Archivio dell'autore: Ilaria d'Andria

Cinema: “Tutti pazzi per Rose”, regia di Régis Roinsard

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1958, un piccolo villaggio in Normandia.

Per sfuggire al matrimonio con il figlio del meccanico del paese – combinato da suo padre – e a una vita tutta casa e niente sorprese, la ventunenne Rose Pamphyle si trasferisce in città alla ricerca di un lavoro come segretaria. Rose è parecchio imbranata ma è ambiziosa e scrive velocemente a macchina con due dita, Louis Echard – il fascinoso titolare dell’agenzia di assicurazioni che l’ha assunta – coglie al volo la sua propensione per la tastiera e si mette in testa di valorizzarla e di farne  la dattilografa più veloce della Francia, e del mondo. Non mancherà certo il risvolto romantico.

Che delizia la commedia diretta da Régis Roinsard e interpretata da Déborah François, Romain Duris e Bérénice Bejo: è veloce, colorata, luminosa e spiritosa ed è ricca di citazioni, omaggi e annotazioni – l’emancipazione femminile, l’abbigliamento, l’arredamento e ancora le acconciature e le montature degli occhiali – su quei tempi andati.

In conclusione, Tutti pazzi per Rose scaccia i pensieri e distende mettendo il buonumore addosso. Non sono cose da nulla, accomodatevi in sala e divertitevi!

Cinema: “La grande bellezza”, regia di Paolo Sorrentino

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Paolo Sorrentino racconta la crisi del nostro tempo attraverso lo sguardo del sessantacinquenne Jep Gambardella – disincantato giornalista mondano che fu autore, in gioventù, di un solo romanzo di successo – . Jep (Toni Servillo, sublime) – rassegnato al vuoto di un presente senza più occasioni e condannato all’eterno rimpianto di un passato che lasciava presagire un futuro diverso – ci guida per Roma tra feste con balli scomposti, cene in terrazza ed esibizioni artistiche incomprensibili che fustiga e verso le quali prova ribrezzo pur sguazzandoci e alimentandole con le sue cronache. Jep cammina, incontra, si agita e riflette in mezzo ad artisti vanitosi, scrittrici sputasentenze dotate solo dell’assenza di talento, nobili decaduti, cardinali esperti di cucina, bambine prodigio e ancora attricette senz’arte né parte e imprenditori sessuomani. In un continuo sterile blabla e in un crescendo carnevalesco di volti rifatti, volgarità, mancanza di valori, di prospettive e di speranze gli unici genuini si rivelano una spogliarellista con la malinconia negli occhi (Sabrina Ferilli, bravissima) e un poeta fallito (Carlo Verdone, magnifico) che troverà una via di uscita nel ritorno al suo paese, in provincia. Come si diceva, a incorniciare quest’affresco spietato e disperato di un’umanità alla deriva c’è Roma: talmente splendida da togliere il respiro, invitante e seducente con le sue forme classiche e le sue luci, ripresa soprattutto di notte e nella solitudine dell’alba. La grande bellezza prosegue nei titoli di coda: scorrono altri scorci di Roma e poi le indicazioni della bella colonna sonora arrivano verso la fine. E il film – potente e convincente nonostante le sue imperfezioni – ci accompagna anche una volta usciti dalla sala.

Cinema: “A Lady in Paris”, regia di Ilmar Raag

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Anne e Frida: due estoni si incontrano a Parigi. O meglio, all’inizio si scontrano.

Frida vive a Parigi da sempre dove ha condotto una vita anticonformista e ricca di passioni; Anne –  reduce da un passato difficile – è arrivata nella Ville Lumière per un lavoro di governante a casa dell’anziana conterranea. All’inizio, come si diceva, sono scintille: Frida non la vuole tra i piedi, la tratta con antipatia e freddezza invitandola a tornarsene al suo/loro paese.

