Dal 19 al 27 settembre a Milano: LE VIE …
C’è chi non se ne perde nemmeno uno, c’è …
Buthan. Uno dei paesi più nascosti, segreti, riservati della catena himalayana s i apre finalmente al turismo e , il paese che calcola non il pil ma il tasso di benessere degli abitanti, permette finalmente una maggiore circolazione ai turisti stranieri a patto che rispettino rigorosi canoni ambientali. Per permettere questo impatto soft numerose le catene alberghiere che stanno aprendo il loro lodge all’eco turismo e basi per trekking tra montagne e monasteri buddisti.
Marsiglia. La sua anima bohemien un po’ noir da legione straniera si stempera e si mescola con l’arte e l’architettura. Nominata Capitale europea della cultura di quest’anno, ripulisce quella tradizionale aria da set di film o romanzo giallo e città multietnica nord africana per diventare scenografia contemporanea di performance d’arte d’avanguardia , mostre e spettacoli. Una vecchiao granaio, Le silo è diventto teatro, una vecchia fabbrica dei tabacco una moderna installazione, un capannone sul porto un centro polifunzionale firmato dai soliti archistar.
Marocco. Un paese che non tramonta mai e non esce mai completamente dalle agende dei viaggiatori appassionati del nord Africa. Non più e non solo la evergreen Marrakech ma la più ruspante e autentica Essaouira sul mare (set del felice Otello di Orson Welles) e porta di ingresso per il grande sud del paese, sia verso la costa atlantica verso il deserto al confine con la Mauritiania e verso minuscoli paesi perle come Mirleft, meta amata dai surfisti e dagli hippy di tutto il mondo già nei Sessanta e Settanta.
Amburgo. Città anseatica e una volta tutta concentrata sul suo porto e sull’editoria ora sta rubando la scena a Berlino anche come meta dei flussi giovanili europei. Ancora cara rispetto ai prezzi della capitale tedesca , Amburgo tuttavia sta puntando su nuovi musei e sul cambio di destinazione delle innumerevoli mega strutture portuali trasformati in spazi laboratorio, atelier d’artista, e loft abitativi con la conseguenza di stravolgere completamente gli stessi ritmi di vita della capitale anseatica ora molto più by night.
Prima puntata di una piccola personalissima classifica delle cinque destinazioni più interessanti , delle mete ideali della primavera estate 2013 su cui eventualmente cominciare a riflettere e magari iniziare a organizzarne il viaggio:
Polonia
Destinazione sempre di tendenza. Momento felice e atmosfere di grande energia creativa sia la capitale, messa a nuovo dai grandi restauri che l’hanno trasformata in un set teatrale ma anche Cracovia, l’unica città polacca sopravvissuta intatta ai bombardamenti tedeschi (I nazi, fedeli burocrati la risparmiarono perché rientrava in un distretto amministrativo considerato direttamente germanico e non territorio occupato). Ma non c’è solo tradizione, cristianità, memoprie del pappa Wojtyla. Cracovia è stata anche la patria del grande pittore e regista e autore teatrale tadeus Kantor e sede del suo laboratorio Cricoteka. Ora proprio sulla riva della Vistola si sta ultimando la costruzione di una nuova grande sede che ripoterà la città al centro della scena teatrale europea.
Un itinerario facile e alla portata di tutti e al tempo stesso ricco di suggestioni per chi parte da Roma.
Inizia con una classica sosta a Orvieto che però tra lo splendore del Duomo, il fenomenale Pozzo di San Patrizio, l’originale funicolare( che fino a qualche tempo fa funzionava solo con il peso dell’acqua) , vicoli e piazze del centro storico, botteghe di artisti ( come il maestro del legno Michelangeli) già vale un viaggio (basti pensare che nella centrale piazza del popolo, una grande chiesa sconsacrata è stata destinata a diventare una originalissima catttedrale della musica jazz con raccolte di cd e vinili e grandi foto di musicisti altrove introvabili). Ma l’avventurosa gita continua puntando verso nord.
Lungo la statale Umbro-casentinese, all’altezza di Città della Pieve, dove nei bar e nei locali rimangono tracce del magico momento di gloria quando la cittadina (patria per altro del Perugino e set a suo tempo dei film dei fratelli Taviani) fu scelta dalla troupe della serie tv Carabinieri.
Si imbocca qui la strada che da Monteleone attraversa prima Monte Gabbione, poi Monte Giove, circonda il minuscolo e panoramicissimo borgo di Greppolischieto, scelto come buen retiro dalla famiglia Fendi, per perdersi tra uliveti e boschi di querce. Qui improvvisamente un altro miracolo: dietro le mura dell’antico convento della Scarzuola fondato dallo stesso san Francesco nei suoi vagabondaggi tra Umbria e alto Lazio e intitolato alla povera erba che si trovava nella zona, si nasconde una vera e propria perla. Una intera città ideale pensata e realizzata nella prima metà del 900 da un fantasioso architetto milanese Tommaso Buzzi (e ora gestita per le visite dal nipote Marco Solari) che comprende tra citazioni di pietra di celeberrimi monumenti anche una mezza dozzina di veri teatri all’aperto, torri di Babilonia, simboli massonici, mega statue di nudi, percorsi iniziatici… davvero un luogo imprevedibile e fuori dal comune.
La Sicilia non può mancare tra le possibili scelte pasquali. Se ci si vuole immergere nelle vivaci e secolari tradizioni religiose basta puntare su Trapani dove si tiene una delle settimane sante più forti e sentite dell’isola. Per 24 ore a partire dalla notte del Venerdì Santo, nella processione dei Misteri le statue dei santi protettori delle diverse confraternite dei mestieri lasciano la chiesa del Purgatorio e lentamente, al passo strascicato dei portatori detto annacata, perché le statue ondeggiano a destra e a manca ricordando l’andatura degli ubriachi, vengono portate in spalla lungo un percorso che attraversa tutto il centro della bella città sul mare, da qualche anno perfettamente restaurato.
Più laico più naturalistico ma meno conosciuto è un giro pasquale nella Sicilia dell’interno nord orientale che si risveglia alla primavera. La catena dei Nebrodi svela i resti della Magna Grecia di Alesia, protegge i boschi di querce di Caronia, il lago Biviere di Cesarò, le rocche del Castro per poi finire in mare all’altezza di Capo d’Orlando dove c’è il castello omonimo. Una volta sulla costa conviene putntare verso Palermo e dopo pochi km ci si imbatte nel’originale Atelier sul mare di Castel di Tusa, un prezioso albergo – museo d’arte contemporanea unico al mondo, creatura di Antonio Presti, frequentato anche dal nuovo presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta dove ogni stanza è stata disegnata e realizzata da grande artisti come Mario Ceroli , Piero Dorazio, Mauro Staccioli e persino Danielle Mitterand. Infine, immancabile la sosta a Santo Stefano di Camastra e la visita a una delle decine di laboratori e atelier di maestri della ceramica unici rivali sull’isola dei più titolati ceramisti di Caltagirone.
Beh se si vive già a Sud e si vuole scoprire un itinerario pasquale insolito proponiamo un gran tour in una Calabria davvero fuori dalle rotte più battute: da Cosenza a Reggio per seguire la settimana santa nei paesi dell’interno, tra Aspromonte e Sila, a Tiriolo o a Maida, nel borgo abbandonato di Pentadattilo, tra le coltivazioni di Bergamotto di Melito Porto Salvo o meglio ancora raggiungendo la arroccata e mitica certosa dei frati di Serra San Bruno dove si respira l’aria millenaria e dove si raccontano le leggende dei suoi misteriosi e celebri ospiti, e dalla quale in certe giornate luminose si vedono entrambi i mari, il Tirreno e lo Jonio, da Tropea a Soverato.
