L’egoismo è finito

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Sto leggendo il nuovo libro di Antonio Galdo sull'egoismo. A ogni pagina, trovo un motivo in più per fare comunità. Non perdete tempo, leggetelo anche voi. Ci sono mille modi che, unendoci, ci fanno vivere meglio.

 

Per decenni abbiamo rimosso il desiderio vitale di stare insieme rinunciando all’energia sprigionata da una comunità quando prendono corpo i legami che saldano persone e cose, luoghi e identità, interessi e sentimenti. Tutto è ruotato attorno all’io, escludendo il noi, e l’egoismo è diventato la principale leva dei nostri comportamenti, individuali e collettivi. Ma l’egoismo non può funzionare come bussola di una civiltà. La Grande Crisi marca la fine di un paradigma, di un pensiero unico, e ci spinge alla ricerca di nuovi fondamentali, non solo economici. In questo senso l’egoismo è finito.

È finito perché, come diceva Aristotele, «non si può essere felici da soli». Il cambio di paradigma, come dimostrano le storie raccolte in questo libro, non è solo un’aspettativa del futuro: è già in atto. Storie di persone altruiste, di città pensate per condividere i luoghi, i trasporti e gli spazi. Concezioni nuove dell’abitare, attraverso le frontiere del cohousing o dell’housing sociale. Una nuova condivisione verde, dagli orti urbani agli orti verticali, i «grattaverdi». Il fascino efficace del baratto, contro il piacere individuale del possesso. La condivisione delle idee, attraverso le tecnologie della Rete. Una nuova concezione del lavoro e dei luoghi in cui svolgerlo, attraverso il coworking.

 

4 pensieri su “L’egoismo è finito

  1. silviadelcuore

    Può darsi che l’era ell’egoismo sia finito ma non quella del senso di rivalsa e del mogugno che riesce a esprimere il peggio di noi. Peccato. Comunque la segnalazione è promettente. Grazie! Ho proprio bisogno di letture così

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  2. orckidia

    Penso alla società solidale che mi raccontava mia nonna. Una ragnatela dove tutti erano collegati, e dove non arrivava uno arrivava l’altro. Aiuti semplici, come un tozzo di pane al figlio del vicino che invocava merenda, ma mamma si faceva sorda perchè merenda non c’era. In piccoli rioni e piccoli paesi queste ragnatele hanno tenuto abbastanza, è la metropoli (anche piccola) che ci allontana e rende… soli. Ma pure i tempi, purtroppo non ci si può fidare di tutti, comunità va benissimo, ma state accorti.

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  3. vronskj

    Noi che abbiamo più di 50 anni, conosciamo bene la condizione di mettere in comune tutto, e privilegiare la solidarietà rispetto all’egoismo, è stato uno dei capisaldi degli anni ’60.
    Ma la rete solidaristica di cui parla Orckidia,ahimè, necessitava anche una diversa logistica, quella dei piccoli centri o dei quartieri, che credo oggi si possa ben difficilmente riprodurre. Tuttavia,tentar non nuoce. Ma diciamocelo, chi veramente sentiva questa esigenza,non ha mai smesso di pensarla in un certo modo. Le mode sono esteriorizzazioni artificiali, e artificiose, il sostrato umano non cambia mai,nel bene come nel male.

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