Metti una sera a cena in una casa romana tre coppie più uno scoppiato, affiatati e molto amici da una vita e soprattutto metti per due ore al centro della tavola – intanto fuori c’è l’eclissi di luna – i sette cellulari, accesi e disponibili ai commensali mentre sms, fotografie, telefonate e WhatsApp si susseguono implacabili, con buona pace della privacy. Che verrà fuori? Non è difficile immaginarselo: debolezze, tradimenti, fragilità, meschinità, bugie piccole quasi innocenti e bugie grandi e incoffessabili, pregiudizi, scheletri nell’armadio e ipocrisie, nessuno è escluso, sia i maschi che le femmine cercano una via d’uscita per sfilarsi e di colpo i sette amici si scoprono sette perfetti sconosciuti.
Si ride e si sorride tanto e di gusto (anche amaro), si riflette, le coppie escono abbastanza a pezzi, però alla fine paiono ricomporsi, chissà se è successo tutto o non è successo proprio niente in questo film corale con una sceneggiatura ben scritta, solida e agile, un ritmo incalzante e sette attori in stato di grazia in perfetta sintonia, eccoli: Marco Giallini, Anna Foglietta, Valerio Mastandrea, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak, Giuseppe Battiston.
In sala, in sala…
“ll cellulare croce e delizia dei nostri giorni”
E se davvero qualcuno un po’sprovveduto volesse giocare “una sera a cena” lasciando sul tavolo il suo telefonino insieme a quello degli altri osptiti cosa succederebbe?
Un disastro perchè lui, il” maledetto arnese” che accompagna la vita di tutti è la nostra “scatola nera” (come viene chiamata nel film).
Segreti, bugie, cose non dette, equivoci di ogni genere infatti esplodono a quella tavola di amici. Piano piano il tono da commedia si trasforma in dramma.
Omosessualità nascosta, sesso azzardato, corna a non finire, orblemi familiari di ogni tipo, emergono rischiando di infrangere amicizie consolidate da anni e l’armonia comiugale delle coppie presenti. Bella la pellicola diretta da Paolo Genovese interpretata da un cast da brivido affiatato e perfetto nei suoi tempi di recitazione che ti fa divertire e fremere.
Ben scritto con personaggi credibili e ottimamente girato, “Perfetti sconosciuti” è da non perdere.
Il finale già in parte svelato da Ilaria (ma non è un thriller di fronte al quale il critico deve astenersi dall’ esporre troppo la trama pena la cacciata dalla corporazione dei giornalisti cinematografici, quei signori un po’pazzi praticamente sempre immersi nel buio della sala…..quasi dei maniaci…..), ci fa tirare.
Il fiato. E se a qualcuno fosse venuto in mente di provare quel gioco dopo questa visione fuggirà a gambe levate. Lasciamo il nostro cellulare in tasca con i suoi misteri, segreti e omissioni.
“La verità mi fa male lo so” cantava tanti anni fa Caterina Caselli…………..