MOLLY’S GAME, regia di Aaron Sorkin

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poster-molly-s-gameEra una talentuosa campionessa di sci e si preparava per le Olimpiadi Molly Bloom, determinata ragazza originaria del Colorado, ma una caduta le fu fatale. Di nuovo in piedi Molly salutò sport e famiglia per andarsene a Los Angeles, e lì – dopo un periodo di apprendistato – si mise in proprio organizzando in lussuose camere d’albergo partite di poker clandestino, molto molto esclusive. Ma nel girò ci finì pure la mafia russa, e così la donna finì nel mirino dell’Fbi, che un mattino del 2013 bussò alla sua porta e l’arrestò… Si ispira alle pagine di Molly Bloom quindi è una storia vera il primo film diretto dallo sceneggiatore Aaron Sorkin, la verbosa incredibile parabola di una donna molto intelligente e molto abile – interpretata magistralmente da Jessica Chastain – in un lavoro e in un ambiente solitamente di uomini. Sorkin racconta tutto per filo e per segno dalla fine all’inizio, senza tralasciare niente dell’ascesa, del successo, del come si gioca a poker, del rapporto non risolto col padre (Kevin Costner), dell’incontro con il dapprima riluttante avvocato difensore (Idris Elba) ma l’eccesso di parole, i dialoghi a raffica e una voce fuori campo finiscono col soffocare il film e lo rendono faticoso da seguire per non dire sfinente e anche noioso tantopiù che dura un’eternità, 140 minuti tondi tondi. Del resto, vorrà pur dire qualcosa sbirciare spesso le lancette dell’orologio?

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