorine, si cambia. Ma almeno sappiamo cosa vogliamo. Datemelo, è lui! Un falegname, un idraulico e via dicendo.

Il dono è più antico dell’amore

Il dono sta dai primordi della civiltà alla base della costruzione delle relazioni umane. Non a caso, nelle antiche tribù, era un continuo scambio di offe. Che, oltre al donatore, implicava un ricevente perché iniziasse una relazione destinata a svilupparsi socialmente e politicamente. Fare un regalo è dunque un gesto altamente diplomatico, oltre che affettivo, diviso in tre momenti: donare, accettare e ricambiare. Questa è la storia del regalo. Normalmente, tutti donano alle persone a cui sono obbligati a donare. Se il dono è piccolo, nessuno si aspetta qualcosa in cambio. I bambini ritengono il regalo un diritto acquisito. I grandi certe volte subiscono quelli da fare e anche quelli da ricevere. E’ arrivato Natale. Fate in modo che la vostra offa non sia diplomatica ma affettiva. Che colpisca al cuore e non offenda nessuno. Cosa c’entra l’offesa? C’entra. Perché un regalo che non assomiglia a chi lo prende in mano sembra dica: Ma cosa c’entro io con te! Ciò che offende di più al mondo è la trasparenza. Un regalo sbagliato fa sentire trasparenti. Pensate a chi date. Onoratelo, almeno con il pensiero. Meglio un fiore che un aspirabriciole alla baronessa che vuole essere omaggiata. Perfetto il secondo per la donna che lavora. Benissimo, sempre, i brillanti. Poiché non sono tempi, qualsiasi cosa riceviate sorridete.

Vi aspetto!

Mi piacerebbe parlarvi, vedervi, condividere con voi il mondo che verrà. Possiamo farlo lunedì, al Corriere della Sera. Vi aspetto. 

 

Tempo

Ogni periodo ha il suo colore. Il nostro, prima che un colore, ha un punto interrogativo. Anche i punti interrogativi, però, hanno un colore. C’è il
punto interrogativo dell’ansia, della paura, della disperazione, e poi c’è quello della speranza. Neri e grigi i primi, verde natura l’ultimo. Sicuramente
sono i tempi della semplicità, dove tutta la nostra vita si riequilibra in uno stile fatto di poche cose e molta curiosità. Forse avremo più tempo a disposizione.
Forse, pur di tener fronte a tutte le nostre esigenze, non avremo più tempo a disposizione. […] Comunque sia, un tempo vissuto senza un sorriso e senza speranza è un tempo perso…

dal “Libretto di risparmio”