Taxi Teheran, regia di Jafar Panahi

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taxiSecondo la giustizia iraniana Jafar Panahi non potrebbe girare film per vent’anni e allora lui gira in clandestinità  e questa volta si mette al volante di un taxi e aggira il divieto piazzando una cinepresa sul cruscotto e andando per le strade di Teheran mentre varia e curiosa umanità maschile e femminile – compresa una bambina del genere so tutto io, nipote dello stesso regista per finta ma anche per davvero – sale e scende dall’automobile e parla liberamente senza freni né peli sulla lingua.

In equilibrio tra finzione e realtà quindi tra film e documentario Taxi Teheran è comunque un viaggio dentro la quotidianità di un paese oscurato da leggi dure, contraddizioni, vincoli, barriere, limitazioni: avanti, saliamo a bordo del tassì guidato con coraggio e senso dell’umorismo da Jafar Panahi, dove il pensiero riesce a volare in libertà.

Un pensiero su “Taxi Teheran, regia di Jafar Panahi

  1. pierfranco bianchetti

    Se ci pensate bene anche il taxi è presente molto spesso nella finzione cinematografica come nella realtà di tutti i giorni.
    Naturalmente tutti voi avrete in mente Travis Bickle, l’ex marine interpretato da Robert De Niro nel mitico “Taxi Driver”. L’ uomo reduce dal Vietnam che passa le sue notti newyorkesi al volante della sua autovettura pubblica gialla. Con i suoi occhi guarda e giudica la società americana e il modo di vita della Grande Mela tra gioie e dolori, tra sofferenze e ambiguità della gente che trasporta nel buio cupo e spaventoso tra baby prostitute, papponi, trafficanti di ogni genere e persone comuni. Già nel 1929 con “Tassì di mezzanotte”, un giallo ambientato in America ai tempi del proibizionismo , questo mezzo di trasporto fa la sua apparizione sul grande schermo. Nel 1950 il nostro Carmine Gallone firma “Taxi di notte”, storia di un piccolo abbandonato nella vettura di un taxista. Nel 1955 Alessandro Blasetti racconta la storia d’amore tra un tassinaro, Marcello Mastroianni e una bella ladruncola, Sophia Loren. Ancora lo spagnolo Carlos Saura con “Taxi” mette al centro del soggetto autovetturini pubblici organizzati in bande per punire drogati, travestiti e gente di colore.
    E’invece una commedia garbata “Taxi color malva”, 1977 di Yves Boisset, mentre dalla Russia post Gorbaciov arriva nel 1989 “Taxi blues”, ambientato a Mosca con numerosi personaggi scorazzati in auto nella notte. Dopo il modesto “Taxi lovers” del 2005 di Stefano Maria Di Fiore, i francesi si divertono con “Tassi” e “Tassi 2”, campione d’ incassi in Francia tra inseguimenti mozzafiato di ogni genere. Il nostro Alberto Sordi in uno degli ultimi suoi film è “Il tassinaro” del 1983 e “Un tassinaro a New York” del 1987.
    Perciò quando vi capiterà di salire su di un’ autovettura pubblica pensate alle tante storie di vita che quel taxi porta con sé……………….

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