Nonno filosofo

di

Ho la sensazione che il nonno abbia una cura, un’attenzione e una curiosità per il nipote che ha il carattere della «leggerezza», in senso positivo. Hai più passato alle spalle di quando eri genitore e, anche se i nuovi nonni hanno o possono avere agende zeppe di impegni, la tua corsa nella vita ha un ritmo diverso e puoi avvertire la bellezza di tempi vuoti da riempire con legami e affetti di cura. Così, libero o più libero da oneri e impegni, ti può accadere di essere più aperto e sensibile alla fioritura di un cucciolo. Soprattutto, hai più possibilità di scoprire i processi in corso di apprendimento e di sviluppo per soglie di capacità dei nipoti e ti viene più voglia di giocare anche tu, in modi che in realtà trasformano un po’ anche te.
Non è semplicemente il fatto che non hai la responsabilità diretta dell’educare (sono i genitori che se ne occupano o dovrebbero occuparsene). È che il tempo della cura per i nipoti è vissuto come un tempo di arricchimento plurale, in due o in tre. Si delinea così una nuova geografi a dei legami che spesso ha un carattere di doppia lealtà per i nipoti: certe cose si fanno solo con i nonni. Ma, di nuovo, non per l’ovvia faccenda che i nonni ti lasciano fare quel che ti pare o che ti «viziano». Piuttosto, perché i nonni sono emittenti di stabilità sulle aspettative dei nipoti.
Questo a me sembra un punto importante. Ho l’impressione che il mestiere di genitore sia diventato un corpo a corpo con l’incertezza, soprattutto con l’incertezza che è in te. I nonni (i nuovi, forse, perché quelli vecchi erano affettuosi o burberi ma percepiti in ogni caso come anziani e, quindi, prossimi e remoti al tempo stesso) sembrano invece fonti di assicurazione e riduzione dell’incertezza e dell’intermittenza delle relazioni familiari. Il che è confermato dal forte tasso di ritualità che piace un sacco ai nipoti. Perché probabilmente è un gioco di conferma da cui traggono identità. I nonni, per dirla con il mio gergo filosofico,  fungono da offerta stabile di riconoscimento per i nipoti. Riconoscimento atteso, e confermato. Riconoscimento in certi modi. Quelli di un legame che ha la leggerezza del gioco ma che ha la serietà di una promessa mantenuta e iterata nel tempo.
Forse, direbbe mia nipote Camilla detta Billa, adesso mi sto gasando un po’ troppo da filosofo. E quindi taccio. Al prossimo giro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *