QT8, Quartiere sperimentale dell’ottava Triennale di Milano (4)

di

L’arte, il verde, la luce e il sole

 

L’urbanistica e l’architettura, al QT8, si armonizzano in un progetto di qualità ambientale: spazi verdi e luce attraversano ogni canone edilizio. Lo sguardo riconosce un tessuto vitale che accompagna lo sviluppo individuale e collettivo. Scultura e decorazione dialogano con l’architettura.

“Un largo viale percorre il quartiere nella sua lunghezza da est a ovest. Due traverse mediane si distaccano verso nord e verso sud. La rete stradale interna è costituita da vie a fondo cieco a servizio degli edifici. Si realizza il primo campo giochi per ragazzi di Milano, poi replicato in altri quartieri della città. I palazzi alti sono circondati da verde condominiale, le villette hanno giardini fioriti e ben curati”. (Bottoni)

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(alcuni esempi d’arte al QT8)

Il percorso del quartiere è arricchito da opere di grandi artisti: alcune copie di sculture trovate negli scantinati della Triennale, mosaici e ceramiche di Crippa, Dova, Soldati, Pomodoro, Piccoli, Bruiolo, Furini e Ranzi.La scultura all’aria aperta, entro le zone verdi e le decorazioni murali di ceramica a colori furono realizzate al QT8, esempio unico a Milano e in Italia di collaborazione sul piano urbanistico-edile fra artisti decoratori ed architetti”. (Bottoni)

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(Bottoni con Fernand Leger sulla cima del Monte Stella in costruzione)

Il Monte Stella (Bottoni) 1947

“Il monte Stella è una grande architettura”, sosteneva Aldo Rossi, “e come tutte le grandi architetture continua nel tempo ad aiutare gli esseri umani ad abitare il mondo”.

Sulla Montagnetta Bottoni aveva sistemato le statue in pietra gallina, trovate in Triennale, per portare l’arte tra la gente; chiamò il monte Stella come la moglie, la scultrice Stella Korczynska.

“La collina progettata, una soluzione del problema spaziale e panoramico dei quartieri di pianura, fa scuola nelle sistemazioni verdi di altre zone cittadine.” (Bottoni)

Sulla collinetta di Milano, negli anni, ha preso forma un parco urbano: gli alberi, il bel verde, i giochi allegri dei ragazzi, le corse degli sportivi e la vitalità della gente ne hanno fatto “un luogo in cui sognare”, come aveva immaginato Bottoni. Ai piedi della Montagnetta, la scuola elementare per accompagnare la crescita dei piccoli. A poca distanza, la chiesa dedicata a Maria Nascente a tutela di ogni spiritualità. Dal 2003, il Monte Stella custodisce una grande istituzione: il Giardino dei giusti di tutto il mondoOgni anno, con una cerimonia toccante, si dedica un cippo e si pianta un pruno fiorito per ricordare le personalità che hanno salvato vite umane da persecuzioni razziali, a rischio della propria vita.

Le rime di Alina

Al quartiere la comunicazione fluiva a meraviglia, le voci entravano e uscivano dalle case. Camminando nelle stradine si ascoltavano le note al pianoforte del futuro maestro, gli esercizi di canto della soprano, la voce tonante del padre di famiglia che, di ritorno dal lavoro prima di salire i tre piani di scale, gridava alla moglie “metti in tavola”. L’appuntamento con la giovane parrucchiera si prendeva dalla finestra “Rita, passo alle quattro”. Il pittore affacciato al balconcino schizzava nuovi ricordi sulla sua tela astratta. Anche i frutti dei giardini e degli orti erano scambi di simpatia: a primavera tante ciliegie per gli amici; albicocche e pomodori, caldi del sole d’estate, erano le buone merende dei bambini. La partecipazione non avveniva solo tra la strada e i piani bassi. Per i piani alti qualcuno si era attrezzato con grande ingegno. Mimmo e Renzo avevano costruito una teleferica improvvisata, ma tecnicamente perfetta, un argano che partiva dalla cima del palazzone e arrivava fino alla villetta oltre la via. Il collegamento più veloce per trasportare i loro segreti e la loro amicizia.

Alina ascoltava attenta il “gazzettino padano”, da quando il padre le aveva parlato di quel giornalista-poeta che diceva tutto in rima. Un suo libro insegnava la chimica in versi, impossibile dimenticare quelle formule. Idrogeno: “è un gas insipido, senza colore, di peso minimo, buon conduttore. Anche, volendolo, si liquefà, ma con grandissima difficoltà”.

Così, la fantasiosa bambina aveva deciso di parlare anche lei, almeno per un giorno, in rima: “ con i compiti già fatti, oggi gioco con i gatti”, “ una brocca di thè fresco, da gustare sotto il pesco“, “ tante fragole e un cestino che regalo a quel bambino”.

In effetti, il bel cesto di paglia pieno di fragole era proprio per Mimmo, che, contento e dispettoso, le aveva risposto: “con sta storia della rima, sembri scema più di prima”. Una ghiotta occasione per condividere con il suo amico risate al gusto di fragola. Una corsa a casa, azione e via: il canestro scivolava giù, giù, giù, fino a quando, poco prima dell’arrivo, si era rovesciato tutto sulla testa della cara signora Paoli. Fine della teleferica, ma la circolarità della comunicazione non si era interrotta.

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(caro amico del QT8, lo scultore Alik Cavaliere, figlio di Alberto, rataplan, rataplan, rataplan)

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