Si accende San Vittore

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Un boato di gioia invase il Panottico di San Vittore interrompendo la magia del concerto d’arpa: la squadra italiana aveva segnato un goal ai campionati Europei di calcio del 2012 e i detenuti così salutavano la vittoria dell’Italia sull’Irlanda per due a zero.

Era la prima volta che entravo in un carcere ed ero emozionata, nervosa e spaventata per quello che mi aspettava e che non riuscivo a prevedere.  Ma come? Avevo sempre ritenuto che l’incontro con culture, persone, tradizioni diverse fosse indispensabile per capire il mondo che ci circonda.

Fu probabilmente l’emozione della musica a placare le mie paure, oppure la cena che seguì nel giardino addobbato a festa in una tiepida sera di giugno, un’ottima cena preparata dalle detenute, i visi allegri delle donne di provenienze e accenti diversi, la sensazione di calma serena che si respirava a farmi riflettere, a cercare di capire, di conoscere.

E decisi che volevo indagare quella realtà differente, quelle persone costrette, per un motivo o per un altro, in carcere. Questo bisogno prese forma quando, qualche tempo dopo, chiesi un colloquio alla direttrice di San Vittore e le parlai della mia intenzione di raccontare storie di donne in carcere, non solo le detenute, ma anche le volontarie, le educatrice e le agenti di custodia. Mi ricordo che le parlai di una storia legata all’altra come un albero con tanti rami, ogni ramo un’esperienza, ogni ramo una narrazione.

Mai come in questo tempo, si parla delle pessime condizioni carcerarie, si invoca l’indulto, ci si è resi conto che la detenzione non deve essere punizione, ma “terapia” al reintegro nella società.

Per questo ritengo che l’ingresso del quartiere di San Vittore nella rete quartieritranquilli sia un passo dovuto, dare voce e speranza a loro che faticano giorno dopo giorno, aprire le carceri alle persone migliori della nostra città e creare un legame dentro/fuori di comprensione e di possibilità di futuro.

E chiudo questa mia breve dichiarazione di intenti con un’immagine: un mattino freddo di gennaio, seguo con costanza i corsi tenuti dalle volontarie, nella biblioteca della sezione femminile di San Vittore, i preparativi per l’incontro di condivisione che sarebbe presto cominciato e due tavolini imbanditi, torte, bibite, piatti e tovagliolini, ma perché? cosa si festeggia? La risposta non ammette replica ed è sincera: “Non si festeggia niente, l’ho fatto per voi e per me.”, dice Cinzia, detenuta.

Un pensiero su “Si accende San Vittore

  1. lina sotis

    Con oggi si accende il Quartiere San Vittore. Non un quartiere semplice, un luogo con due realtà: San Vittore fuori e San Vittore “dentro”. Con Renata Discacciati e con alcune detenute che impareremo a conoscere entreremo nella realtà del braccio femminile. Grazie Gloria, grazie Renata, grazie Gianni di darci questa possibilità.

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