Intanto Anne – dolce ma forte e ostinata – di sera si rigenera camminando e respirando l’aria frizzante di Parigi e di giorno sopporta la capricciosa e dispettosa datrice di lavoro; a sostenere Anne c’è Stéphane – ultimo e ancora affezionato amore di Frida alla ricerca di un diverso modo di starle vicino – .

Le solitudini delle due donne finiranno per incontrarsi e comprendersi e Anne e Stéphane – anche lui è solo – finiranno per innamorarsi, con la benedizione di Frida.

Delicato, raffinato, garbato, sottile, affettuoso: A Lady in Paris del regista estone Ilmar Raag è un film che conquista e si fa voler bene e molto del merito va – oltreché alla magia di Parigi – a Jeanne Moreau – ottantacinquenne charmant e con gli occhi che brillano – sublime e in parte nel ruolo di Frida,  sempre elegante e con una cascata di perle al collo dentro e fuori la bella casa zeppa di stanze e di ricordi.

Cinema: “Miele”, regia di Valeria Golino

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Ci vuole coraggio a debuttare alla regia parlando di morte, Valeria Golino lo ha avuto.

Irene – nome di servizio, Miele – porta la dolce morte a domicilio, su e giù per l’Italia laddove non c’è più speranza. Anche l’ingegner Grimaldi vuole farla finita, ma non perché sia un malato terminale; gode di ottima salute, si è solo stancato di vivere, nulla lo interessa più, tutto lo annoia, illusioni non ne ha e allora tanto meglio morire.

Irene, a seguito dell’incontro, è scossa da profondi interrogativi che rimettono la sua vita e le sue convinzioni in discussione.

Morte, moribondi, malattie, dolore, suicidio assistito, tutti argomenti respingenti: per quale motivo scegliere di vedere questo film? Molto semplice: perché Valeria Golino vuole soltanto far riflettere sulla morte e lo fa senza prendere alcuna posizione, senza straziare – si frena sempre un momento prima dello strazio – e senza puntare al melodramma e alle lacrime del pubblico;  come si diceva, la neoregista invita a posare pensiero e sguardo, e ci riesce benissimo pur inseguendo un po’ troppo la bella inquadratura.

Jasmine Trinca è Irene/Miele: brava e in parte.

Superlativo Carlo Cecchi – splendido e magnetico settantaquattrenne – nel ruolo del cinico e scostante ingegner Grimaldi.

Miele è l’unico titolo italiano invitato al Festival di Cannes 2013, nella sezione Un certain regard: congratulazioni e in bocca al lupo!

Cinema: “Viaggio sola” di Maria Sole Tognazzi

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Irene è un’ispettrice di alberghi di lusso, è sempre in viaggio  e i continui spostamenti su e giù per il mondo la tengono lontano da una relazione sentimentale fissa e in generale dalle persone. Un incontro nella Spa di un hotel di Berlino farà emergere le sue fragilità e le sue paure, costringendola a mettere in discussione la sua vita. Ma l’ultima sequenza di Viaggio sola è in aeroporto, in attesa del volo per Shanghai: Irene ha acquisito consapevolezza della sua scelta, ne ha valutato il prezzo e ha deciso di accettarlo. La bella commedia diretta da Maria Sole Tognazzi descrive con toni misurati i pregi, i rischi, le rinunce della libertà e la sottile linea di confine con la solitudine, Margherita Buy costruisce bene una donna moderna, se la cava Stefano Accorsi nel ruolo di  Andrea  – ex fidanzato di Irene nonché amico del cuore del presente e forse anche del futuro – e sono bravi gli altri interpreti.

E poi Viaggio sola è una ghiotta occasione per entrare in alberghi da sogno, dalla Svizzera al Marocco, dalla Puglia alla Toscana e via viaggiando.

Teatro: “Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo, regia di Toni Servillo

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Alberto Saporito ha sognato che il suo amico Aniello Amitrano è stato ammazzato dai vicini di casa ed è così convinto che il sogno dica la verità da denunciare la famiglia Cimmaruta; l’accusa si rivelerà infondata ma porterà a galla i lati peggiori di tutti – anziani e giovani, nessuno escluso -, in un girotondo di sospetti, accuse reciproche, invidie, bassezze varie e ipocrisie dove l’unico saggio sarà Zi’ Nicola, muto per scelta in mezzo a uomini che non sentono.

