QT8 Quartiere sperimentale dell’Ottava Triennale di Milano (6)

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Un lato del QT8 si apre verso recenti spazi architettonici: un ponte collega il quartiere al Giardino dei Pensieri, fiorito sull’area verde del Parco del Portello. Un’incessante nastro di panchine abbraccia un laghetto e si adagia tra due lievi collinette. Alberi, fiori, bambini. Percorsi di meditazione, passeggiate, pedalate, corse. Respiro profondo, in una nuova dimensione urbana. La storia, l’anima del QT8 è lì vicina, essenza affettuosa in un progetto di continuità e di permanenza.

 

L’esilio.

Il QT8 vive una condizione di esilio dalla vita sociale reale; oggi le funzioni urbane sono avvilite a uno stato di quartiere dormitorio, privato di tutto, anche di servizi di prima necessità come i negozi. Le case, ancora belle, sono circondate dal nulla. L’identità del quartiere, che rimane un forte valore per l’intera città, è sconosciuta nell’indifferenza.

 

L’internazionalità del QT8.

Il quartiere è un polo di attrazione per docenti e giovani studenti delle Università di Architettura e delle scuole di Design di tutto il mondo: lo visitano e lo studiano come un modello urbanistico ancora di grande valore. L’internazionalità del quartiere è l’aspetto più incisivo della sua attualità, mentre la vita reale è soffocata dalla miseria del suo stato di abbandono civile. Serve un’immediata integrazione di questa periferia nella città: i risultati sarebbero eccellenti e apprezzati ovunque.

 

Interventi di riqualificazione: il futuro, un presente continuo.

1È fondamentale ricordare che il QT8 nasce come Quartiere dell’Ottava Triennale e quindi potrebbe ospitare, dentro spazi facili da recuperare, una succursale espositiva, o almeno informativa, per gli eventi della Triennale. Un luogo di scambio intellettuale e sostanziale. La vita del quartiere, risvegliandosi, migliorerebbe notevolmente e diminuirebbero i rischi di degrado.

2Lo stesso quartiere è “una mostra permanente” e può essere raccontato, con poca spesa, da una segnaletica che indichi opere e autori. Sarebbe un vantaggio per i numerosi visitatori e, tramite un adeguato sostegno informatico, si potrebbe attirare ancora maggiore interesse pubblico.

3La sede del Mercato Rionale (opera di Bottoni), unico luogo di vendita delle merci per il normale fabbisogno alimentare di un quartiere, è chiusa da anni e destinata al decadimento. Un lascito sociale triste e gravemente punitivo per gli abitanti. Quale migliore opportunità dell’Expo 2015 per riapre il mercato e seguire, in modo coerente, il messaggio dell’esposizione internazionale, in cui si parla di Nutrire il Pianeta? All’interno dell’edificio si potrebbe ricavare uno spazio Triennale, quel laboratorio decentrato che rinnoverebbe il significato del quartiere.

4Il QT8, progetto urbanistico pilota del dopoguerra, che ha avviato una ricerca d’architettura moderna, potrebbe ospitare anche interventi di grande respiro. Per risvegliare il pensiero originale di Bottoni, si potrebbe prevedere la realizzazione di una scuola di Design. Il quartiere diventerebbe un luogo d’eccellenza e vivrebbe nella circolazione di idee e di persone: studenti, scambi culturali internazionali. Riprenderebbe il sogno del QT8 e anche la sua anima internazionale, dato che ,alla sua apertura, fu visitato e ammirato dai più grandi architetti del mondo come Wright, Le Corbusier, Gropius.

 

Ostello della Gioventù (Ghidini, Mozzoni, Vermi)

Tra le opere del QT8, l’Ostello della gioventù è di certo il più conosciuto dai giovani viaggiatori di tutto il mondo. L’edificio è suddiviso parallelamente in tre zone: servizi e gestione, giorno e notte. Sulla facciata di questa bella struttura, una grata di mattoni a nido d’ape separa dall’esterno. Notevole dimensione per l’accoglienza di ospiti internazionali, in un contesto architettonico ancora moderno.

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(Ostello della gioventù)

Gero, il vicino che andava lontano

Gero, il biondo, era vicino di casa di Beppe e il suo più grande amico. Disinvolto, loquace, vestiva in modo decisamente stravagante: sotto camicia e pantaloni, portava sempre qualcosa che potesse servire da pigiama, perché “il viaggiatore non sa dove dormirà la sera”. Ripeteva sempre questo ritornello, anche se aveva camminato solo sulle strade della fantasia. La sua stanza, tappezzata di cartine geografiche, confermava il suo caratterino avventuroso e graffiante, camuffato da un aspetto soave, pennellato da biondi riccioli.

I due amici, uno impertinente e l’altro sinceramente più imbranato, appena cresciutelli avevano iniziato a sfoggiare il loro charme con le fanciulle del quartiere. Commenti allusivi, sguardi carezzevoli per ogni ragazzina spiritosa, ma solo chiacchiere. Le loro disordinate pulsioni giovanili, invece, cercavano un’emancipazione convincente, indiscutibile, finché, a pochi passi da casa, avevano scoperto l’Ostello della gioventù. Nei tardi pomeriggi, Gero e Beppe lambivano il perimetro dell’edificio, in su e in giù, aspettando il momento giusto per muovere i primi arroganti gesti di desiderio, incuranti del coinvolgente, colorato tepore del tramonto.

Una quinta di mattoni velava l’intimità delle “straniere” nelle loro stanze, così bionde, alte, gioiose. All’imbrunire, dietro le grate, le luci si accendevano: agli occhi bastava solo eseguire un esercizio di pura geometria e la privatezza delle valchirie traspariva d’incanto, componendosi in un mosaico di inaspettata sensualità.

Piccoli furfantelli. Dal trafugare spicchi di bellezza a un appuntamento trascorreva il tempo della loro incrollabile tenacia. Ormai non erano più galletti di quartiere, ma autentici “playboy maison”!

Il biondo, un giorno di metà agosto, aveva avvisato Beppe in modo perentorio “partiamo, Agneta e Ingrid ci aspettano a Stoccolma”. L’altro, turbato, aveva scrollato la testa “ma come, così lontano?” “Lontano e vicino non esistono. Io sono tuo vicino di casa anche se vado lontano. Quindi … si va”. Gero la sapeva più lunga di Einstein sulla relatività dello spazio, su quella del tempo, non si sa. Infatti il viaggio durò più del previsto, tanto che i percorsi si erano annodati strada facendo.

Forse, è così che il seme di un sogno aveva dato principio all’internazionalità del QT8: un paio di mappe stradali, una Lambretta, qualche magliaia di lire e il pigiama sotto i vestiti.

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