Mamme acrobate

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“La mamma acrobata è una donna che aspira a una esistenza nella quale ci sia posto per tanti ingredienti diversi: il lavoro, la maternità, l’amicizia, l’amore, i valori personali, i sogni per il futuro.” Ecco come definisce Elena Rosci le mamme di oggi, in precario, talora divertente, talora angosciante equilibrio sul filo della vita, senza rinunciare alla felicità. La loro parola chiave è "in bilico". Tra passato e futuro, tra figli e lavoro, tra realizzazione degli altri e realizzazione di sé. Lasciata alle spalle la sicurezza della famiglia tradizionale e di modelli di riferimento compatti, solidi, inattaccabili, le mamme acrobate vivono nell’incertezza: di valori, di ruoli, di identità. Ma l'incertezza, come si sa, può anche essere vissuta come occasione, per cambiare, per migliorare, per inventare nuovi sentieri da esplorare. In questo loro viaggio creativo, le mamme acrobate riconoscono le loro contraddizioni, rinunciano all’onnipotenza e, soprattutto, ammettono l’ambivalenza dei sentimenti. L'amore implica anche invidia, aggressività, stanchezza, fatica, noia. Eppure, è ciò che dà senso alle nostre vite, a patto che si sappia ascoltare quello che ci viene detto dai nostri bambini, e che si sappia cambiare direzione se la situazione lo richiede. Non è facile rimettersi sempre in gioco, ma è proprio nel continuo domandare senza aspettarsi risposte che le mamme trovano la loro forza, anche quella di ritentare dopo aver sbagliato. Alla fine, ciò che le accomuna è la ricerca, l’aspirazione a un equilibrio che si trova soltanto rischiando la propria fantasia, i propri sogni, la propria fragilità.


 Venerdì 6 in edicola con il Corriere della Sera

3 pensieri su “Mamme acrobate

  1. silviadelcuore

    Mi identifico in pieno in questa descrizione. Mi spiace che in Tranquilla non ci sia più la “mamma acrobata” con la quale abbiamo condiviso tante gioie, e racconti: era un bel momento tranquillo.

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  2. Alessandra Mascaretti

    E’ che le acrobazie diventano sempre più complicate e lei non ha più nemmeno gli occhi per piangere! Ma se vuoi potremmo riprendere insieme, in sordina, nelle pause, negli intervalli tra un trapezio e l’altro…

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