Le voci di dentro – commedia amara e pessimista scritta da Eduardo De Filippo nel 1948 per raccontare la deriva e la miseria morale dell’Italia del dopoguerra – riflette le tensioni e la sfiducia di quella di oggi. Toni Servillo firma la regia e interpreta Alberto Saporito, Peppe – suo fratello nella vita – è Carlo, fratello sulla scena: applausi a loro e all’ottima compagnia di attori. Ricco di testi preziosi il programma di sala.

Al Piccolo Teatro Grassi di Milano tutto esaurito e lista d’attesa a ogni replica, dal 27 marzo fino al 28 aprile; la commedia  sarà al Teatro Argentina di Roma dal 7 al 31 maggio.

Per informazioni: www.piccoloteatro.org e www.teatrodiroma.net .

Cinema: “Kiki – Consegne a domicilio” di Hayao Miyazaki

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Kiki ha tredici anni e per diventare una strega deve trascorrere un anno di apprendistato in una città sconosciuta, lontano dalla protezione della famiglia. E così – con la radiolina del padre al collo e in compagnia del fedele micio nero Jiji – si mette in volo sulla sua scopa. Nella città prescelta l’accoglienza iniziale non è delle migliori ma dopo lo sconforto e lo smarrimento e grazie a una serie di incontri ed esperienze importanti Kiki troverà il suo posto nel mondo.

Hayao Miyazaki  racconta le incertezze e le paure del passaggio all’adolescenza, l’ingresso tra gli adulti e la conquista dell’indipendenza attraverso un film d’animazione – realizzato nel 1989 – ispiratissimo, ricco di colori, di tocchi magici e di dettagli incantevoli.

Nei cinema di Milano Kiki – Consegne a domicilio è proiettato di pomeriggio e di sera e la notizia è ottima visto che piacerà ai bambini e delizierà i grandi.

Cinema: “Nella casa” di François Ozon

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Germain insegna letteratura al Lycée Gustave Flaubert e i suoi alunni sono svogliati e non sanno scrivere neppure una frase accattivante sul fine settimana appena trascorso. Tranne il sedicenne Claude Garcia che descrive il suo – trascorso a casa di un compagno di classe al quale dà ripetizioni di matematica – rivelando da subito talento, capacità di osservazione e fluidità di scrittura.

Claude racconta la famiglia piccolo/medio borghese di Ralpha  frequentata quotidianamente e alle apparenze perfetta e tranquilla, propone a Germain un capitolo al giorno e il professore – sempre più coinvolto dagli sviluppi della storia scritta, interpretata ma anche immaginata dall’allievo – ritrova il gusto dell’insegnamento, lo consiglia, gli presta libri e lo corregge diventando complice di un ingranaggio che gli farà perdere il controllo e violare le regole e i codici della professione.

François Ozon conferma la sua bravura, brilla anche questa volta  e confonde di continuo gli spettatori distinguendo prima e mescolando poi realtà e finzione, tra citazioni letterarie e artistiche. Fabrice Luchini è un magnifico Germain, Kristin Scott Thomas è la moglie Jeanne, Ernst Umhauer è Claude, Emanuelle Seigner è la madre di Ralpha e Nella casa cattura, intriga e diverte con intelligenza, merci Ozon!

Cinema: “La città ideale” di Luigi Lo Cascio e “Il volto di un’altra” di Pappi Corsicato

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Michele Grassadonia è un architetto, ed è un ecologista convintissimo: raccoglie da terra i mozziconi di sigaretta, a casa si lava con l’acqua piovana e fa a meno della luce.