Voglia di sole e di Sud di sicuro dopo questo noioso prolungarsi dell’inverno. Ecco alcuni suggerimenti per una breve fuga di mezzogiorno. Bastano due giorni e meno di due ore di aereo per cambiare panorama, clima e profumo: in pochi km e poche decine di minuti, la splendida Medina di Tunisi, le terme e la tjhalasso in riva al mare de La Residence, la mitica artigiana del vetro sulla corniche di La Marsa, le rovine e il porto punico di Cartagine, il villaggio bianco e li portoni blu di Sidi Bu Said, poi una puntata sulle spiagge del golfo di Hammamet. What else?
Siete rimasti tra quelli, per la verità sempre meno numerosi, che scelgono l’auto per viaggiare? Le mete non lontane da casa e dove è ancora provare l’emozione del distacco dall’urban way of life non mancano. Per chi vive nel nord ovest c’è la vera e propria wilderness a un’ora da Milano rappresentaa dalla Val Grande. In cima al lago Maggiore, subito a nord del lago di Mergozzo, si abbandona la larga e comoda val d’Ossola e ci si inerpica in una valle laterale su una strada sempre più stretta al bordo di burroni, scavata nella roccia . Si possono fare passeggiate o veri e propri trekking , dormire nei rifugi, negli ostelli e in graziosi e spartani bed and breakfast in minuscoli paesi dove però non manca la chiesa, il campanile la piazzetta e dove nel passato persino il pane si portava ogni tanto a dorso di mulo o direttamente nelle gerle sulla schiena.
Ma chi l’ha detto che la festa degli innamorati debba ripetere stucchevoli percorsi e prevedibili itinerari (anche perché la via dell’amore alle Cinque terre rischia sempre di essere chiusa per improvvisi crolli o smottamenti). Per chi comunque ama quella magica costiera sugggeriamo di tornare a Vernazza per scoprire,m anche in due, la capacità di risorgere di questo bel borgo dopo l’alluvione dell’ottobre del 2011. Residenti e ospiti (persino l’archistar Richard Rogers) si sono dati da fare per riportare con successo all’antico splendore il paesino in riva al mar Ligure. Più romantico di così c’è solo Venezia. Ma anche in pieno post-carnevale (san Valentino arriva subito dopo gli ultimi fuochi d’artificio) si trovano angoli segreti dove sognare a occhi aperti e godere un’atmosfera di bellezza e armonia. Santa Maria dell’Orto ad esempio nel sestiere popolare di Cannaregio, con la chiesa di stile gotico veneziano (dove è sepolto il Tintoretto) il bel campanile e il suo silenzioso magnifico chiostro è il luogo ideale della laguna dove scambiarsi discretamente eterne promesse.
Bisognerà invece aspettare marzo per approfittare della riapertura de La Venissa, delizioso ristorante e ostello alle Fondamenta Santa Caterina, a Mazzorbo sull’isoletta collegata a Burano da un lungo ponte di legno. In questa testimonianza vivente della sorprendente cultura contadina in piena laguna legata alla produzione di vini e ortaggi si possono passare i primi giorni di primavera nel modo meno scontato e più frizzante possibile.
La rivincita del Bembo
Nei programmi scolastici lo saltavamo bellamente o al massimo lo consideravamo un minore. Errore grave da matita blu. Che viene riparato dalla mostra dedicata a lui nella sua città di elezione, Padova (fino a maggio). Pietro Bembo( veneziano e figlio cadetto di doge) era veramente un personaggio curioso, interessante, moderno e all’avanguardia anche per i suoi tempi , il Rinascimento, estremamente frizzante. Artisti e papi (Cosimo de Medici di cui fu segretario particolare, una specie di padre George), riformatori( Erasmo da Rotterdam) e intellettuali ruotavano intorno a lui. E il Bembo ne approfittava per mettere insieme una delle più belle collezioni d’arte al mondo (da Bellini a Tiziano, da Mantegna a Raffaello) tanto che si dice che la “casa delle muse” dove raccoglieva i suoi tesori abbia dato origine al nome e al concetto di museo moderno. Subito dispersa con la sua morte dal figlio che ignorò gli ultimi desideri del padre.
