Magic in the Moonlight, regia di Woody Allen

di

Unknown-1

Woody Allen è tornato in Europa per raccontarci la storia di un prestigiatore inglese – raffinato quanto altezzoso – convocato in Costa Azzurra da un amico per indagare su una veggente americana intenta, secondo lui, a truffare una doviziosa famiglia.

Magia e realtà, fede e dubbio, razionale e irrazionale, aldiqua e aldilà: il menu con le domande, le riflessioni e le alte tematiche – da sempre molto care al regista – è servito ma questa volta non ci sono la brillantezza, la leggerezza, il tocco magico e l’incanto che contraddistinguono i suoi film – anche i meno riusciti – dove di solito brilla anche la malinconia.

E così nonostante una luminosa ambientazione Anni 20, i bei costumi, i deliziosi cappellini, le musiche appropriate e le macchine d’epoca e nonostante la presenza di classe di Colin Firth e la simpatia di zia Vanessa (Eileen Atkins) Magic in the Moonlight non prende il volo, è svogliato, verboso, noiosetto.

Insomma, la nuova trasferta di Allen in Europa delude e si esce dalla proiezione come degli innamorati respinti, già in attesa però di un prossimo appuntamento.

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