Archivio dell'autore: Redazione Quartieri Tranquilli

Il primo amore

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“Si dice che “il primo amore non si scorda mai”. Ebbene, per chi ama il sole, vista l’attesa, in questo caso sarebbe giusto dire che “il primo sole non si scorda mai”. Dedicato a chi lo ritiene alleato del proprio umore, il consiglio è di goderselo con un tocco di vintage. Per riassaporare gli anni passati, ma con i propri occhi.”

Vivi si diventa

Morte si nasce, vivi si diventa. E’ un pensiero così bello che bisognerebbe finire qui. Pensiamo dunque a vivere, ma accettiamo la morte come fatto scontato per un vivo.  Come sono buoni gli asparagi! Visto che siamo vivi, perché non andare ad Amburgo, assaggiare quell’olio sopraffino, tenersi in forma, scambiarsi gli abiti preferiti, riciclare le custodie delle chitarre e fare le mille cose che si fanno da vivi aspettando l’amica morte. Che ha le mutande a pois.

Bon, è fatta…

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Ebbene sì è davvero fatta, queste ultime due settimane sono state un po’ compulsive. Diviso tra il passato ed il futuro e quindi completamente perso nel, o meglio, dal presente.
Però posso fregiarmi del titolo di CEO (mi adagio anche io agli inglesismi di moda tra imprenditori di successo … O meno?) di Adpro.
Adpro esiste e sta facendo i suoi primi passi, che come ogni piccola società che si rispetti consiste nel ricevere le prime fatture.. Sigh per ora sono solo fatture passive.. Poi si vedrà.
Adpro ha una vocazione un po’ speciale, è una società monoprodotto, monofornitore, agisce in un mercato di nicchia in contrazione, fornendo un prodotto che non è direttamente remunerativo per il cliente: l’estintore intelligente!
Per averne vantaggio, al cliente dovrebbe prendere fuoco la macchina mentre la sta utilizzando per la creazione del suo pane quotidiano. Insomma Adpro ha un po la vocazione del cornetto rosso per i napoletani: esorcizza la sfiga! È questo in realtà il vero suo business… Ovviamente come il cornetto rosso di corallo di partenopee origini, esorcizza qualcosa che in realtà già con la sua presenza evoca …
Invece io in Adpro vedo un ruolo sociale, di prevenzione ed educazione al rischio buono. Adpro aiuta le persone meno previdenti a salvaguardare il loro investimento e quindi il loro futuro, gioca un ruolo di supporto positivo sociale.. Insomma nel suo piccolo quasi un eroe!!
Comunque sia, è viva.. È ancora titubante e come tutte le giovani creature che hanno vita da poco ha bisogno di tutto: la banca, la carta intestata, il timbro, la registrazione al registro delle imprese, un ufficio, ma soprattutto non ha ancora iniziato ad alimentarsi. Ecco nel mondo animale direi che Adpro è nella fase “avannotto”: attinge nutrimenti dal suo sacco cavallino (il mio conto in banca…) fino a quando non verrà qualcuno a ricordarci l’esistenza di Cipro o la resurrezione di Amato (nomem omen direi in questo caso…).
Tuttavia è una esperienza interessante, ma ammetto molto stancante, creare una società tutto da solo. Ti devi occupare di tutto e quello che accade è che la creazione della struttura non ti lascia il tempo di occuparti del mercato… che invece dovrebbe essere il tuo target primario.
Va beh, intanto esisto: piccolo, un po’ perso e ansimante…
Però di fatto da oggi non sono più “licenziato on the road” ma un piccolo imprenditore … Povero e indebitato, ma questo però mi fa sentire di appartenere alla ossatura di questo paese…

Riciclo musicale

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La chitarra è uno degli strumenti musicali più suonati e amati in assoluto. Difficile trovare, anche tra i non musicisti, qualcuno che non ne apprezzi il suo suono. Quello che si viene a creare tra la chitarra e chi la suona è un legame forte: è per questo motivo che è difficile gettarla tra i rifiuti anche una volta divenuta vecchia e inutilizzabile.

Perché allora non riciclarla in maniera creativa? Forse non sapete che anche dalla vostra vecchia chitarra è possibile ricavare tanti nuovi oggetti utili. E siccome ogni buon musicista non può non avere con sé in casa anche una collezione di vecchi plettri, recuperateli e continuate a leggere per sapere in che cosa potete trasformarli.

LEGGI ANCHE: Riciclo creativo, le vecchie musicassette diventano sedie, borse e portaoggetti

Tanto per cominciare, se rimuovete la parte anteriore della chitarra avrete subito a disposizioneuna bacheca da appendere alla parete. Utilizzando un seghetto a mano eliminate il manico in modo da mantenere solo la cassa della chitarra. Per la realizzazione delle mensole interne potete riutilizzare il legno della parte anteriore rimossa. Foderate l’interno della cassa con della carta colorata e poi attaccate le mensole utilizzando della colla dalla tenuta abbastanza forte. Basta poco ed ecco la vostra nuova bacheca in cui riporre oggetti da collezione e soprammobili.

Eliminando solo la parte anteriore e mantenendo il manico potete invece dare vita ad una originalissima libreria. Procedete allo stesso modo della bacheca e ricoprite l’interno con della carta colorata o decorata, quella adesiva è perfetta. Se preferite, potete aggiungere dei divisori, magari per separare i libri dai dvd.

Se invece siete amanti del verde e del giardinaggio non potete perdervi questa idea:trasformare la vostra vecchia chitarra in una fioriera. E semplice: anche in questo caso, dopo aver rimosso la parte anteriore, riempitela di terriccio e utilizzatela per coltivarci erbe aromatiche o fiori colorati. Ovviamente, non trattandosi di un vaso vero e proprio, non scegliete piante particolarmente grandi.

E veniamo ora ai plettri. Sapevate che sono perfetti per realizzare degli originali orecchini?  Chi di voi ama distinguersi attraverso uno stile unico non può non averli.

Dopo aver scelto i plettri, prendete un ago da cucito e dopo averne riscaldato la punta, praticate un foro nella parte superiore. Fatto questo vi basterà attaccare a ogni plettro uno dei classici ganci utilizzati per la realizzazione fai da te dei nuovi orecchini. Potete impreziosire gli orecchini aggiungendo, secondo i vostri gusti, dei nastrini o delle perline.

Infine, con i plettri potete realizzare dei segnaposto con cui decorare la vostra tavola e sorprendere i vostri ospiti.

Tutta un’altra musica vero?

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Parte il progetto per ridare vita al quartiere

Il progetto del Comune prevede la costruzione di alloggi di edilizia popolare. Inoltre, per combattere il degrado della periferia sud, verranno fatti interventi sulle infrastrutture ed azioni che favoriscano il risparmio energetico

Fare di Milano una città moderna, in cui non si conosca degrado, è il primo obiettivo del Comune. Su questa linea si muove il recente progetto di
riqualificare del quartiere sant’Ambrogio. Posto nella periferia sud di Milano, tra l’asse di via Famagosta e il Parco Agricolo Sud, si è gradualmente trasformato in un’area anziana, dove il declino delle funzioni commerciali ed il rischio di ghettizzazione si sono fatti sempre più preoccupanti.

Per combattere il problema, l‘Assessorato alla Casa ed Aler – Associazione Lombarda per l’Edilizia Residenziale – hanno deciso così di avviare un programma di interventi. Il progetto prevede non solo la costruzione di gruppi di alloggi di edilizia sociale, ma anche interventi sulle infrastrutture ed azioni che favoriscano il risparmio energetico e la riduzione di emissioni.

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Una merenda speciale

gratoAl Gratosoglio, la signora Assunta Liuzzi tutti i martedì, mercoledì e giovedì prepara la merenda per 25 bambini che escono da scuola alle 16.30 e li impegna in attività manuali fino alle 18, quando i genitori smettono di lavorare.
Nel suo quartiere la signora è un mito.
Grazie Assunta.

Le merende di Assunta, vanno bene per tutta la famiglia e consentono ai bambini di dividere con gli adulti la vita familiare, stando a tavola tutti insieme.

La merenda di ieri? Focaccine allo yogurt!

Ingredienti per 2 persone: un vasetto di yogurt intero da 125 g, 90 g di farina bianca di mais, un uovo intero, 1 cucchiaino di bicarbonato, 1 cucchiaino di grana grattugiato, 1 cucchiaino d’olio d’oliva extravergine, sale.

Come si prepara: In una terrina mettete la farina, il bicarbonato ed una presa di sale.
Mescolate, aggiungete l’uovo, lo yogurt e l’olio e amalgamate bene con una forchetta.
Ungete con un filo d’olio due piccoli stampi, versatevi il composto e ponete in forno gia’ caldo a 200°C per 20 minuti.
Sfornate le focaccine, che saranno dorate e gonfie, spolverizzatele ancora calde con il grana e servite quando saranno raffreddate.
Oppure dividetele a meta’ in senso orizzontale, farcitele con il prosciutto cotto o crudo e servite a temperatura ambiente.

Luci e colori

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In attesa che il freddo si sposti altrove, non ci resta che iniziare a fare spazio nei nostri armadi per donare anche a lui luce e colori. E se la primavera la vedete ancora lontana, consolatevi, ancora per poco, preparando i vostri nuovi look pieni di stampe floreali e abiti lunghi, per sentirsi a proprio agio sia di giorno che di sera.

Uova di Pasqua fatte in casa

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Senza uova di cioccolato non è Pasqua. E voi avete già scelto quale regalare? Tra le varie proposte in commercio ci sono quelli con le sorprese più richieste dai bambini, le uova biologiche e quelle equo-solidali. Ma siccome non c’è sorpresa più bella di quella di regalare qualcosa che è stato realizzato con le proprie mani, che ne dite di un buonissimo uovo di cioccolata fatto in casa con ingredienti genuini?

LEGGI ANCHE: Riciclo creativo, l’alberello di Pasqua con le uova dipinte

Ecco allora gli strumenti necessari e i vari passaggi da seguire per realizzare un ottimo uovo di Pasqua fai da te.

STRUMENTI. Innanzitutto occorrono due mezzi stampi per uova di Pasqua: li trovate facilmente nei supermercati e nei negozi di casalinghi. Se siete alle prime armi scegliete quelli in plastica trasparente che vi permetteranno di separare meglio le due metà. Dotatevi di un paio di guanti in lattice in modo da non lasciare impronte sul cioccolato e di un termometro per dolci: fondamentale, nel corso della preparazione, per controllare che la temperatura del cioccolato non scenda troppo. Non dimenticate i pentolini per il bagnomaria, i mestoli, le tasche da dolci per le decorazioni e ovviamente il cioccolato: ve ne serviranno circa 500 grammi. Bianco, al latte o fondente a voi la scelta, secondo i vostri gusti o quelli della persona a cui dovete regalarlo.

PROCEDIMENTO. Sciogliete il cioccolato a bagnomaria portandolo alla temperatura di 45 gradi e una volta fuso versatelo negli stampi assicurandovi che siano perfettamente asciutti e puliti: qualsiasi traccia di umidità o unto rovinerebbe il vostro lavoro togliendo lucentezza al cioccolato.

Una volta versato il cioccolato in maniera uniforme in entrambi gli stampi fateli ruotare in modo tale che il cioccolato aderisca bene su tutta la superficie e poi lasciateli raffreddare. Dopo circa 30 minuti, le uova dovrebbero staccarsi da sole. In caso contrario esercitate una leggera pressione sugli stampi.

A questo punto inserite la sorpresa e subito dopo richiudete l’uovo. Per la chiusura potete scegliere se utilizzare un pò di cioccolato fuso da passare lungo i bordi o se semplicemente riscaldare i bordi delle due metà in modo da farli aderire: in tal caso potete adoperare una piastra riscaldata.

Non vi resta che decorarlo. Potete scegliere se riempirlo di fiori di zucchero o se scriverci sopra un augurio utilizzando il cioccolato bianco.

Per la confezione provate a utilizzare invece delle stoffe colorate magari cucite o ricamate da voi stessi. Vedrete che sorpresa.

Parola d’ordine: classe

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Il carrè di Hermès racchiude in 90×90 cm l’eleganza e il fascino che solo la Maison Hermès ha la capacità di trasmettere. E se a tutto questo si aggiunge la preziosità della seta (ben 4 km di filo di seta per realizzare ogni esemplare) e un tocco di vintage, la parola d’ordine diventa solo una: classe.

Ancora cinque minuti

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Ho finito Pennac “storia di un corpo” .. Stupendo e stupefacente.. L’avevo iniziato la scorsa settimina, ma poi il lavoro a kronach mi ha sospeso il tempo. Sì non sono più in grado di fare contemporaneamente più cose. Ho preso la consulenza per la mia vecchia azienda sperando di poter portare avanti sia l’attività di analista che l’avvio della nuova società: di fatto ho solo fatto l’analista e la mia società langue… Perché ti prende il senso del dovere e di solito il senso del dovere ha la fisionomia della esclusiva, anche se il mio contratto prevedeva il parttime.. O forse sono io che non so più come si fa a lavorare?
È vero che si impara in fretta a godere del tempo, a sentire il gusto del concedersi la fisicità della frase ” ancora cinque minuti” perchè quello che mi è mancato in questi ultimi 30 anni è la lentezza delle cose, il poterne gustare la dimensione pienamente sensoriale: sono diventato un bulimico del tempo, inoltre, speso in cose che non mi hanno creato “esperienza vitale” ma “solo” professionale… forse…
Leggendo Pennac alla fine mi sono chiesto: “che dimensioni di vita potrebbe narrare il mio corpo?” Mi ricordo con sorriso e dolcezza le mie vacanze da bambino a sulle colline di Parma, con le mucche ed in mezzo al grano o cercando il gatto rosso nel fienile.. Il latte caldo di stalla e la torta rustica delle signora Meri, il suo pane cotto nel forno a legna sulle foglie di castagno.. La signora Meri è un po’ la mia Violette. Poi l’adolescenza introversa e rivoluzionaria.. Ma poi subentra l’oblio di una gioventù ed un tempo sfumato in cui ho fatto cose ho visto gente ed ho fatto cose. Ora mi ritrovo a 52 anni a ri-iniziare da capo e lo ammetto mi è difficile. Ho paura? Forse, anzi sì. Ma ho la paura di non aver più voglia, di essere vecchio. Invidio la generazione del protagonista di Pennac, la generazione di mio padre. Le persone che hanno vissuto enne vite. La frustrazione della mia generazione ma soprattutto di quella seguente è che non abbiamo avuto vite da vivere ma solo cose da rincorrere. E non perché ci hanno portato via il futuro, ma perché non lo abbiamo neanche mai conosciuto, così intenti ad inseguire sogni senza realizzare i desideri.
Questa settimana la dedico a me stesso. La mia società si chiama già AdPro anche se ancora ufficialmente non esiste. Ma esisterà entro venerdì. Promesso. Intanto ho un dominio, è come avere un piccolo feudo anche se virtuale 🙂 ed il mio maniero sta crescendo piano piano.. Ci vuole solo un po’ di spinta.

Ecco, ho appena applicato “ancora cinque minuti” .. Li ho spesi in questo pensiero.. E pensare è un lusso utile.. Ora inforco la moto e vado all’ordine degli ingegneri.. Buona giornata, anche a me stesso.

Elogio della semplicità

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I look semplici sono quelli che permettono di mettere in evidenza i dettagli. Bastano un blazer, un jeans e una maglia di cotone bianca con strass e dettagli preziosi, per brillare con moderazione. E a saltare agli occhi sarà la semplicità dei particolari.

Per un buon uso dello scaldabagno

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Se in casa avete qualche scaldabagno elettrico, imparate a usarlo con attenzione perchè è davvero un divoratore di energia. In base ai calcoli di Legambiente, una famiglia che scaldi l’acqua con uno scaldabagno elettrico della potenza di 1.000 watt acceso sei ore al giorno consuma più o meno 2.000 kWh di energia all’anno, pari a circa 8 volte il consumo di un frigorifero di classe A da 300 litri acceso 24 ore al giorno. Ecco qualche regola da seguire:

 1) In inverno la temperatura giusta non deve superare i 60 gradi.

2) In estate bastano i 40 gradi. Oltre è solo spreco.

3) Per una famiglia di quattro persone lo scaldabagno può garantire i necessari consumi di acqua calda accendendolo soltanto durante la notte, quando la corrente elettrica costa meno. Ci si può anche dotare di un timer, che consenta di programmare l’accensione del dispositivo 3 o 4 ore prima del previsto impiego e di trovare sempre acqua calda a disposizione proprio  occorre. Si tratta di congegni di semplice installazione e dal costo contenuto. Per i modelli di boiler più piccoli si può anche pensare di fare a meno del timer, considerando che in questo caso i tempi di riscaldamento non superano in genere le poche decine di minuti.

LEGGI ANCHE: La temperatura in casa non deve superare i 20 gradi

4) E’ importante posizionare lo scaldabagno in modo corretto, scegliendo una collocazione non troppo lontana dalla maggior parte degli elettrodomestici e degli impianti che dovrà servire (vasca, lavatrice, etc): l’acqua calda disperde calore durante il passaggio nei tubi, per cui maggiore sarà la distanza da percorrere e maggiore sarà lo spreco di energia. Attenzione all’isolamento termico: meglio evitare di installare lo scaldino accanto a una finestra o su una parete particolarmente fredda o umida.

5) La quantità di energia elettrica consumata da un boiler dipende direttamente dai consumi idrici della famiglia. Di conseguenza, evitare sprechi di acqua calda permette anche di ridurre la bolletta della luce. Meglio, dunque, preferire sempre la doccia al bagno (in vasca servono circa 80 litri, per la doccia ne bastano 25) e installare su tutti i rubinetti dei riduttori di flusso, che permettono, a fronte di una spesa di pochi euro, di tagliare i consumi idrici fino al 40%. Fondamentale, tenere sempre in buono stato lo scaldabagno, senza mai trascurare la manutenzione periodica dell’apparecchio.

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Acquisitore di talenti

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Comunque gli Americani io davvero inizio ad apprezzarli: hai gli stessi risultati degli italiani nel processo di ricerca di un nuovo impiego, il nulla, però almeno ti gratificano con lettere tipo:

Dear Francesco,
Thank you for taking time to apply for the Head of Buyer, Italy Marketplaces position. We appreciate your interest and the opportunity to review your background, qualifications, and eligibility.
We have reviewed your resume and have carefully considered your qualifications. While your skills are impressive [nessuno mai mi ha detto che sono impressive!! ndr] and you have met the basic [ma se sono impressive ora sono solo basic??] requirements of the position, we will be moving forward with other candidates who exceed the basic and preferred qualifications for the position. We also encourage you to take another look at our current openings and consider other opportunities within [..] as they become available.
Again, thank you for your interest.
Regards,
[..], Talent Acquisition

Per prima cosa ti hanno liquidato, ma tu sei anche un po felice: sai che per esempio non hai proprio scritto un CV per solo spirito naïf di decorazione carta, ma che qualcosa c’entravi.. Certo con 40.000 manager in giro il fatto che dicano che ne hanno incontrato uno migliore di te non è poi così incredibile.. C’è sempre qualcuno che è miglior di qualcun altro, e sinceramente di me non è poi così difficile. Questo mi ricorda la crisi della fine di metà degli anni ’90, dove sempre sullo storico Corriere Lavoro gli annunci di ricerca avevano questo tenore:”cercasi giovane 21 enne con laurea ingegneria nucleare, MBA, 4 anni di esperienza, madre lingua tedescoinglesefranceseswaili per interessante opportunità in logistica internazionale come conduttore muletto in azienda modernamente organizzata” … Oggi non basta neanche più così.. Purtroppo.

Ma sto divagando, tornando allo stile degli americani, l’altra cosa che apprezzi è che chi ti rifiuta, non è l’uscere del palazzo dove abita mamma, ma niente popodimeno che un Talent Acquisitor. Cioè loro non hanno il selezionatore, ma l’acquisitore di talenti. Beh ammettiamolo se mi avessero preso, il fatto che chi mi avesse selezionato fosse un acquisitore di talenti .. Beh altro paio di maniche!! Quello che ti fa sorgere il dubbio però che tanto talento non sei è che chiosano con una frase che più o meno suona così:” ti incoraggiamo, se proprio vuoi ed insisti, a prendere visone in futuro di ulteriori possibilità all’interno della nostra azienda… Fai tu perché per noi non ha molto senso..” Che così tradotto fa un po umiliato, ma detto come lo dico loro ti fa sentire come quello che dopo aver fatto un colloquio con una società di selezione, torna a casa dalla moglie e questa gli chiede come sia andata e lui risponde:” molto bene, pensa che mi hanno trovato così interessante che il posto per me secondo loro non esiste ancora ma appena lo creano mi chiamano subito”

Comunque almeno hai un riscontro e sai che qualcuno il tuo CV lo ha letto… Forse non lo ha capito, ma quello è una tua responsabilità… non sua.

Intanto oggi c’era finalmente il sole, ed è fiorito il primo croco viola della stagione. Ed ho iniziato a leggere Pennac “storia di un corpo”. Una stranezza di libro, ma una meravigliosa sorpresa

A passo di tango

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Portano la firma di Casadei queste decoletté di pelle nera che ricordano le scarpe per il tango. Belle, femminili e comode. Il laccetto alla caviglia le rende sicure mentre il tacco, presente ma non esagerato, le fa essere pratiche durante il giorno e ideali per una serata speciale a passo di danza.

La cucina non sprecona

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PERCHÉ UNA CUCINA DEL NON SPRECARE – Sprechiamo una quantità impressionante di cibo. A partire dalla spesa, che non siamo più capaci di fare con criteri ragionevoli, e dalla tavola, da dove il cibo finisce direttamente nella spazzatura. Secondo lo studio del Barilla Center for food & nutrition (Bcfn), ogni italiano getta via in media 149 kg di cibo ogni anno, contro i 44 kg dei greci, ma ben al di sotto dei 579 kg degli olandesi. La stima di Ipsos e’ che quasi un italiano su cinque (19%) butta via del cibo ogni settimana e l’8% lo fa addirittura ogni giorno. In Usa non andiamo molto meglio: la stima è di uno spreco del 40% del cibo acquistato,  fra i 1.350 e i 2.275 dollari per una famiglia di quattro persone. Secondo la Fao in media ogni consumatore in Nord America ed Europa spreca fra i 95 e i 115 kg l’anno di cibo, mentre gli abitanti dell’Africa sub-sahariana si fermano a 6-11 kg l’anno.

NUMERI DA CAPOGIRO – Il cibo perso o buttato via in Europa potrebbe nutrire 200 milioni di persone, quello sprecato in America Latina circa 300 milioni, come quello in Africa. Le perdite alimentari nei Paesi industrializzati ammontano a quasi 680 miliardi di dollari, contro i 310 miliardi di dollari nei Paesi in via di sviluppo, che sprecano più o meno la stessa quantità di cibo, rispettivamente 670 e 630 milioni di tonnellate. Ogni anno, i consumatori nei Paesi ricchi sprecano tanto cibo (222 milioni di tonnellate) equivalente all’intera produzione dell’Africa sub-sahariana (230 milioni).

COSA FINISCE NELL’IMMONDIZIA: Soprattutto frutta e verdure, più radici e tuberi (40-50%) secondo le stime Fao. Un altro 30% è costituito da cereali e un altro 30% da pesce, mentre il 20% e’ composto da semi oleosi, carni e prodotti lattiero-caseari.

TORNARE A PREPARARE IL CIBO IN CASA – A fronte di questa sequela di numeri inquietanti, c’è un dato positivo. La crisi economica che ci sta flagellando, se osservata nel modo giusto, può aver anche rappresentato un’occasione di crescita della consapevolezza.  “L’autarchia torna in tavola”, come sintetizzato dalla Coldiretti, secondo la quale a fronte di un taglio della spesa per 1,1 miliardi dei prodotti confezionati si registra un boom negli acquisti degli ingredienti base come farina, uova, zucchero e burro, cifre mai registrate da prima nel dopoguerra: l’ aumento è dell’8% per la farina, del 6% per le uova e del 4% per il burro, contro un calo dell’1,5% degli alimentari registrato nella grande distribuzione. Ilricorso al fai da te – sottolinea la Coldiretti – è certamente il frutto dell’esigenza di risparmiare per la riduzione del potere di acquisto ma anche della ricerca di una migliore qualità dell’alimentazione”.Preparare in casa il pane, la pasta, le conserve, lo yogurt o le confetture ed i dolci, oltre a risparmiare garantisce la qualità degli ingredienti utilizzati. Secondo una indagine Coldiretti/Swg un italiano su tre prepara più spesso rispetto al passato la pizza in casa, il 19 per cento più frequentemente fa addirittura il pane, il 18 per cento marmellate, sottoli o sottaceti, il 13 per cento la pasta e l’11 per cento i dolci.

UN NUOVO STILE DI VITA – Ad incidere c’è anche il nuovo modo di vivere il tempo libero degli italiani che rinunciano a cinema, teatro e altri svaghi per stare più a casa dove si riscoprono vecchi e nuovi hobby come l’orto o la cucina e si invitano parenti e amici a pranzo o cena piuttosto che andare al ristorante. Gli italiani hanno trascorso ai fornelli in media 56 minuti al giorno nei giorni feriali che salgono ad oltre 69 minuti la domenica o nei giorni festivi, per un totale di oltre sette ore alla settimana. Ma c’è anche un italiano su quattro che ha trascorso il tempo nel giardino o nell’orto a coltivare in proprio di erbe aromatiche, fiori, ortaggi e frutta per sé o da donare agli amici mentre ben 21 milioni di italiani si sono recati nei mercati degli agricoltori di campagna amica per garantirsi alimenti genuini senza affrontare la fatica della zappa.