Oggi la collezione personale dopo 500 anni è stata rimessa insieme. E già questo è un motivo enorme di richiamo per visitare ora Padova, città forse troppo messa in ombra da Venezia e troppo segnata dalla presenza del santo (Antonio naturalmente) e dal flusso di pellegrini e devoti, per mettere in mostra chicche e tesori davvero attraenti.
Si gira comodamente a piedi o in bicicletta e questo rende tutto più gradevole. Le piazze delle Erbe, della Frutta, dei Signori, Garibaldi, sono ampie e ben sistemate e costellate di bar e caffè dove impera lo spritz (bisogna dire anche tra qualche proteste notturne dei residenti). Mancano i grandi palazzi signorili di Venezia, Verona, Vicenza. La città dei “gran dottori” fu sempre abitata da un ceto colto intellettualmente, i professori, ma privo di grandi sostanze economiche.
L’università
Padova è infatti una città piena di giovani e universitaria per eccellenza (seconda più antica dopo Bologna, l’università risale al 1222 e ha avuto docenti del calibro di Galileo Galilei, Copernico , Francesco della Rovere (papa Sisto IV) , Pico della Mirandola , Leon Battista Alberti , Francesco Guicciardini , lo stesso Bembo , Torquato Tasso , Paolo Sarpi , Telesio e Campanella.
Anche gli studenti vip non mancarono: Carlo Goldoni , Ugo Foscolo, Giacomo Casanova e non ultima Elena Lucrezia Cornaro Piscopia , prima donna al mondo a laurearsi in Filosofia, nel 1678). Prima di arrivare a palazzo Bo (ex albergo del Bove , da qui il nome) sede dell’università dove si trova anche il primo gabinetto di autopsia o teatro anatomico (proibito dalla chiesa ma tollerato da Venezia) che ospitava fino a 200 studenti intorno al tavolo settorio, non bisogna perdere la celeberrima Cappella degli Scrovegni con il ciclo degli affreschi di Giotto ma neppure la vicina chiesa degli Eremitani , testimonianza del più grande delitto della storia moderna dell’arte. Durante la Seconda Guerra Mondiale, marzo 1944, una cannonata americana distrusse anziché le postazioni nemiche la più grande serie di affreschi firmate dal Mantegna nell’abside della chiesa. Con il tempo e l’azione dei computer, in parte sono stati recuperati, frammento per frammento, fotografati, scannerizzati e rimessi nella posizione originale. Un monumento alla follia della guerra e all’ostinazione della scienza.
La piccola Venezia
Altra meraviglia di Padova è il sistema di canali che prendendo acqua dal fiume Brenta e circondano la città sul modello di Venezia che non a caso governò la città per quattro secoli dopo aver fatto fuori fisicamente la famiglia dei signori locali, i Carraresi. Dall’imbarco alle Porte Contarine al Bastione Castelnuovo fino al Portello
Il teatro
A pochi passi dal prato della valle, la piazza più vasta della città, un altro tesoro nascosto: la Loggia e l’Odeo Cornaro. Due capolavori del Rinascimento padovano. Edifici e giardini pensati in funzione di fondali teatrali dove rappresentare spettacoli di varia natura tra cui quelli licenziosi e corrosivi del Ruzante.
Il Modernismo
Cambio totale di scena per godersi il Palazzo Liviano, incorporato nel palazzo del Capitanio (i governatori militari mandati qui da Venezia a controllare la città). Il nome è antico ed è un omaggio a Tito Livio ma la costruzione è un bellissimo esempio dell’architetura del regime fascista: la firma è di Gio Ponti, gli affreschi di Massimo Campigli, la scultura di Arturo Martini.