Insomma Grassadonia è un cittadino perfetto per quanto parecchio fissato e ha scelto di vivere a Siena, città ideale. Una sera di pioggia si mette al volante, lungo il percorso vede il corpo di un uomo, chiama i soccorsi e cominciano i guai. Per una serie di circostanze Michele da soccorritore diventa indagato e Siena da città della gioia diventa luogo dei peggiori incubi.

Luigi Lo Cascio – attore noto per bravura e intensità – debutta alla regia con la storia di un cittadino dotato di spiccato senso del dovere massacrato dalla giustizia e La città ideale è un esordio bello, importante, costruito bene e condotto con stile asciutto – sospeso tra il drammatico e il paradossale, con echi di Kafka, Petri e ancora Polanski, – non sempre decifrabile per l’eccesso di metafore, qualche digressione di troppo e il ritmo a tratti lento.

Nel ruolo della madre di Michele (interpretato dallo stesso regista) debutta come attrice la mamma di Lo Cascio, Aida Burruano, ed è nata una stella!

E  se Lo Cascio riflette su un innocente perseguitato, Il volto di un’altra di Pappi Corsicato racconta la volgarità dei nostri tempi di plastica attraverso una carrellata di personaggi da disprezzare, a iniziare dal bel chirurgo René e da sua moglie Bella – conduttrice di un programma sulla chirurgia con ascolti in fase calante –, disposti a tutto per ri-farsi l’immagine. Corsicato si diverte con i suoi mostri, frulla generi diversi, conferma senso e gusto del colore, omaggia Pedro Almodovar e anche altri autori, e Il volto di un’altra si segue con piacere non tanto per ciò che dice – nulla di davvero nuovo – ma per come lo mette in scena.

In conclusione: da vedere, entrambi.

Cinema: “Hitchcock” di Sacha Gervasi

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1959: Alfred Hitchcock vorrebbe rinnovarsi ma è a corto di ispirazione finché non gli capita tra le mani Psycho, un romanzo di Robert Bloch.

Molti i problemi, tanti gli ostacoli: chi produrrà il film? e l’adattamento? e la censura? e la promozione? e poi, chi interpreterà Marion Crane? Non Grace Kelly, è una principessa ormai, ci vuole un’altra attrice bionda. Già, le bionde, ossessione del regista. E chi sarà lo strano Norman Bates? Ma certo, Anthony Perkins, chi meglio di lui. E ancora, come girare la scena nella doccia con tutte quelle coltellate? Ovvio, lasciando che il pubblico se le immagini.

Sacha Gervasi racconta la realizzazione e i giorni delle riprese di Psycho attraverso un viaggio nella vita e nell’opera di Hitchcock oltreché in un’epoca, affida il ruolo del maestro del brivido ad Anthony Hopkins, truccato e panciuto,  a Helen Mirren quello di Alma Reville – regista e sceneggiatrice talentuosa nonché moglie, musa ispiratrice e preziosa collaboratrice artistica – e centra anche il resto del cast.

Appassionati di Hitchcock e comunque di cinema: il film nonostante alcune superficialità e pur senza la bella voce del doppiatore Carlo Romano è piacevole e ricco di curiosità e di dettagli sfiziosi, accomodatevi in sala.

 

“Restituzioni 2013 – Tesori d’arte restaurati”. Napoli, luoghi vari

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Finanziare il restauro di tesori d’arte provenienti da alcune regioni italiane – più o meno conosciuti o importanti ma ugualmente pregiati e comunque d’interesse – e metterli in mostra in tutto il loro splendore prima di riportare ogni tesoro a casa propria: questo in sintesi il proposito del progetto che Intesa San Paolo ha intrapreso nel 1989 e che per l’edizione numero sedici è sbarcato a Napoli dove snodandosi tra le Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano, il Museo di Capodimonte, il Museo Diocesano, il Museo del Tesoro di San Gennaro, la Chiesa dei Santi Apostoli e la Cappella del Tesoro del Duomo è anche una ghiotta occasione per scoprire o rivedere luoghi di notevole bellezza.

