A quasi trent’anni dalla fuoriuscita del virus della rabbia da un laboratorio di armi biologiche qualcuno riesce a sopravvivere in mezzo agli infetti. E su un’isola – collegata alla terraferma da una strada che si ricopre quando c’è l’alta marea – vive in quarantena coi genitori Spike, un ragazzino che un giorno assieme al padre lascia casa per andare sulla terraferma. Sarà un viaggio iniziatico pieno di orrore ma anche di scoperte e meraviglia. Arriva finalmente oggi sugli schermi 28 anni dopo di Danny Boyle (con sceneggiatura di Alex Garland), capitolo numero tre della saga iniziata dallo stesso regista inglese nel 2002 con 28 giorni dopo, un film che è tante cose insieme – un movimentato horror pieno di zombie, un romanzo di formazione, una storia d’avventura, azione e sopravvivenza – e che riflette su molte tematiche (Brexit compresa…). Si resta inchiodati alla poltrona per poco meno di due ore, applausi al giovane protagonista Alfie Williams, se la cava bene anche Aaron Taylor -Johnson nei panni di suo padre, e poi c’è Ralph Fiennes, ancora una volta superlativo in quelli di un medico ricoperto da una tintura rossastra.