La civiltà del caffé
Stanchi? Meglio una sosta in un caffè sotto il vasto palazzo della Ragione, l’antico tribunale, che divide le due piazze dei mercati della frutta e della verdiura, un enorme spazio a due piani utilizzato per mostre di arte contemporaneea (io ne ho visto una bellissima con le installazioni video e sonore di Plessi) con i cicli delle stagioni e i segni zodiacali affrescati sulle pareti. O spostarsi di qualche metro per sedersi a un tavolo dello storico caffè Pedrocchi, la prima casa del caffè inventato dal bergamasco Antonio Pedrocchi 241 anni fa, nel 1772 per gustare le prime tazzine dal magico aroma. E mai frequentato per un’antica leggenda dagli universitari prima della laurea, pena il mancato raggiungimento della stessa.
La capitale britannica non perde un colpo e si scrolla di dosso velocemente il manto di neve che l’ha imbiancata per il breve spazio di un weekend. Anzi il riflesso sul bianco di un improvviso sole primaverile le dà un’ulteriore “luccicanza” e la conferma una delle città più dinamiche e inesauribili, vicine all’Europa (la maggioranza dei britannici pare , secondo i sondaggi, favorevole a staccarsi dall’Unione del Vecchio Continente, ricambiata con la stessa moneta dai francesi, sempre secondo un altro sondaggio in questi giorni su tutti i giornali) .
Per rendersene conto in un weekend di inizio anno, basta una visita sul lungo Tamigi a Southwark all’altezza del London Bridge dove si staglia la sagoma cristallina e piramidale dello Shard of glass, il grattacielo più alto d’Europa( 310 metri) firmato da Renzo Piano.
Si trova in una zona già ad alto tasso di attrazione turistica con la ormai classica Modern Tate (in cartellone tra le altre, una originale mostra, “The bigger splash”, la pittura dopo la performance) e le commedie del Globe Theatre shakespeariano, oltre che con il nuovo mercato a km zero più trendy della città, il Borough Market: cibi e ingredienti, verdure e frutta freschi, bio, “organic” e naturali , per tutti i gusti , da mangiare sul posto o da portare a casa.
Di tut’altro genere il Market di Dover street, zona Piccadilly, dietro a Old Bond Street e al più antico e blasonato hotel londinese, quel Browns, frequentato da Lord Byron, la Regina Victoria e Winston Churchill per la sua gustosa cerimonia del te.
Nel Dover Market si trova il meglio della moda e del design d’Inghilterra e del Vecchio Continente. Quattro piani di pezzi unici e di gran pregio in ambientazioni diverse ma tutte raffinate.
Per rimettersi dallo shock dei prezzi, tarati sul tenore di spesa della nomenclatura russa del petrolio , basta però una tazza di te e una fetta di apple crumble caldo, consumati nella comoda e rilassante caffetteria dell’ultimo piano, avvolti da una energetica colonna sonora.
Per fare shopping davvero meglio il grande emporio All Saints di Notting Hill e di Cambden Lock o i megastore di High Street Kensington come Urban Fitters dove domina in questo momento la favorevole legge del saldo.
Per completare il weekend con un’immersione nell’arte, da non perdere nella classica Royal Academy, proprio di fronte all’immancabile Fortnum and Mason, la monumentale mostra dedicata a Edouard Manet. O per chi ama sperimentare di più, una visita all’ Ica, Institute of Contemporary Art, sotto il colonnato di Lancaster House, sul Mall, a un passo da Buckingham palace: qui esposizioni di pittura, fotografia e proiezioni di film d’autore come “C’era una volta il Giappone”.
