Franny, regia di Andrew Renzi

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Metti che in macchina il passeggero seduto dietro inizi ad abbracciare e a distrarre il guidatore, il minimo che possa accadere è un incidente ed è quello che successe molti anni prima causando la morte di una coppia di cari amici di Franny, sessantenne molto ricco e molto filantropo che anni dopo per scontare i sensi di colpa pesanti come macigni – intanto l’uomo vive in una suite d’albergo, indossa vestiti stravaganti, porta capelli lunghi e barbona, guida macchine lussuose e consuma morfina – decide di prendersi cura della figlia dei defunti Olivia (Dakota Fanning) – intanto sposata e in attesa di un bambino – assumendo il marito medico Luke (Theo James) nell’ospedale pediatrico che finanzia, regalando loro una casa, insomma invadendone la vita nel tentativo di controllarla. Ovvio che il tutto avrà delle ripercussioni che si faranno sentire e che pure noi spettatori dovremo subire.

Ecco Franny del debuttante Andrew Renzi, riecco Richard Gere alle prese con un ruolo insolito in un film che vorrebbe essere tante cose – un melodramma, ma anche un thriller psicologico – e inseguire tante strade solo che le imbocca tutte senza arrivare in fondo a nessuna cosicché neppure Gere riesce a tenere vivo il nostro interesse né tantomeno la voglia di sapere dove andrà a parare la faccenda.

Un pensiero su “Franny, regia di Andrew Renzi

  1. pierfranco bianchetti

    “Richard Gere il gigolò buddista!”
    Ve lo ricordate nei panni di Julian Kay affascinante gigolò tutto muscoli, eleganza e classe da vendere in “American gigolò” 1981?
    Non potete scordarvelo, in particolare se siete signore….
    E’ il film che gli ha dato la notorietà e la fama di attore più sexy di Hollywood.
    Poi sono venuti “Ufficiale gentiluomo”, “Pretty Woman” e tanti altri.
    Lui si è permesso perfino di ballare il tip tap e di cantare con professionalità in “Chicago”. Insomma una carriera di alto livello per un uomo, il buddista convinto che vive serenamente la sua condizione anzichè rovinarsi come altri suoi colleghi distrutti dal successo e dai soldi. Tanto di cappello! Perciò gli possiamo perdonare anche queste incursioni nel cinema indipendente, ma non eccelso.
    Lui se lo può permettere.
    Però, caro Richard, ti aspettiamo in futuro sul grande schermo in qualche cosa di più consistente, tra una meditazione e l’altra…….. s’intende!

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