Quarantacinque i nuclei di opere, più di duecentocinquanta i singoli manufatti: si parte dall’ottavo secolo a.C. e attraverso sculture, mosaici, disegni, dipinti, arredi, affreschi e tanto altro ancora si arriva al primo Ottocento in un itinerario dove  ciascun  pezzo racconta una storia piena di Storia e testimonia la ricchezza del nostro patrimonio artistico, cosa nota ma che è bene non smettere di ricordare.

Un bus navetta gratuito collega piazza Trieste e Trento con il Museo di Capodimonte, fermandosi durante il tragitto vicino alle altre sedi di Restituzioni 2013: approfittatene, è davvero comodo!

Fino al 9 luglio 2013: per gli orari delle mostre, delle navette e i prezzi dei biglietti, per conoscere le  iniziative collaterali e altre notizie utili c’è il sito www.restituzioni.intesasanpaolo.com .

3000 volte Topolino

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Il prossimo 22 maggio sarà in edicola il numero tremila di Topolino e Napoli coglie l’occasione per festeggiare il topo più famoso e più amato del mondo.

Il percorso espositivo ricostruisce in sette stanze al primo piano di Palazzo Roccella (via dei Mille 60) la storia e le trasformazioni del fumetto  e dei suoi personaggi – a partire dalle prime pubblicazioni italiane risalenti al 1949 per arrivare ai giorni nostri – e il gustoso racconto si dipana alternando copertine, tavole, materiali d’epoca, locandine, oggettistica, video, varie curiosità e altre preziose chicche.

Magica Disney – 3000 volte Topolino piace ai bambini e allieta, distrae e apre la scatola dei ricordi ai grandi.

Fino al 26 maggio 2013 tutti i giorni (tranne il martedì) dalle 9.30 alle 18.30  e domenica fino alle 13.30; l’ingresso è gratuito.

Per informazioni sulle visite guidate e sui laboratori del progetto Magica Disney c’è il sito www.comicon.it .

Auguri e lunga vita a Topolino!

Cinema: “La frode” di Nicholas Jarecki

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Robert Miller ha sessant’anni, ha tutto e tutto gli va bene: comanda un impero finanziario in buona salute, abita in una bella casa a New York, ha una famiglia perfetta e una giovane e capricciosa amante francese.

Tutto gli va bene, si diceva. Solo in apparenza però, visto che l’impero finanziario si sta sgonfiando tra investimenti sbagliati e conti con il trucco, la bancarotta è prossima e lo spregiudicato Miller sta correndo contro il tempo per venderlo a una banca. Poi una notte la fuga romantica in macchina con l’amante non va come dovrebbe e sono guai.

La frode è un thriller finanziario tinto di nero sulle luci, le ombre, i valori, i veleni e le sopraffazioni del capitalismo  – genere molto in voga ultimamente, causa attualità -, dove tutti hanno un prezzo; ha una sceneggiatura solida, un ritmo incalzante e un finale che non consola ma spiazza e fa riflettere. E poi il diabolico Robert Miller è interpretato  da Richard Gere – splendido 63enne molto in forma e molto in parte – ed è sempre un piacere ritrovare Tim Roth, qui nel ruolo del detective.

Dirige Nicholas Jarecki, anni 34: bravo!

Cinema: “Il figlio dell’altra” di Lorraine Lévy

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A Tel Aviv Joseph scopre di non essere il figlio biologico dei genitori e di essere stato scambiato nella culla con Yacine, che vive coi genitori palestinesi nei territori occupati della Cisgiordania. Due famiglie, due realtà, due storie, due popoli in conflitto si incontrano, si interrogano e si confrontano su una verità che sconvolge  e disorienta e comprensione, dialogo e accettazione passano attraverso le due mamme – sofferenti ma non paralizzate dall’angoscia come i padri -, e i due giovani chiamati a rivedere le loro vite e a guardare al futuro. Lo stile è misurato e la leggerezza è forse proprio il punto debole di un film che comunque conquista ed emoziona.

Bravi gli interpreti, a cominciare da Emmanuelle Devos e Pascal Elbé.

Cinema: Il principe abusivo

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La critica lo ha strapazzato, il pubblico lo premia, e gli incassi lievitano.

C’è la principessa bionda e triste di un regno immaginario snobbata dalla stampa e c’è un disoccupato che tira a campare a scrocco, a Napoli. Una finta storia d’amore tra i due potrebbe risvegliare l’interesse dei giornali: detto fatto,  il resto è prevedibile e il finale è in terrazza con vista su Capri. Alessandro Siani, volto noto del cinema, debutta alla regia con una fiaba moderna – e fino a qui evviva, il genere piace -, ma Il principe abusivo procede con battute e giochi di parole scadenti – anche se mai volgari, questo sì –. Speriamo che Siani in futuro si concentri di più sulla scrittura, intanto nelle sale c’è di meglio.

Studio Museo Francesco Messina, a Milano

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Se non ci fossero i volontari Touring lo studio di Francesco Messina (Linguaglossa, 1900 – Milano, 1995) non sarebbe visitabile tutti i giorni; i volontari ci sono dal 2005 e così lo Studio Museo è aperto da martedì a venerdì dalle 10 alle 14 e sabato dalle 14 alle 18, con ingresso gratuito.

In via San Sisto 4/A – a pochi passi da via Torino, sui due piani di una chiesa sconsacrata – è esposta una selezione di opere che l’artista siciliano offrì nel 1974 al Comune di Milano in cambio di uno studio in città: il viaggio alla scoperta di Messina è composto da sculture in bronzo e altre in terracotta, in marmo e cera e ancora in gesso – alcune raffigurano persone note -, poi ci sono gli acquarelli e anche le litografie perlopiù ispirate alla scultura.

Lo Studio Museo Francesco Messina è solo uno dei gioielli visitabili grazie ai volontari Touring e l’elenco dei luoghi – a Milano e altrove, su e giù per l’Italia – resi accessibili dalla loro preziosa collaborazione è consultabile sul sito www.touring.it nella sezione Aperti per voi.

 

Cinema: “Amiche da morire” di Giorgia Farina

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Mare del nostro Sud, un’isoletta immaginaria baciata dal sole e dai cliché.

Crocetta è tradita dalla madre, Gilda dai clienti, Olivia dal marito: diversamente tradite e ugualmente inseguite dai preconcetti sociali e culturali del posto e dalle chiacchiere delle comari le tre donne si coalizzano e tra colpi di scena – e di pistola – sfidano compromessi, sottomissioni e devozioni e diventano Amiche da morire.

Sabrina Impacciatore, Claudia Gerini e Cristiana Capotondi sono in stato di grazia, Vinicio Marchioni è perfetto, è sempre un piacere ritrovare Marina Confalone e se desiderate trascorrere un paio d’ore divertenti e scacciapensieri accomodatevi in sala: Giorgia Farina debutta alla regia con una commedia rosa tinteggiata di nero che fa per voi.

Cinema: “Tutti contro tutti” di Rolando Ravello

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Condominio popolare alla periferia di Roma: per Agostino e famiglia è una giornata di festa, si celebra la Prima Comunione di Lorenzo, quindi bisogna vestirsi adatti all’occasione e uscire tutti. Già, tutti: così la casa resta incustodita, un’altra famiglia ne cambia la serratura, e la occupa. Da questo momento inizia una guerra tra poveri fatta di resistenza, indifferenza e (poca) solidarietà e alla fine Agostino non riavrà casa sua e neppure si sa se riuscirà a entrare in un’altra – il finale resta aperto – perché, come ricorda il titolo, sono Tutti contro tutti, anche in famiglia. Rolando Ravello – volto noto del cinema e prima ancora della televisione – debutta alla regia raccontando il disagio sociale attraverso una storia realmente accaduta e il film pur con alcune imperfezioni di stile è autentico e genuino, si fa vedere con piacere e si fa volere molto bene. Si sorride e si ride, amarissimo