Pecore in erba, regia di Alberto Caviglia

di

pecore-in-erba_locandinaLeonardo Zuliani è tante cose – fumettista, scrittore, imprenditore – ma prima di tutto è antisemita e ha fatto dell’antisemitismo la sua ragione di vivere, fin da quando era bambino. Un giorno Zuliani sparisce, le televisioni ne danno notizia, le domande si rincorrono, personaggi noti (Freccero, Sgarbi, Augias, Fazio, Linus: la carrellata di chi ha partecipato al progetto è lunghissima) si interrogano sulla sua scomparsa e dicono la loro, intanto sullo schermo si ripercorre la vita di Zuliani.

Insomma, cos’è Pecore in erba? Opera prima di Alberto Caviglia, è un finto documentario che prende in giro e mette in ridicolo l’antisemitismo con le armi della satira e del paradosso solo che l’operazione (difficile e ambiziosa ma non nuova) funziona per una mezz’ora scarsa poi comincia a ripetersi e a perdere fiato, e così si arriva alla fine molto a fatica e abbastanza annoiati.

Un pensiero su “Pecore in erba, regia di Alberto Caviglia

  1. pierfranco bianchetti

    Ha ragione Ilaria. Il film parte bene e poi si affloscia come un calciatore, un attaccante che dopo il primo gol non combina più nulla e non tocca più palla.
    Eppure l’ebraismo al cinema ha sempre funzionato. I fratelli Marx, Woody Allen, Philip Roth, Isaac Asimov e altri hanno imposto un modello di comicità spesso irresistibile.
    Nato nei ghetti della Russia zarista tra mendicanti, sarti, librai, ciabattini e venditori di libri, questo modo di interpretare con un sorriso la vita anche quando è durissima, ha insegnato molto al mondo. Woody Allen nei suoi film spara battute una dopo l’altra.
    “Non solo Dio non esiste, ma provate a trovare un idraulico durante il week end !”.
    Ed ancora “Provo un intenso desiderio di tornare nell’ utero….Di chiunque” e ” Io e mia moglie non riuscivamo a tirare avanti così, e allora ci siamo detti: O facciamo una vacanza insieme o divorziamo. Poi abbiamo deciso che un viaggio alle Bermuda finisce i 15 giorni, mentre un divorzio dura tutta la vita”.
    Perfino Albert Eistein confessava che le storielle ebraiche lo divertivano più ancora degli strafalcioni dei suoi colleghi scienziati. Se lo diceva il grande Albert possiamo crederci!

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