Il vero Don Giovanni

di

Mentre ascolto alla radio il Don Giovanni scaligero, penso che solo il genio di Mozart
e di librettista come da Ponte potevano costruire un tale capolavoro su un personaggio tanto ignobile.
Lasciando da parte lo spagnolo Tirso de Molina (1584-1648) che sembra concepisse don Giovanni (El burlador de Sevilla) e Molière che gli dedicò una commedia, voglio invece raccontarvi dell'uomo in carne e ossa che forse ispirò Wolfgang con le sue discutibili gesta e innumerevoli avventure. Armand de Vignerot du Plessi duca di Richelieu nacque a Parigi nel 1696 e morì nel 1788, dunque Mozart fece in tempo a sentir parlare di lui, e forse anche a conoscerlo.
Era nipote del famosissimo duca di Richelieu, quel potente ministro di Luigi XIII immortalato da Alexandre Dumas, che ne fece il "cattivo" per eccellenza nei Tre Moschettieri.
Armand fu abilissimo cortigiano, diplomatico, soldato di vaglia, maresciallo di Francia, politico, ruffiano reale ma soprattutto fu il più celebre donnaiolo del regno sotto ben tre regni. Cominciò la sua carriera galante sotto Luigi XIV, ascese a sex-symbol durante la reggenza di Filippo d'Orléans e mantenne saldamente la pole-position di grande amatore durante il regno di Luigi XV, cui presentò più di una bella figliola con cui sollazzarsi. Fu lui a presentare una bellissima prostituta al re, ormai anziano: scandalizzando la Francia e l'Europa intera, ella divenne in breve tempo sua favorita e contessa du Barry.
Le duchesse si sfidavano a duello per lui e le borghesi pudibonde infrangevano i voti matrimoniali, le artiste speravano di avere la sua attenzione, le popolane non gli si rifiutavano, nessuna sfuggiva al suo fascino; e la sua insaziabile intraprendenza non rinunciava a nessuna donna.
Travestimenti, sotterfugi, passaggi segreti, fughe rocambolesche dai tetti, tutto osava per togliersi il capriccio del momento.
La sua seconda moglie lo adorava e non si sognò mai di restituirgli le corna, benché lui la ricompensasse solo con la sua indifferenza. Impalmò la terza a 84 anni.
Quando il duca morì, trovarono i suoi cassetti pieni di lettere d'amore di dame che lo supplicavano di un incontro, di una notte d'amore, anche solo di un'ora di passione; molte altre lettere, piene di suppliche, giuramenti e rimorsi, non erano neppure state aperte; e poi una profusione di ciocche di capelli intrecciate, anelli, pegni d'amore di ogni tipo.
A me piace ricordare un aneddoto, che accomuna il duca a molti uomini: per introdursi da una delle sue amanti, affittò una casa che una stretta viuzza separava da quella dell'amante. Poi pose un'assicella tra una finestra e un lucernaio della casa di fronte, che la cameriera della dama aveva lasciato opportunamente aperto, e passò arditamente su quel fragile ponte traballante. Sul far del giorno, al momento di ripassarci sopra, il maresciallo lo trova troppo pericoloso, gli sembra che l'asse si sia rimpicciolita, e la cameriera lo sprona inutilmente, ma …anche ricordandogli gli inconvenienti della situazione e quelli della dama, lui resiste. “Ma insomma” lo sprona lei “Vi siete pur già passato sopra!” “Sì” le risponde “ma era prima e allora si passerebbe anche nel fuoco. Ma dopo è ben diverso.” Niente poté convincerlo: si dovette nasconderlo in un armadio e poi farlo uscire sotto travestimento.

Un pensiero su “Il vero Don Giovanni

  1. manu52

    Per una piena comprensione del Don Giovanni di Mozart,che non è che un lontano parente di quello letterario,come ebbe a dire anche Kirkegaard,per il quale era tutt’altro che una personalità ignobile, indispensabile la lettura di Massimo Mila, Lettura del Don Giovanni di Mozart, Einaudi. Interessante, coinvolgente e pieno di sorprese.

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