Archivio dell'autore: Maria Rita Parsi

Cyberbullismo

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l vero problema del cyberbullismo è la solitudine nella quale i ragazzi si trovano a vivere quando si sentono “diversi” all’interno della comunità dei pari, senza ricevere alcun aiuto da mediatori qualificati che sappiano cogliere le loro richieste di sostegno e dare una risposta piena e competente ai loro dubbi e problemi. Chi può dimenticare il film “Il signore delle mosche” di Peter Brook, tratto dal libro di William Golding, laddove una comunità di ragazzi, scampati ad un incidente aereo, si trova a sopravvivere su un’isola deserta senza adulti, educatori o genitori che possano aiutarli nell’acquisire le regole del governo di se stessi e delle relazioni con gli altri, nel rispetto delle norme del vivere quotidiano insieme, mediando con autorevolezza i rapporti tra loro? Prevale, allora, la legge del più distruttivo, di quello che si erge a capo dei cacciatori ed inizia a disprezzare e a perseguitare, fino al crimine estremo, i ragazzi più equilibrati e, soprattutto, “diversi”: il ragazzo sapiente, grasso e con gli occhiali ed il giovane sensibile e leader, amante della giustizia e del ragionamento. Tra loro non si stabilisce alcun dialogo, soltanto lotta e contrapposizione, dileggio e persecuzione. Limiti inaccettabili che soltanto l’ascolto, la mediazione, la formazione e le competenze degli adulti, degli educatori, dei genitori, degli operatori della comunicazione, della legge e delle istituzioni possono eliminare. E, insieme, quella tutela dei diritti che, come ricorda la “Carta di Alba” – nata nel 2009 grazie alla collaborazione tra la Fondazione Movimento Bambino, di cui sono Presidente, e la Fondazione Ferrero – “deve essere pari nel mondo virtuale come nel mondo reale, un unicum inscindibile”. La Carta di Alba denuncia, altresì, la necessità di “rafforzare una vigilanza istituzionale che assicuri un costante monitoraggio delle comunicazioni digitali per garantire ai minori un ambiente sicuro”.