Birdman, regia di Alejandro Gonzales Inarritu

di

keatUn attore che un tempo fu il supereroe del titolo si rimette in gioco interpretando e producendo un testo di Raymond Carver.
La faccenda è già assai complicata di per sé, il resto della compagnia poi, nonché una ex moglie rancorosa, una figlia problematica da recuperare e l’amante non gli semplificano certo le cose.
Niente da fare, ce l’ho messa proprio tutta a seguire e a farmi appassionare dalla vicenda dell’attore in declino sull’orlo di una crisi di nervi e del suo doppio che lo riporta alla realtà ma il regista messicano – che non mi aveva convinta nei suoi film precedenti – continua a non entusiasmarmi e il motivo è sempre lo stesso, come gli stessi i suoi vizi: ho come l’impressione che per due ore mi domandi “ehi tu, ma lo vedi quanto sono bravo, abile e talentuoso?” e alla fine l’eccesso di virtuosismo, di compiacimento e di carne al fuoco (molti spunti sono triti e ritriti) sacrifica le emozioni, almeno le mie.
Comunque “Birdman” – quasi un unico incalzante piano sequenza – vola alto, nove candidature agli Oscar imminenti, mah!

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