Agadah, regia di Alberto Rondalli

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poster-agadahDue cugine musulmane, un eremita, un inquisitore, e ancora cabalisti, gitani, un matematico, fantasmi e scheletri, spose celesti ed ebrei erranti, demoni, streghe e dioscuri: è oltremodo affollato – tra spavento, fascino e suggestione – il viaggio iniziatico di dieci giorni attraverso le Murge fino a Napoli intrapreso nel 1734 da Alfonso van Worden, giovane ufficiale Vallone al servizio di Re Carlo. Ognuno dei personaggi ha tante storie da raccontare, una dentro l’altra e in diverse lingue, ma è un sogno oppure è realtà? il capitano non lo sa… Liberamente ispirato al Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki il regista Alberto Rondalli confeziona Agadah, un’opera in costume, peraltro con costumi bellissimi, e con un bel cast internazionale ambiziosa quanto sontuosa, elegante, accurata, ricca di rimandi e non convenzionale, anche se il tutto non è facile da seguire e i continui andirivieni nel tempo e le molte allegorie creano un certo smarrimento.

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