Il cuore in mano

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Da almeno trent' anni Milano parla male di sé. In tempi di crisi può essere utile incoraggiare il cambiamento per portare a galla nuove energie e uscire dal quel circolo vizioso che ha condizionato le tante false partenze della città. Bisogna indagare la città sconosciuta dei nuovi quartieri, spiegare se è meglio del mortifero centro storico che la sera si spegne come una candela, se ci sono vitalità interessanti da far emergere, se i sentimenti e le passioni di tanti giovani che si muovono dietro gli anonimi palazzoni di periferia racchiudono speranze ed entusiasmi da coltivare. Salvatore Carrubba è andato a cercare lontano dai salotti, dagli stereotipi modaioli, dal radicalismo chic che per anni ha inchiodato Milano a girare intorno a se stessa, il cuore di una città tante volte dato per scomparso. E Il cuore in mano (Longanesi, pp. 204, 14,50) è il titolo del saggio che invita a guardare Milano con un occhio diverso, a leggere nelle pieghe della società minuta un cambiamento in corso che la città oggi vive, ma non sa ancora riconoscere. Un libro eccentrico, peripatetico, impressionistico e fazioso, avverte l' autore, ex direttore del Sole 24 Ore ed ex assessore alla Cultura nella giunta Albertini, liberale nei principi e rigoroso nelle analisi. Per lui (ma non è il solo a pensarla così) è fuori dalla cerchia dei Navigli e dal quadrilatero «vipposo» del centro la grande occasione di Milano per crescere e ricreare quel sentimento di appartenenza che è stato forza trainante della città. Se non vuole diventare un agglomerato indistinto di strade e di case, la città deve cessare di guardarsi con la lente dei rimpianti e dare passione, inventiva e iniziativa ai suoi quartieri che sempre più diventano, con i prezzi impossibili del centro, i luoghi dei giovani e delle nuove famiglie. La periferia milanese non ha salotti da esibire o nomi importanti da presentare: necessita di cure, di verde, di presidi sociali e culturali, di essere liberata, al pari del centro storico, del mefitico traffico che l' assedia, di avere servizi e funzioni che la miopia della politica ha concentrato nel raggio corto attorno al Duomo. Carrubba si addentra con curiosità e affetto nei luoghi e nelle strade dove è difficile essere ragazzi, e avverte un sollievo quando incontra preti di trincea, volontari che fanno assistenza, presidiano il verde e organizzano doposcuola, circoli che mantengono una funzione culturale, biblioteche (che lui da assessore ha contribuito a salvare) sempre più frequentate da ragazzi. E detta l' agenda di un rinnovato riformismo milanese: periferie, urbanistica, ordine pubblico, integrazione, lavoro, cultura, welfare. A Milano ci sono ancora treni che passano, conclude. Ma la città si deve amare: viverci deve essere una grande opportunità, non una condanna.

Un pensiero su “Il cuore in mano

  1. Lina Sotis

    Un libro essenziale per chi ama e vive a Milano, ma anche molto interessante per capire come si evolvono le città. Vivo a Milano da 50 anni e ce l’ho ritrovata tutta.

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