Cent’anni di solitudine

di

Gabriel Garcia Marquez

Dalle nostre parti dicono: quando un amico se ne va, lascia uno spazio vuoto che non si può riempire se non con l’arrivo di un altro amico. Quando un amico se ne va, si è perduta una stella che non tornerà più a brillare. Se per noi una stella non brilla più, si è spenta, però lascia al mondo il ricordo della sua fiamma. In Sud America, ma anche in tutto il mondo c’è un gran vuoto, tutti i latino americani piangono Gabriel Garcia Márquez, scrittore, grande poeta e grande lottatore per i diritti calpestati del nostro Continente, flagellato dall’imperialismo. L’eredità che lascia una persona quando muore è la grandezza che diventerà indimenticabile con un segno indelebile in tutto il mondo. Chi di noi non ha mai fatto una tesi sul suo best seller Cento anni di solitudine, con la sua ricchezza soprattutto spirituale, morale e civile. La differenza tra un profeta e un poeta è che il profeta vive di quello che ci insegna, e il poeta non lo fa, può scrivere dei versi d’amore senza amare. L’arte dello scrittore è sapersi rivolgere all’umanità, parlare di amore, bellezza e sapere che tutto il bello non è buono, ma noi sappiamo che tutto ciò che si scrive sulla bontà è bello. Ciao Maestro, Poeta, per tutta la ricchezza letteraria che ci lasci. Ma non saranno cento anni di solitudine, perché tu sei di fianco a noi. Hasta siempre compañero!

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