Una destinazione marzolina sempre in auto e moto ma più gourmet? L’itinerario piemontese-ligure che partendo da Costigliole d’Asti (ricordate la Contessa di Castiglione?) tocca Agliano e Canelli (gastronomia e bollicine Gancia), poi si dirige verso S. Stefano Belbo (patria di Cesare Pavese), risale sulla rocca di Grinzane Cavour (nel castello una fornita enoteca e tracce del suo più famoso sindaco, il conte Camillo Benso), si ferma a La Morra per testare il barolo, poi Monforte d’Alba, patria italiana dei Catari, e infine scende fino al mare avendo come meta Albissola, la patria dei grandi artisti della ceramica
Carnevale? Uguale Rio. Rio de Janeiro of course. Così come Venezia o Viareggio o Ivrea. E ognuna di queste località ha le sue buone motivazioni per attrarre i patiti della festa, del travestimento e del martedì grasso (che dura fino a sabato per i fortunati milanesi). E’ lì la festa, Rio in particolare visto che tra i mondiali di calcio dell’anno prossimo e le olimpiadi di due anni dopo sta ripulendo la sua immagine e diventando non solo un hub del divertimento ma anche un polo culturale di grande richiamo ( nuovo museo sull’area del vecchio porto, la Città delle Arti…). Perchè se uno se lo può permettere evitare i bagni di folla e precedere i vacanzieri dello sport?
Per chi voglia invece trascorrere un carnevale alternativo, via dalla pazza folla dai perepepè e dai coriandoli, suggeriamo qualche meta altrettanto attraente ma meno di gruppo. Gli olandesi non sono nella top list dei popoli festaioli ma Amsterdam è come se suonasse le sue trombe celebrando nel migliore dei modi i suoi 400 anni da quando fu scavato il celebre anello di canali che la circonda: riapre dopo 10 anni il mitico Rijksmuseum, il museo del design Stedelijk chiuso da 9 e il Van Gogh museum anch’esso chiuso da qualche anno. E trovandosi in Olanda non è da trascurare l’idea di tornare 20 anni dopo a Maastricht, il piccolo borgo medievale che diede inizio all’Euro, incuneato tra Olanda Germania e Francia una cittadella universitaria con una famosa scuola di design e circondata da boschi dove si nascondono attrezzate terme di acque calde.
Alla scoperta del massiccio del Sirino una delle riserve naturali più belle della Basilicata in provincia di Potenza, parte del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano – Valdagri – Lagonegrese.
Sulle sue cime , oltre i2000 metri, si garantisce un buon innevamento per tutto l’inverno. Qui si può praticare sci alpinismo e sci di fondo.
Il Massiccio del Sirino offre inoltre l’opportunità, di praticare trekking e Nordik Walking in particolare tra i vasti e incantevoli boschi di faggi o lungo le rive del lago Laudemio (o Lago Remmo), di origine glaciale a1500 metri, circondato da una vera e propria foresta.
Nell’anno del grande ritorno della bicicletta, della riscoperta del fascino delle due ruote il problema è quello di trovare le condizioni e l’ambiente per goderci un weekend o una giornata ai pedali al riparo dai rischi automobilistici .
Tra tutti gli itinerari sicuri, una destinazione ideale per la bici è il delta del Po. Il Polesine infatti, considerata la Camargueitaliana del Nord Est, è zeppo di piste dedicate alle due ruote, ed è un territorio naturalistico spettacolare e ben conservato e i prezzi di bed and breakfast, specialmente in questo periodo, sono molto meno cari di quelli della vera Camargue. Meno di 50 euro in due (e i bambini sotto i 12 anni, 15 euro) a notte in ospitalità delle famiglie di campagna (www.polesineterratraduefiumi.it)
La mostra romana di Vermeer alle Scuderie del Quirinale è la mostra del momento da vedere nella capitale, per bellezza e rarità delle opere lasciate dal grande pittore olandese (in mostra solo 26 su un totale di 37 tele conosciute al mondo) (www.scuderiequirinale.it) .
Il problema è come cavarsela con l’ospitalità? Dove alloggiare? Ovviamente innumerevoli gli hotel e le sistemazioni per tutte le tasche ma sicuramente si può bilanciare location spettacolare e costi bassi scegliendo un appartamento con trattamento b&b in pieno ghetto e con una terrazza affacciata sulle più belle cupole barocche (in piazza Costaguti, tel. 3393848889) , oppure un giardino con stanze nel cuore del popolare quartiere di Trastevere. (Selarum Garden Loft , www.selarum.com )