A testa alta, regia di Emmanuelle Bercot

di

a testaChissà se Malony – ormai diciottenne e soprattutto padre – riuscirà a camminare a testa alta oltre la sequenza finale del film lungo la strada della vita e lasciarsi così alle spalle il tribunale – da dove è entrato e uscito per dodici anni, ne aveva sei quando la madre drogata e incapace di prendersene cura lo abbandonò – e un percorso segnato da scatti d’ira, rabbie ingestibili, pulsioni violente e incontrollate, bravate e fughe tra centri d’accoglienza, giornate in carcere e colloqui con Florence – un giudice minorile – e Yann – un assistente sociale che in Malony rivede se stesso.

Chissà, perché A testa alta ha un finale forse troppo consolatorio e ottimista, d’altronde l’intento della regista è dimostrare che anche la vita più perduta, più irrecuperabile e più autodistruttiva può avere la possibilità di un domani migliore laddove esista qualcuno disposto a tenderle una mano.

Nulla di nuovo, il cinema è pieno di ragazzi difficili – da Truffaut, ai fratelli Dardenne, a Van Sant passando per Cani perduti senza collare di Jean Delannoy con Jean Gabin –, a ogni modo Rod Parodot è bravo ed efficace nel ruolo di un adolescente arrabbiato, zero empatico e in lotta col mondo e poi è sempre divina che più divina la divina Catherine Deneuve, il giudice minorile.

 

 

Un pensiero su “A testa alta, regia di Emmanuelle Bercot

  1. pierfranco bianchetti

    “I ragazzi perduti nella Francia degli anni Cinquanta e in quella di oggi”
    Una grande emozione suscitò nel 1955 il film diretto da Jean Delannoy “Cani perduti senza collare”, interpretato da un Jean Gabin in splendida forma nel ruolo di Julien Lamy, un giudice del Tribunale dei Minori, buono, giusto e impegnato nel difendere la dignità dei giovani disadattati, tra i quali il quidicenne Francis che vive con i nonni in stato di grave disagio e a breve diventerà padre avendo messo incinta la sua ragazza Sylvette. E ancora Alain un giovane piromane orfano fuggito dall’istituto che lo ha preso in affido. Vi è inoltre Gérard la cui madre è una prostituta che fortunatamente trova la strada giusta nella professione di acrobata. Non tutti i casi affidati al magistrato hanno un lieto fine.
    Il destino di Francis e Sylvette non sarà positivo. Più coraggioso Delannoy termina la sua pellicola evitando il solito lieto fine perchè nella vita si sa non tutto finisce bene………
    Un film da vedere in Dvd e mettere a confronto con “A testa alta”.
    ll cinema grande mezzo di crescita personale e culturale alla portata di tutti……

    Replica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *