Se permetti non parlarmi di bambini, regia di Ariel Winograd

di

se-permettiMa quanto è felice Gabriel (Diego Peretti) – venditore di strumenti musicali, separato da quattro anni con figlia di nove (Guadalupe Manent) – di rivedere Vicky (Maribel Verdù), forse è arrivato il tempo di distrarsi da strumenti e bambini e avere una relazione con una donna, Vichy potrebbe essere proprio quella giusta. Il fuoco della passione divampa veloce, ma c’è un problema, Vicky è una donna molto molto indipendente ma soprattutto è allergica ai bambini, così tanto che Gabriel fa finta di non averne e adatta la sua casa a seconda di quale delle due donne c’è, se c’è la nuova fidanzata fa sparire i giochi, i disegni, lo spazzolino da denti, i vestiti fuori posto della piccola Sofia, chiudendo ogni cosa dentro un armadio. Ma fino a quando Gabriel riuscirà a negare l’esistenza dell’adorata – e matura – figlioletta? Parte bene Se permetti non parlarmi di bambini, l’idea di un uomo ossessionato dalla figlia che ritrova l’amore nel suo esatto opposto era buona, peccato la commedia – comunque garbata e piacevole – sia tutto sommato un po’ prevedibile e a tratti piatta, sarà pure che dalla cinematografia argentina ci si aspetta il massimo.

Un pensiero su “Se permetti non parlarmi di bambini, regia di Ariel Winograd

  1. pierfranco bianchetti

    “Diego Peretti la star del cinema argentino”
    Tutti devono pur mangiare, anche Diego Peretti attore argentino coi fiocchi che in questa innocua commedia di grande successo in patria si concede un po’ di riposo ben restribuito. E’ fuori dubbio però che l’ attore è un interprete di razza. Ne è una prova un film di due anni fa intitolato “La ricostruzione” recuperato fortunatamente da chi scrive nel luglio 2014 al cinema Centrale di Milano. Una pellicola straordinaria gettata via dalla nostra distribuzione in un periodo della stagione cinematografica notoriamente fiacco. In “La ricostruzione” Peretti interpreta magistralmente un uomo alla deriva; un operaio petrolifero specializzato che lavora in un cantiere nella lontana e sperduta Patagonia. Vedovo, con un figlio che non gli parla più, vive in una specie di stamberga in mezzo al disordine più totale, trasandato con capelli e barba lunghi, incapace perfino di bere una birra con i colleghi di lavoro. Poi una telefonata di un caro amico che vive molti chilometri più a nord lo costringono a prendere alcuni giorni di ferie per aiutare lui e la sua famiglia composta da una bella moglie e da due figlie adolescenti a mandare avanti il suo negozio di ferramenta. L’amico gravemente malato di cuore è stato ricoverato in ospedale, ma ben presto muore. L’uomo all’ inizio mal visto dalla vedova e dalle sue figlie per il suo carattere scontroso e i suoi modi poco civili piano piano è accettato e poi amato. L’assunzione della responsabilità di queste donne allo sbando lo portano a una ricostruzione morale, psicologica, umana che lo riporta alla vita. Dopo una bellissima sequenza nella quale vediamo lei e lui fare l’ amore sotto la doccia arriva il momento dell’ addio. La donna e le sue figlie ormai in grado di gestire la loro vita e non vorrebbero la sua partenza, ma è ora di rientrare al lavoro. Nell’ ultima sequenza lo vediamo in auto mentre percorre la lunga distanza verso il suo posto desolato di lavoro telefonando finalmente a suo figlio… “La ricostruzione” è ormai completata…..Se ne avete l’ occasione non perdetevi questo capolavoro del cinema argentino d’ oggi….

    Replica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *