Bologna, 1945. Un aspirante scrittore perde letteralmente la testa per un’ausiliaria a seguito degli americani incontrata di sfuggita. Riuscirà in un certo senso a incrociarla un anno dopo in America, dove si era trasferito per qualche tempo, e poi di nuovo in Italia sul Delta del Po in un susseguirsi di scoperte anche molto macabre, di intrighi perversi, misteri e ambiguità…: esce oggi L’orto americano, il film che Pupi Avati ha tratto dal suo omonimo romanzo, una complicata e a tratti un poco confusa storia gotico padana in un fascinoso bianco e nero intrisa di nebbia in equilibrio tra horror e thriller, notevole la fotografia, belle le atmosfere, bravo Filippo Scotti, perfetto Roberto De Francesco.