The Tribe, regia di Myroslav Slaboshpytskij

di

the tribe

In effetti, di elementi per evitare o comunque temere questo film ce ne sarebbero parecchi: un regista con un nome impronunciabile, una trama che ruota attorno a un gruppo di adolescenti ucraini sordomuti ospiti di un collegio dove regnano gerarchie, bullismo, disumanità, prevaricazione, crudeltà e violenza, la lunghezza (135 minuti) e soprattutto la totale assenza di dialoghi e di sottotitoli visto che The Tribe è recitato con la lingua dei segni e con i movimenti dei corpi, continui e incessanti.
Qualche momento di disorientamento iniziale c’è, poi la lingua dei segni si rivela più comunicativa e soprattutto più evocativa di parole e sottotitoli e The Tribe – nichilista e volutamente disturbante – è un debutto pieno di stile nonché uno di quei film che non si dimenticano.

Un pensiero su “The Tribe, regia di Myroslav Slaboshpytskij

  1. pierfranco bianchetti

    Nel 1946 Robert Siodmak firma uno dei thriller più interessanti dell’ epoca. Si tratta di “La scala a chiocciola” con Dorothy McGuire nel ruolo di una ragazza muta che smaschera un serial killer di una sonnolenta cittadina di provincia americana. I disabili del linguaggio e in non udenti trovano ospitalità sul grande schermo. Anche il grande Truffaut ne “Il ragazzo selvaggio” affronta il tema raccontando una storia vera, il ritrovamento di un dodicenne all’ inizio dell’ Ottocento allo sbando tra i boschi dell’ Aveyron incapace di parlare e di socializzare perchè cresciuto come un indifeso animaletto. Il cinema in questi anni non ha mai eluso l’ handicap che colpisce tante persone, più di quelle che immaginiamo, con “Figli di un Dio Minore”, “Al di là del silenzio”, ” Dove siete ? Io sono qui” “Sulle mie labbra”, “Goodbay Mr. Holland”, “Non voltarmi le spalle”, ” Marianna Ucrìa” e il recente “La famiglia Blier”. Certo ” The Tribe” non è certo un film facile, ma andare nel buio della sala non solo per divertirsi, ma anche per capire il mondo con tutte le sue ingiustizie come quelle patite dai nostri simili più sfortunati di noi, è un modo per essere solidali con loro e per capire quanto la vita ci ha premiato…….

    Replica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *