Indivisibili, regia di Edoardo De Angelis

di

indiSono molto belle, hanno dei visi d’angelo, i capelli lunghi lunghi e lo smalto colorato alle unghie Viola e Dasy, gemelle siamesi da poco maggiorenni e coi fianchi incollati dalla nascita, che con la loro anomalia mantengono un padre sfruttatore, una madre debole, un prete pessimo e altri loschi figuri. Le gemelle hanno infatti delle voci celestiali e pertanto sono richieste a matrimoni, comunioni, battesimi e feste di paese dove – abbigliate come delle Madonne – cantano Io, tu, noi, indivisibili / anche se un po’ volubili e dove vengono considerate dei portafortuna da un’umanità disperata e perduta come la terra che abitano, il litorale Domizio. Le cose vanno avanti con inerzia fino a quando Dasy e Viola – dopo aver scoperto di potersi separare chirurgicamente, non avendo né arterie né organi in comune – acquistano la consapevolezza di potersi liberare da quella condizione che credevano fosse ineluttabile, perché così era stata loro descritta. Certo, staccarsi è difficile, la famiglia ovviamente rema contro, Dasy e Viola sono combattute, sperano e dubitano, dubitano e sperano, ma il desiderio di crescere, emanciparsi e di volare è troppo grande per non assecondarlo e la fuga da casa si rivelerà una lezione di vita, commovente ed emozionante come del resto è tutto Indivisibili, favola nerissima fascinosa e respingente – ottimo il cast, a cominciare da Marianna e Angela Fontana, nella vita solo gemelle, e molto belle le musiche di Enzo Avitabile – ricca di simboli, di metafore e di eccessi dove i paesaggi plumbei, scempiati e abusati si rispecchiano nel degrado morale di molte anime.

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