L’empatia e le origini della crudeltà

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Un libro di Simon Baron- Cohen” La scienza del male. L’empatia e le origini della crudeltà”- uscito recentemente da Cortina- cerca di rispondere ad un interrogativo molto inquietante: perché l’uomo compie azioni crudeli incomprensibili ad una persona “normale”. Si analizzano mostruosità dell’uomo come soggetto collettivo( genocidio) e come persona individuale
( omicidi, abusi, violenze).
Come una mamma può uccidere il proprio figlio, come un padre può abusare delle persone a cui è legato, come una società può arrivare a distruggere in modo sistematico una minoranza etnica:ogni azione è diversa, ma “la banalità del male”( di cui parla Hanna Arendt, esaminando il personaggio di Eichmann) non può non farci sentire coinvolti di fronte a scelte efferate quali la shoà.
Il libro partendo dalla storia individuale dell’autore( ebreo a cui il padre raccontò gli esperimenti operati sugli ebrei da parte dei nazisti) cerca di mettere a fuoco la malvagità e la crudeltà umana non in ambito morale ma “scientifico”.
L’autore è uno psicopatologo, professore a Cambridge, specializzato in problematiche di autismo infantile, e sostiene che è proprio la mancanza di “empatia” che provoca l’origine della crudeltà. Nella mancanza di empatia- la incapacità di mettersi nei panni dell’altro- si cerca un ipotesi scientifica di tipo esplicativo. Molti scienziati( Boncinelli parla di “Basi biologiche della cattiveria. Attenti alle scorciatoie scientifiche”) hanno criticato la scarsa fondatezza di queste ipotesi, ma mi sembra comunque interessante capire la tesi dell’autore.
Sappiamo che spesso la incapacità di intendere e di volere è una formula molto difficile da diagnosticare , il libro spiega un ampio spettro di fenomeni diversi nella loro gravità: dalla guerra ai comportamenti scorretti, dai comportamenti antisociali agli omicidi.
Lo studio e le ricerche sui disturbi di personalità, autismo/psicopatia/ narcisismo, dimostrano circuiti neuronali simili, con esiti molto diversi nelle scelte delle persone affette da tali problematiche. Il comportamento di una persona autistica è profondamente diverso dalla modalità di uno psicopatico, ma anche nelle neuroscienze il dibattito tra il determinismo genetico e l’ambiente è importante, per cui sei si nasce con una scarsa empatia è poi l’aspetto ambientale che porta ad un certo sviluppo evolutivo.
Questo libro ci dà indicazioni interessanti, non esaustive. La scienza di fronte alla soggettività del percorso umano è debole, ne possiamo sconfessare alcuni assunti,ma è importante poter darci delle risposte: autodifesa, controllo? Forse si.
 

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